“Luci allo Sperone”: 250 persone alla manifestazione per la dignità del quartiere
Si è svolta a Palermo la manifestazione voluta dalle associazioni per far uscire il quartiere dalla sua invisibilità sociale. Tanti i luoghi da anni in stato di forte degrado e abbandono
Si è svolta una marcia di speranza di 250 persone per chiedere azioni costruttive che facciano uscire lo Sperone dalla sua invisibilità sociale. Le famiglie del popolare quartiere sabato scorso, insieme ai giovani, bambini e bambine e a tanti rappresentanti della società civile della città, hanno partecipato alla manifestazione “Luci allo Sperone”. Si tratta di un quartiere dove esistono 750 alloggi popolari che, aggiunti ad altri edifici, sono abitati da oltre 10 mila persone. La dignità di chi vive ogni giorno il quartiere deve passare principalmente dal ripristino di tutti gli spazi sociali, da anni in stato di forte degrado ed abbandono. Ed è per questo che al centro della giornata si è svolta una passeggiata simbolica con la sosta in quattro luoghi significativi, “sospesi” perchè da anni attendono di essere recuperati: l'ampia area dove è stato abbattuto un asilo in attesa di riqualificazione, la grande struttura con anfiteatro degli ex servizi sociali oggi abbandonato alla droga, un campetto sportivo inutilizzato e un altro edificio murato ex centro per l'infanzia. In ognuno di questi luoghi “feriti” dall'inerzia delle istituzioni, sei ex alunni della scuola Pertini - che avevano partecipato al progetto Lab Sperone Children - hanno descritto la storia dei luoghi e accesso simbolicamente una candela. Alla guida della marcia delle famiglie con in testa i bambini e i giovani c'era la preside Antonella Di Bartolo dell'istituto comprensivo Sperone Pertini. Tra le diverse realtà che hanno partecipato c'erano, inoltre, Libera, l'istituto Pedro Arrupe, il parroco della chiesa di Maria SS. Delle Grazie, il centro Pio La Torre e la Cgil.
Il primo a sostenere a distanza un maggiore impegno concreto nel quartiere è don Luigi Ciotti che ha mandato un video-messaggio. "Questo 'noi in cammino' si fa portatore di luce per il quartiere e per tutta la città - ha detto don Luigi Ciotti -. Alimenta le luci che già splendono, delle cose belle che si fanno e che dovrebbero avere più risalto e più riconoscimento. E accende luci nuove nelle vie, nelle piazze e nelle coscienze della gente".
Davanti all'ex struttura dei servizi sociali, dove la sera succede di tutto, il primo a scendere in ciabatte dalla sua casa per gridare tutta la sua sofferenza legata allo stato di abbandono in cui sono costretti a vivere è proprio Giovanni, un giovane padre di due figli. "Sono molto arrabbiato perché tante persone passano da qui - grida esasperato in dialetto siciliano Giovanni - per venire a vedere dove viviamo ma poi nessuno fa niente. Siamo sempre noi a vivere in questo inferno dove i bambini vengono derubati ogni giorno. Siamo stanchi perché non ci aiuta nessuno". "Abito in questo quartiere da sempre e, nonostante tutte le difficoltà, la speranza deve partire da noi - ha detto la giovane mamma Giovanna Sardina - perché non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. Allo Sperone ci sono tante persone perbene come noi che si impegnano ogni giorno. Alle istituzioni chiediamo di recuperare per il bene dei nostri bambini tutti gli spazi esistenti in stato di completo abbandono".
A parlare per tutti questi spazi negati sono proprio i giovani. "Il mio desiderio è quello di potere vivere il mio quartiere liberamente - dice una bambina - senza avere paura di passare da certi luoghi". "In questo spazio c'era prima un asilo nido - dicono Roberta e Denise - che purtroppo non è mai entrato in funzione. Proprio per questo il 19 febbraio del 2019 è stato abbattuto con la speranza di recuperare lo spazio. Il 6 maggio del 2019 il progetto Lab Sperone Children - che prevede un 'area gioco e un nuovo asilo nido - è stato consegnato al comune. Nulla ancora è stato realizzato". "L'ex centro servizi sociale è un pezzo di architettura moderna, dichiarato inagibile e in stato di forte degrado - aggiunge inoltre Marzia - che era nato per aiutare le famiglie più bisognose. Alle spalle abbiamo un anfiteatro che potrebbe servire come centro di incontro per gli abitanti per attività teatrali o per un cinema all'aperto. Siamo ancora in attesa che qualcosa si muova". "Noi ragazzi aspettiamo di giocare in questo campetto sportivo - dice Rita - con attrezzature adatte per noi". "Da piccola avevo molta paura di passare da questo luogo. Ci avevano pure promesso che questo posto sarebbe diventato un asilo - aggiunge sempre Rita davanti all'ultimo edificio chiuso e murato da anni - ma purtroppo non è stato mai fatto nulla".
Al termine della passeggiata, presso la palestra Valentino Renda, si è svolto un confronto tra cittadini e diverse realtà che, a vario livello, hanno promesso di impegnarsi per lo Sperone. Erano presenti alla manifestazione gli assessori comunali Giovanna Marano, Cinzia Mantegna, Paolo Petralia e Giusto Catania.
"Le Luci, oggi come in tutti questi 9 anni del nostro impegno sociale, le abbiamo trovate sempre nelle persone, nelle relazioni e nei luoghi - ha sottolineato con forza la preside Antonella Di Bartolo -. Nessuno oggi deve illuminare lo Sperone perché questo brilla da sé con l'impegno e la presenza onesta di tante famiglie. Ci sono, però, luci che abbiamo il dovere di sostenere e di non fare spegnere. Il desiderio forte è allora proprio quello di camminare tutti insieme per fare emergere tutta la bellezza che esiste in questo quartiere ferito, ripartendo, pieni di speranza, proprio dai luoghi 'sospesi' che devono essere recuperati".
"Bisogna cambiare registro perché non possiamo tollerare che un territorio così pieno di risorse sia condannato al silenzio - ha detto con passione pure p. Gianni Notari, direttore dell'Istituto Pedro Arrupe -. Prendiamoci cura del desiderio di vita dei bambini, dei giovani e delle famiglie -. I cittadini oggi sono sfiduciati perché sono stati spesso delusi dalle loro aspettative; nonostante tutto, però, c'è una porzione della città che vuole uscire da questa trappola della sfiducia e del 'guadagno facile' per mettersi insieme e sognare una città diversa dove per tutti possa esserci lavoro, educazione adeguata e accompagnamento sociale a tutti i livelli. Riuscire ad attivare processi partecipativi, che partano da realtà come queste, è difficile ma nello stesso tempo sicuramente possibile proprio per fare nascere scenari nuovi tutti dal basso e completamente alternativi a quelli esistenti".
Serena Termini