I dieci anni di impegno della sartoria sociale Al Revés
A Palermo la cooperativa ha costruito una rete di professionisti del cucito, educatori, operatori sociali e comuni cittadini, lavorando su progetti di sostenibilità ambientale, di equità sociale e di educazione alla legalità
Dieci anni di forte impegno sociale per ricucire con “ago e filo” le storie di vita di tante persone in stato di fragilità. Il messaggio è stato, infatti, sempre quello di dare una nuova possibilità di vita al percorso della persona: in Sartoria Sociale gli scarti tessili diventano risorse e gli incontri si trasformano in relazioni. In tutto questo tempo, Al Revés, la cooperativa attiva in un bene confiscato a Palermo, che si occupa di reinserimento socio-lavorativo di persone in situazioni di svantaggio, ha costruito una rete di professionisti del cucito, educatori, operatori sociali e comuni cittadini, lavorando su progetti di sostenibilità ambientale, di equità sociale e di educazione alla legalità. La sartoria sociale è il progetto principale della cooperativa: uno shop di abbigliamento etico e un laboratorio creativo fondato sull’economia circolare, che promuove il riciclo tessile, coinvolgendo sarti professionisti e persone svantaggiate di ambienti e culture diverse, per dare una nuova vita alle cose e alle persone.
Negli anni, infatti, la sartoria sociale ha attivato partnership con enti, scuole, e associazioni, per un’azione più capillare e profonda sul territorio. Tra le realtà in rete anche AddioPizzo, Libera, l’Accademia di Belle Arti di Palermo e TCBL Textile & Clothing Business Labs.
Con la nascita del Pagliarelli Lab, a partire dal 2013, un ramo produttivo della sartoria prende vita nella sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo: qui le detenute vengono formate e avviate alla manifattura tessile, con l’obiettivo della risocializzazione e del reinserimento professionale presso altre realtà aziendali.
Oggi il network di artigiani e collaboratori della sartoria si avvale anche di Ape & Filo, sartoria sociale on the road, una motoape attrezzata come un vero laboratorio tessile su strada, un mobile shop, un laboratorio e uno spazio-eventi fluido, che viene utilizzato per le attività sui territori e per le iniziative sociali di mobilità.
Le attività rivolte a persone in difficoltà, con differenti tipologie di problematiche e con una costante attenzione ai migranti, si fondano sulla convinzione che l’inclusione non si dice, ma si fa. In quest’ottica la cooperativa Al Revés, presieduta più volte da una donna nigeriana immigrata, è oggi partner di un progetto nazionale dal titolo “Costruire Futuro”, che si rivolge a minori stranieri non accompagnati con l’obiettivo di un’attenzione individualizzata verso la costruzione di percorsi esistenziali aperti ed inclusivi.
“Ormai è da tre anni che sono in sartoria - racconta Maria che sta facendo un tirocinio con il Csm dell'Asp di un anno -. Ho imparato ad amare il cucito creativo e oggi sono aiutante sarta. La sartoria è una bellissima realtà perchè, soprattutto per me che sono un po’ introversa, mi sta permettendo di mettermi in ascolto e di socializzare con gli altri”.
“In sartoria dal 1998, sono entrata come volontaria, innamorandomi a poco a poco di questa realtà che è diventata una grande famiglia. Oggi sono socia e vicepresidente - dice la vicepresidente di Al Reves Caterina Garofalo -. Il principio che fonda il nostro servizio è quello di accogliere la persona facendo uscire a poco a poco la sua parte migliore. Negli anni abbiamo avuto tante belle soddisfazioni riguardo a tante persone che sono riuscite a reinserirsi nella società”.
“Stiamo per adesso portando avanti il progetto 'costruire futuro' - aggiunge Federica Battaglia, assistente sociale della sartoria al Reves – che riguarda diverse attività di integrazione con 8 tirocini dedicati ai minori stranieri non accompagnati”.
“Il nostro bilancio di questi anni è molto positivo – conclude sempre Federica Battaglia -. C'è sempre il desiderio e la voglia di rimettersi in gioco collaborando con le scuole contro la dispersione scolastica, con le persone detenute e, ridando, con il riutilizzo dei materiali, una nuova vita ai tessuti che hanno una loro storia. In questo modo ci attiviamo per la promozione e lo sviluppo dell'economia solidale e sociale di tipo circolare”.