Progetto Arca: in crescita volontari e piccoli donatori
Presentato il bilancio sociale 2019: 22 milioni di euro di entrate e oltre 10 mila persone aiutate. E la stretta sull'accoglienza dei migranti dei decreti Salvini si è fatta sentire: tre milioni di euro in meno di entrate e una riduzione di 200 dipendenti
Quasi 22 milioni di euro di entrate, 10.500 persone aiutate, grazie al lavoro di 253 tra dipendenti e collaboratori, 1.402 volontari e 151mila donatori: sono le cifre dell'impegno di Fondazione Progetto Arca nel 2019. Oggi è stato pubblicato on line il bilancio sociale, che registra tre novità: l'aumento dei volontari e dei donatori e un calo di entrate e personale impegnato nell'accoglienza dei migranti. L'effetto dei decreti Salvini sull'immigrazione si è fatto sentire.
I volontari, su Milano, Roma e Napoli sono aumentati dell'11% e hanno offerto oltre 35 mila ore di impegno a favore di senza dimora, richiedenti asilo, famiglie sfrattate o persone con problemi di dipendenza. Positiva anche la voce relativa ai donatori (aumentati del 6%), soprattutto perché si tratta singoli o famiglie (circa 22 euro la singola donazione) che permette però di contare su una base diffusa di sostenitori. Dei 21,8 milioni di entrate, un terzo arriva proprio da loro.
L'effetto dei decreti Salvini, che hanno previsto anche una riduzione significativa dei compensi per le strutture di accoglienza, si è fatto sentire sia sulle entrate che sul numero di dipendenti della Fondazione. “Il valore della produzione 2019, pari a 21.876.709 euro, registra un calo di 3.460.361 euro rispetto al totale del 2018 -si legge nel bilancio sociale-. Tale calo, interamente concentrato nell’area dei ricavi da attività istituzionale, è dovuto alla mancata partecipazione ad alcuni nuovi bandi ministeriali, per l’accoglienza migranti, in quanto la proposta delle nuove condizioni economiche non permetteva la sostenibilità dei servizi. Questo ha costretto la Fondazione a ridurre significativamente il numero di posti offerti alla Prefettura di Milano, Lecco e Varese con la conseguente chiusura di alcuni centri di accoglienza in quei territori”. Non solo. Fondazione Progetto Arca è passata nel giro di un anno da 317 dipendenti (assunti soprattutto con contratti a tempo determinato) a 196 (ai quali vanno aggiunti i collaboratori).
L’impegno dei lavoratori e dei volontari, insieme al supporto dei donatori, si traduce in un importante impatto sociale. Le risorse infatti di cui la Fondazione dispone - oltre alle persone che operano per l’ente e i donatori, anche il riuso dei beni confiscati e utilizzati per progetti di accoglienza e azioni di contrasto allo spreco alimentare, solo per citare qualche esempio - producono sulla collettività un effetto moltiplicatore del valore sociale ed economico dei beni e dei servizi. Nell’anno trascorso Progetto Arca ha visto moltiplicati i 15 milioni di valore economico sostenuto di una media del 2,3% ottenendo un valore economico generato di ben 35 milioni di euro.
Tra i tanti dati su cosa Fondazione Progetto Arca è riuscita a fare, spiccano i 45 mila interventi di aiuto in strada e accoglienza specifica di senzatetto con problemi sanitari a Milano, Roma e Napoli per un totale di 26.524 ore di assistenza sanitaria. Sul fronte dell’housing sociale, nell’anno sono stati utilizzati nel complesso 86 appartamenti, dedicati a famiglie sfrattate per morosità incolpevole, in attesa dell’assegnazione della casa popolare o che non riescono ad accedere al mercato libero delle case. 120 su 359 le persone che sono state dimesse dai servizi perché hanno raggiunto l’autonomia abitativa. L’anno registra inoltre 1.658.954 pasti distribuiti, con una media di 2.800 pasti al giorno, e un totale di 5.784 pacchi viveri consegnati a famiglie in difficoltà.
Un’attenzione specifica va riservata anche al guardaroba gestito presso la struttura di via Aldini a Milano, dove sono stati distribuiti oltre 26 mila capi di abbigliamento e oltre 11 mila di kit igienici a chi ne aveva bisogno.
“Da 26 anni Progetto Arca è al fianco delle persone emarginate e in difficoltà. Mi stupisco ancora di come un’attitudine abbracciata nel lontano 1994, quella cioè di rispondere e conformarci ai mutamenti di un bisogno sociale in costante evoluzione, continui a manifestare la sua validità anche oggi -commenta Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione-. Questo ci conferma quanto la realtà contenga sempre un bene. Ciò che impariamo diventa esperienza che, crescendo nel rapporto diretto e vero con ciò che accade, diventa storia e riesce a trasformare il nostro lavoro quotidiano nella continua ricerca di un fare meglio le cose. Da questa esperienza sgorga, con sempre maggiore forza, l’importanza di tutti coloro che partecipano alla nostra opera, che ne fanno parte dandole vita”.
Dario Paladini