Il contrario di mio? Nostro. L'ultimo libro di don Pozza
Nell'ultimo suo libro, don Marco Pozza propone un percorso dentro l'unica preghiera "firmata" da Cristo, il Padre nostro. Si fa aiutare da Antonio
Il titolo è colpa di Antonio. Di una domanda trabocchetto: «Sai qual è il contrario di mio?». Risposta: «Tuo». Ancora Antonio: «Non me l'aspettavo da te, lo giuro. Ti do un'altra possibilità, sfruttala bene». Altra risposta:«Il contrario di mio è tuo». E Antonio:«Te lo devo insegnare io il Padre nostro? Il contrario di mio è nostro, non tuo».
Antonio ha "provocato" il titolo dell'ultimo libro di don Marco Pozza, Il contrario di mio (Edizioni San Paolo, pp 189, euro 15,00). I due condividono, pur con sfumature diverse, l'esperienza del carcere. Antonio sta scontando trentuno anni di galera. La domanda trabocchetto che rivolge a don Marco, cappellano della casa di reclusione di Padova, prende forma in un luogo caro a entrambi: la cappella. Lì, con il naso incollato ai fiori che tanto ama e che lo fanno pensare alla famiglia, chiede a don Marco: «Possiamo recitare insieme il Padre nostro?».
L'unica preghiera "firmata da Cristo" è protagonista di questo volume che ne evidenzia le "sfumature randagie", e che per don Marco viene dopo un'altra avventura intorno al Padre nostro: la trasmissione di Tv2000 in cui l'ha esplorato insieme a papa Francesco. Dal programma è nato poi il libro Quando pregate dite: Padre nostro (Lev-Rizzoli 2017).
Anche in questo percorso, in cui prende per mano il lettore e lo conduce nelle pieghe feconde della preghiera che Gesù ci ha insegnato, don Pozza sceglie di partire dalla propria storia: «Il Padre nostro ha il volto di mia nonna ». E ancora: «Dio mi era Padre. Per anni volli capire il perché: senza un perché era difficile per me amarlo, a occhi chiusi. M'impantanai. Così un giorno rovesciai le carte: provai ad amarlo, per vedere se era più facile poi capirlo. M'accorsi dopo, senza rendermi conto, che il parlare di Dio mi stava seducendo. Non capire-per-amare ma amare-per-capire».
L'"abitudine" al Padre nostro ha portato don Marco a smontarlo. Le tracce le troviamo in questo volume, che assomiglia a un botta-e-risposta provocato dalla quella "famosa" richiesta degli apostoli a Gesù: «Insegnaci a pregare». Il botta-e-risposta è tra il Padre nostro, così come ce l'ha consegnato l'evangelista Matteo (6, 9-13), e una serie di "parole di una grammatica feriale" che don Marco ha raccolto "smontando" questa preghiera. Ecco che a «Padre nostro che sei nei cieli» fa da contrappunto "Sei tutto tuo padre"... e il capitolo non può che iniziare parlando di Giuseppe, «il riparatore di una storia sfilacciata, di una grazia dissipata».
Il botta-e-risposta continua ed emergono, in dialogo con "sfumature randagie" raccolte nei Vangeli, altre parole feriali che a tutti appartengono e a tutti richiamano il Padre nostro.
E poi, tutto si compie in un «Amen», con Antonio che "svela": «Il contrario di mio è nostro».