B come Badanti. L'impareggiabile apporto di coloro che assistono i nostri anziani
Nel nostro Paese l’aspettativa di vita si alza sempre più e a fianco delle persone più longeve vi sono degli estranei che diventano intimi per necessità.
Le donne in grado di cambiare gli uomini esistono. Si chiamano “badanti” Daniele Villa
B come Badanti. Dalla Romania o dalla Bulgaria, dall’Ucraina o dal Perù, dalle Filippine o dallo Sri Lanka. Sono solo alcuni dei Paesi del mondo da cui provengono le tantissime persone che in Italia svolgono il lavoro di badante. Sono per lo più donne, ma non mancano anche maschi: fanno un lavoro particolare, un lavoro dai confini larghi e poco netti: assistono le persone anziane. Non era scritto da nessuna parte che questa funzione fisiologica in ogni famiglia, ovvero l’accudimento dei vecchi, sarebbe stata appaltata ad altri fuori del nucleo famigliare, in stragrande maggioranza a persone straniere. Eppure oggi e ormai da qualche decennio, questa è la fotografia dell’Italia: un Paese con un numero sempre maggiore di anziani, in cui l’aspettativa di vita si alza sempre più e dove a fianco delle persone più longeve vi sono degli estranei che diventano intimi per necessità. I nonni e gli anziani italiani molto spesso non vivono più nella loro famiglia d’origine come un tempo, ma – quando le condizioni economiche lo consentono – condividono le lunghe ore dei loro ultimi anni di vita accompagnati da una persona che arriva dall’estero e in apparenza non ha niente da condividere con loro. Trovare la persona adatta per gli anziani di famiglia è una delle grandi scommesse contemporanee. Spesso i loro modi non incontrano i gusti, le abitudini, perfino le manie degli anziani, che si ribellano o si incupiscono fino a quando non si opera una sostituzione. Talvolta sono energici e risoluti e paiono senz’altro efficienti, ma mancano del tatto necessario per far sentire la persona accudita un po’ meno sola o triste. Altre volte invece sono affabili e dolci, ma la difficoltà della lingua non li avvicina abbastanza all’anziano o anziana che vorrebbe interloquire con loro. Ė certo che trovare la persona giusta sia uno dei “lavori” più delicati a cui devono sottoporsi le generazioni dei figli adulti nei confronti dei loro genitori. Si tratta di un compito inderogabile, almeno questo, a cui non si possono sottrarre le famiglie moderne che non hanno più tempo e spazio per tenere con sé i propri anziani. Negli anni il mercato dei badanti è andato ampliandosi e perfezionandosi, forse è anche diminuito il lavoro in nero, di certo si contano sempre più numerosi gli abbinamenti felici, ovvero quelli in cui l’assistente scelto, col passare del tempo, inizia ad entrare in una confidenza reale con la persona che cura. Sono questi rapporti che hanno molto da insegnare perché sono relazioni autentiche, in cui il passaggio di denaro sotteso e la necessità, cedono il posto alle caratteristiche di una reale convivenza. Si pensi al rispetto, per cui magari la badante usa ancora il “lei” per rivolgersi alla persona assistita; nel contempo, immaginiamo la mancanza di pudore, necessaria per vincere la ritrosia con la disponibilità ad occuparsi anche delle questioni più intime, come l’igiene personale o l’alimentazione. E poi la pazienza nell’ascolto, anche quando magari l’anziano o anziana ha perso parte della sua lucidità e si ripete tante volte, smarrita in un suo mondo di ricordi sempre più sbiaditi. Si crea, spesso, un linguaggio fatto anche di segni e gesti, di parole in codice e di carezze silenziose. La badante ricorda le medicine all’ora giusta, sa quale passeggiata è gradita al suo assistito e quale è troppo lunga. Sa quando insistere e quando cedere, quando affrettarsi a preparare il pranzo e la cena… magari sempre gli stessi semplici piatti, ma preparati con cura e attenzione e quando, invece, fermarsi a riposare magari davanti al solito programma tv che l’ha tanto aiutata a imparare l’italiano. I badanti sono una schiera numerosissima di persone, fra cui si nascondono tanti angeli del quotidiano. Persone dotate di grazia, generosità, capacità di immedesimazione, mentre magari nello stesso tempo vivono la distanza dai loro cari, coniugi o figli lontani. Un giorno mi è capitato di trovarmi nel centro dello Sri Lanka, nella foresta alla periferia dell’antica capitale Kandy, qui un uomo, entusiasta di potermi avere al suo fianco nella sua terra, mi indicava una casa in muratura su due piani. Il suo orgoglio era lì, in quella costruzione per la sua famiglia, in quell’edificio ancora spoglio che però era frutto della sua fatica pluriennale: mi indicò un piano e mi disse che lo aveva chiamato col nome del suo primo anziano assistito, mi indicò il secondo piano e mi disse che quello era dovuto a mio nonno, da lui accompagnato fino alla morte. Davanti a me, plastica e concreta come è una casa, avevo l’immagine di cosa possa significare accompagnare verso la fine una persona, ma anche costruire futuro per i propri cari. A dispetto di ogni luogo comune o distrazione, è questo il nobile lavoro del badante.