Carcere, un detenuto su due ha figli. Crescono le presenze negli istituti minorili

I dati del Rapporto Antigone. Sono 381 i giovani reclusi nei 16 istituti penali per minorenni d’Italia: erano 316 all’inizio dell’anno. Lavora poco più di un terzo della popolazione detenuta ma non a tempo pieno. Tassi alfabetizzazione molto bassi. Staff penitenziario sotto organico, mancano moltissimi educatori

Carcere, un detenuto su due ha figli. Crescono le presenze negli istituti minorili

Un dato interessante contenuto nel Rapporto dell'associazione Antigone è quello relativo ai detenuti genitori e quindi, di riflesso, alle persone che hanno un padre o una madre in carcere.
Al 30 giugno 2022 sono 25.316 le persone detenute con figli. Tra queste, il 30,6% ha uno figlio, il 34,5% due, il 21,2% tre, l’8,6% quattro, il 3% cinque e il 2,1% dai 6 in su. Una stima orientativa di quanti hanno genitori in carcere: sono circa 60 mila. Si tratta di un'approssimazione che offre l’idea di quanto grande sia la platea di bambini e ragazzi che hanno un genitore in carcere, e di quanto sia rilevante garantire loro la possibilità di coltivare una relazione affettiva con i propri genitori.

Ragazzi dentro: crescono le presenze nelle carceri minorili

Sono 381 i giovani reclusi nei 16 Istituti penali per minorenni d’Italia attualmente attivi dopo la chiusura di Treviso (il 2,8% dei 13.718 ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile). Erano 316 all’inizio dell’anno. Le comunità ospitano 921 ragazzi sottoposti a misure penali, di cui solo 22 sono alloggiati in comunità pubbliche gestite dal ministero della Giustizia. 3.100 i giovani in messa alla prova. Le carceri di Torino (45), Nisida (44) e Bologna (42) sono le più grandi quanto a numero di ospiti. Il carcere di Pontremoli, unico carcere minorile esclusivamente femminile d’Italia, ospita al momento 10 ragazzi, di cui molte appena quattordicenni.

Lavora poco più di un terzo della popolazione detenuta ma non a tempo pieno

Al 31 dicembre 2022 erano 19.235 le persone detenute lavoranti. Il 35,5% della popolazione detenuta. Si tratta di lavori a tempo ridotto. Tra coloro che lavorano, l’88% (16.930) è alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e il restante circa 12% (2.305) di datori di lavoro esterni.

Tassi di alfabetizzazione molto bassi

"L’istruzione è un’attività trattamentale fondamentale per le persone detenute perché può rappresentare una via d’uscita dai percorsi di criminalità", afferma Antigone. Che segnala come in carcere il livello di scolarizzazione di partenza dei detenuti è generalmente assai più basso rispetto alla media nazionale. Fra i detenuti di cui è stato rilevato il titolo di studio (circa la metà dei presenti il 30 giugno 2022), il 5% è analfabeta o non ha un titolo di studio, il 17% ha la licenza elementare, il 57% la licenza di scuola media inferiore e il 16% un diploma di scuola media superiore. Soltanto il 2% ha un diploma professionale e un altro 2% una laurea.

Staff penitenziario sotto organico. Mancano moltissimi educatori

Le piante organiche del ministero della Giustizia prevedono 37.445 agenti di polizia penitenziaria, 908 funzionari giuridico-pedagogici e 4.609 figure dedicate al settore amministrativo. "Dall’analisi delle schede trasparenza sui 190 istituti penitenziari italiani emerge come attualmente tutte le figure professionali previste siano sotto organico", segnala Antigone. Gli agenti di polizia penitenziaria effettivamente impiegati nei vari istituti sono 31.680 (-5.765 rispetto a quelli previsti), gli educatori 681 (-227), gli addetti all’area amministrativa 2919 (-1.150).

Il rapporto tra il numero totale dei detenuti e il numero totale degli agenti è di 1,7 detenuti per ogni agente di polizia penitenziaria (1,4 sul totale degli agenti previsti). Invece, il rapporto rispetto al numero totale di funzionari giuridico-pedagogici effettivamente impiegati è di 80,5 detenuti per ogni educatore (60,4 sul totale degli educatori previsti). "Dal raffronto tra questi due rapporti emerge un fortissimo squilibrio fra personale di custodia e personale dell’area trattamentale preposto alla reintegrazione sociale delle persone detenute", si segnala.

A fronte della media nazionale di 80,5 detenuti per educatore, ci sono casi limite di istituti che presentano un rapporto ancora più sproporzionato: ad esempio, nell’istituto penitenziario di Napoli Poggioreale ci sono 221 detenuti per un educatore, a Sulmona 208 e a Velletri 201.
Anche per quanto riguarda il rapporto detenuti per agente ci sono istituti con un rapporto più alto rispetto alla media, come Poggioreale, Bollate e Pescara, che hanno 3,1 detenuti per ogni agente di polizia, ma ci sono anche istituti dove il numero degli agenti presenti è più alto di quello dei ristretti.

Stop nell’assunzione di poliziotti dall’esercito

"La maggior parte dei poliziotti penitenziari proviene dall’esercito. Non ha così una formazione di tipo olistico e non ha vocazione trattamentale - afferma Antigone -. Si dia la possibilità a giovani con titoli di studio idonei di accedere a questa professione".

Troppi istituti senza direttori. “Se ne assumano almeno 100”

"Ci sono regioni come Piemonte o Sardegna dove un direttore gestisce due o tre carceri. E’ inaccettabile - afferma ancora l'associazione -. A settembre dovrebbe terminare la procedura per l’assunzione di 45 direttori. Troppo pochi. Si facciano scorrere le graduatorie sino a 100 direttori giovani".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)