“Orfani bianchi”, diritti violati: ricorso alla Corte di Strasburgo
Dietro ogni bambino “left behind” c'è un diritto calpestato: Vasilica, una delle mamme partite dalla Romania per venire in Italia a fare la badante, presenta il ricorso, con l'aiuto delle avvocate Bitonti e Sommacal, perché tutti i Paesi dell'Ue tutelino le donne migranti e loro famiglie
Dietro ogni “orfano bianco”, c'è una storia di diritti negati: perché ogni bambino ha diritto a una famiglia, alle cure e alle attenzioni dei suoi genitori. Ma quando una mamma parte e va lontano, costretta dal bisogno di mantenere la sua famiglia e di garantire un futuro ai suoi figli, questo diritto viene meno, con conseguenze quasi sempre molto pesanti. Il dramma degli “orfani bianchi” arriva sul tavolo della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, attraverso un ricorso che, per la prima volta, vede l'Italia e la Romania coinvolte insieme. A chiamarle in causa è Vasilica, mamma badante di “figli lasciati indietro”, rimasti in Romania, mentre lei partiva per l'Italia in cerca di un lavoro per sé e di un futuro per loro. E' lei che, avendo provato sulla propria pelle il dolore di quella separazione e avendone visto il segno profondo sulla pelle dei suoi figli, ha deciso di fare ricorso alla Corte di Strasburgo, aiutata dalle avvocate Angela Maria Bitonti del Foro di Matera e Sonia Sommacal del Foro di Belluno.
Vasilica è partita dalla Romania nel 2005: i suoi figli avevano 9 e 11 anni e, da quel giorno, hanno continuato a crescere lontani da lei, senza di lei, per dieci anni di cui sanno poco, perché poco lei è riuscita a comprendere. Poi, dopo dieci anni, "Alessandro mi ha chiesto di tornare, perché doveva sostenere gli esami e aveva bisogno di me. Così sono tornata": il viaggio di ritorno, carico di aspettative, finalmente di nuovo insieme, di nuovo a casa. Ma poi quella sensazione di vuoto, un senso di colpa misto a spaesamento, un malessere fisico e mentale, l'angoscia per la sofferenza procurata ai figli ma anche l'incapacità di gioie per essere di nuovo insieme. In due parole, quella “Sindrome Italia” di cui si parla da tempo, ma poco si fa per prevenire. Una vera a propria malattia, un dolore che colpisce le mamme lontane ma anche i loro figli “rimasti indietro”, in un corto circuito di sofferenza e solitudine che, come dice Vasilica, “fa sentire in apnea”.
E' dalla sua storia personale, dalla presa di coscienza di quanto hanno dovuto vivere e sopportare, lei e i suoi figli, che Vasilica ha tratto la forza e il coraggio di presentare ricorso a quella corte che, in Europa, ha il compito di tutelare i diritti umani. Perché gli “orfani bianchi”, così come le mamme con la “sindrome Italia”, sono vittime di una vera e propria violazione di diritti, che gli stati membri hanno il dovere di garantire. Al contrario, né i paesi di origine (in questo caso, la Romania), né i paesi di destinazione (come l'Italia) s'impegnano per tutelare questi diritti e si rendono inadempienti verso gli obblighi sottoscritti con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Una violazione denunciata più volte a livello mediatico, raccontata anche in recenti libri, come “Quando tornerò” di Marco Balzano e “Sindrome Italia” di Tiziana Francesca Vaccaro. Una situazione su cui continua a tenere i riflettori accesi in particolare Silvia Dumitrache, fondatrice e presidente dell’associazione donne Romene in Italia: “Proprio ieri – ci racconta – due ragazze di 11 e 12 anni sono cadute e annegate nel Danubio. Una tragedia che, seppur accidentale, deve farci riflettere: sono due sorelle affidate ai parenti, da quando la mamma è in Inghilterra per lavorare. Dobbiamo rivolgere tutta la nostra attenzione a questi bambini e a questi ragazzi, perché troppe tragedie sono generate dalla lontananza delle loro mamme”.
Sulla situazione degli “orfani bianchi” è intervenuta recentemente anche l'assemblea parlamentare europea, con la Risoluzione del 19 marzo 2021. Ora, il ricorso di Vasilica alla Corte di Strasburgo torna a richiamare l'attenzione europea sulla questione, sollecitando un intervento tempestivo ed efficace da parte degli stati membri. Ci riferisce l'avvocata Bitonti: "Ci auguriamo che la Corte accerti le violazioni lamentate dalla ricorrente e obblighi gli stati a prendere ogni misura necessaria a far cessare le violazioni stesse e a dotarsi di un quadro giuridico-normativo adeguato".
Chiara Ludovisi