Buoni, sani e controllati. Le tutele che l’Italia negli anni ha costruito sono tra le più severe al mondo
I nostri prodotti agroalimentari collezionano primati di qualità e mercato ma beneficiano anche di un apparato di controlli unico al mondo.
I migliori. Forse peccando un po’ di campanilismo, può essere sintetizzata così la nostra condizione in fatto di tutela della salubrità e della correttezza del nostro sistema agroalimentare. Cosa non di poco conto, perché tocca, attraverso le nostre tavole, ognuno di noi, e, attraverso il continuo e ingente flusso di esportazioni, l’assetto economico dell’intero comparto oltre che il buon nome del Paese nel mondo. Migliori, dunque, non solo per la qualità di gran parte delle nostre produzioni alimentari, ma anche perché l’insieme dei controlli e delle tutele che l’Italia negli anni ha costruito, è certamente uno dei più severi al mondo. Anche se – occorre dirlo – continua a crescere il giro d’affari della contraffazione alimentare.
L’occasione per ragionare sulla situazione dei controlli in campo agroalimentare, arriva dall’approvazione da parte del governo, qualche giorno fa, del disegno di legge per il contrasto degli illeciti agroalimentari che è di fatto la riforma delle norme che già esistono.
Obiettivo di fondo dell’iniziativa è quello di arrivare ad una ancora più forte tutela dei prodotti agroalimentari italiani partendo dal “riconoscimento del valore prioritario della identità dei cibi, uno degli elementi fondativi alla base della dieta mediterranea, patrimonio dell’umanità”. Un traguardo declinato in due punti: la tutela della salute pubblica da una parte, e l’integrità dei prodotti alimentari dall’altra. Di fatto sono tre, poi, i gruppi di strumenti messi in campo: quelli della prevenzione, della repressione e dell’utilizzo a fini sociali degli alimenti. Già, perché il disegno di legge prevede anche l’utilizzo in beneficenza dei prodotti alimentari sequestrati (quando ovviamente questi non sia dannosi alla salute). Viene poi introdotto il reato di “disastro sanitario”, come nuova tipologia di reato che dovrebbe aiutare a colpire quelli che – in modo un po’ colorito -, vengono chiamati agropirati e che semplicemente sono delinquenti. Per capire meglio il salto di qualità, basta sapere che accanto alle sanzioni pecuniarie, adesso si parla chiaramente di “delitti” e molte sono quindi le novità in materia penale circa i reati che colpiscono l’incolumità delle persone e la salute pubblica. Nella futura legge, per esempio, sono inclusi e resi più pesanti reati come l’avvelenamento di acque o alimenti, la contaminazione degli alimenti, l’adulterazione degli stessi, le informazioni commerciali infedeli su beni destinati al consumo da cui possa derivare un pericolo per la salute pubblica. Mentre il “disastro sanitario” scatta quando si provoca con colpa lesione grave o gravissima o la morte di tre o più persone, con, in aggiunta, il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi ai danni di altre persone. E c’è anche uno specifico punto dedicato ai delitti contro il patrimonio agroalimentare. In alcuni casi viene ammessa anche l’intercettazione nelle indagini.
Attenzione alla sanità e alla salubrità degli alimenti, quindi, ma anche ai risvolti economici dell’argomento. E non potrebbe che essere così visto che, come ha fatto notare Teresa Bellanova, ministra delle politiche agricole, presentando il disegno di legge, “il falso made in Italy costa al nostro paese 100 miliardi di euro all’anno, contro i circa 42 di export dei prodotti autentici”.
Agricoltura e agroalimentare ancora più nel mirino dunque? Non proprio, anzi assolutamente no. Ad essere ancora più perseguite saranno infatti tutte quelle attività che con la filiera agroalimentare sana a e corretta non hanno nulla a che fare. Per questo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, ha sottolineato commentando il disegno di legge: “Le agromafie non solo si appropriano di vasti comparti dell’agroalimentare e dei guadagni che ne derivano, distruggendo la concorrenza e il libero mercato legale e soffocano l’imprenditoria onesta, ma compromettono in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti”. Non per nulla, fra l’altro, il disegno di legge approvato dal governo deriva anche da lavoro di revisione delle attuali norme predisposto da Giancarlo Caselli nell’ambito dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti stessa.