Dalla Nigeria al Chianti, "un autostop mi ha cambiato la vita”
Joseph, originario di un paesino nigeriano di pescatori, ha conosciuto Sascha mentre chiedeva un passaggio dalla chiesa al centro di accoglienza per migranti. Così è nata la loro amicizia: la famiglia di Sascha lo ha ospitato e lo ha aiutato a trovare un lavoro. Oggi ha ottenuto l’asilo politico e fa il giardiniere nel roseto Fineschi
“Era inverno, faceva freddo e c’era la neve. Stavo tornando a casa dalla chiesa: vivevo in un centro di accoglienza per migranti a Saltino, sulle montagne del Chianti, ma non avevo il biglietto dell’autobus, così ho chiesto un passaggio. A quel punto è arrivato Sascha. Non lo sapevo, ma quell’incontro mi ha cambiato la vita”. Joseph, 23 anni, originario di un paesino di pescatori della Nigeria, si ricorda tutti i dettagli di quel giorno di dicembre del 2016: da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Oggi ha ottenuto l’asilo politico, lavora nel roseto Fineschi, uno dei più importanti giardini botanici d’Italia, e vive in un piccolo monolocale a Cavriglia, in provincia di Arezzo. Nel suo percorso l’amicizia con Sascha, toscano di 30 anni, è stata determinante: “Mi ha aiutato da subito: quel giorno non doveva passare di là, ma mi ci ha accompagnato lo stesso – ricorda Joseph –. Ci siamo scambiati i numeri e siamo rimasti in contatto: dopo qualche settimana ha portato al centro coperte, giacche, vestiti e una stufetta. Da allora il rapporto si è stretto sempre di più”.
Un giorno la sorella di Joseph, che ancora vive in Nigeria, si sente male: si tratta di una semplice appendicite, ma per l’operazione bisogna pagare 300 euro. Joseph non sa chi chiamare, e così pensa a Sascha: “Ho chiesto a mia madre se potevamo aiutarlo – racconta Sascha –. Lei non ha avuto dubbi: con una sua amica si sono messe d’accordo e hanno mandato subito i soldi in Nigeria. La sorella si è salvata, e questo ci ha uniti ancora di più. Una sera ho portato Joseph a cena a casa mia, a Montegonzi, per conoscere la mia famiglia. Quando è andato via, mia madre mi ha detto: ‘Perché non proviamo a tirarlo fuori dal centro di accoglienza?’. Così ci siamo informati: abbiamo chiesto a un avvocato e ci siamo messi d’accordo con il sindaco, e alla fine ci siamo riusciti. A novembre 2017 si è trasferito a casa nostra: io intanto stavo andando a vivere a Firenze, così Joseph si è installato in camera mia. Si vestiva coi miei vestiti, era molto divertente, ci chiamavamo ‘fratelli’”.
A Montegonzi, un paesino di 150 persone, Joseph è stato accolto a braccia aperte: “Non tanto per merito delle persone del posto, ma per merito suo, perché è una persona strasolare – racconta Sascha –. Ormai conosce tutti, lo invitano a cena, è già inseritissimo nella zona”. Nel frattempo, ha fatto l’audizione con la Commissione per l’asilo politico: a giugno 2018 l’ha ottenuto, e pochi mesi dopo è stato assunto nel roseto Fineschi. “Lavoro in mezzo alle rose tutto il giorno: le poto, le annaffio, le pulisco – spiega Joseph –. Abbiamo molti visitatori. Mi piace molto il mio lavoro: mi permette di mantenere in Nigeria mia madre e mia sorella, che va all’università, e anche la nostra vicina con i suoi tre figli. Lei ha provato come me a venire in Europa, ma non ce l’ha fatta: mi fa piacere darle una mano”.
Oggi Joseph si guarda indietro e ancora fa fatica a credere a quello che gli è capitato: “Quando sono partito dalla Nigeria, non immaginavo che il viaggio fosse così duro – ricorda –. Ho attraversato il Niger, il deserto, sono stato rinchiuso in un centro di detenzione in Libia. E poi sono partito su una barca nel Mediterraneo: non avevo mai visto il mare. Ci ho messo otto mesi per arrivare in Italia. Conoscere Sascha e la sua famiglia è stato un cambiamento gigante nella mia vita”. Oggi Joseph abita da solo in un piccolo monolocale vicino al roseto, che gli hanno dato a un prezzo molto accessibile. “La cosa più bella è stata andare a cena da lui e cucinare insieme – conclude Sascha –. Io ho preparato l’arrosto al forno, lui ha fatto il riso al pomodoro con il pesce fritto. Abbiamo mangiato con i miei genitori e altri amici: è stato un momento molto emozionante”.
Alice Facchini