#iorestoacasaepenso. In questo periodo è difficile accedere al sacramento della penitenza? Come intendere peccato e quali peccati confessare?
Quante cose ci mancano in queste settimane! Una passeggiata all’aria aperta, incontrare persone care e amici, la messa domenicale, gli incontri in parrocchia, manca perfino la scuola, le spese del sabato, il rumore della città…
Chi l’avrebbe detto che ci sarebbe mancato anche il sacramento della penitenza; quell’incontro che spesso rimandiamo perché è difficile mettersi a nudo e riconoscere la nostra miseria, i passi sempre zoppicanti della nostra vita cristiana, quelle fragilità che non riusciamo a superare. Almeno a Pasqua tanti cristiani sentono che questo appuntamento è importante nella speranza di una primavera spirituale che come la misericordia di Dio arriva sempre puntuale.
In questi giorni la Chiesa ci ha ricordato come poter incontrare il Signore che ci perdona senza la possibilità di accostarci a un confessore. Indicazioni per i malati e coloro che sono più a rischio, ma anche per chi sta chiuso in casa.
Se la confessione individuale è il modo ordinario per celebrare il sacramento della Penitenza quando questo non è possibile possiamo metterci davanti a Dio, confessare a lui i nostri peccati, lasciare spazio al dolore dell’anima, al dispiacere autentico e alla riprovazione del peccato, chiedere sinceramente perdono, esprimere a Dio il desiderio di conversione e promettere che appena possibile ci si accosterà al sacramento della Penitenza. Questi gesti del credente «rimettono le colpe veniali e i peccati mortali con la ferma risoluzione di accostarsi appena possibile alla confessione sacramentale» (CCC, 1452).
Regaliamoci il tempo per guardarci dentro anche provocati da questa situazione che ci fa sentire tutti più fragili e bisognosi di Dio e della comunione con Lui e tra noi. La superficialità della nostra vita spirituale, le ferite delle relazioni, i cedimenti al male nella vita sociale e familiare, il bene che non facciamo, le troppe parole e giudizi… Queste settimane possono essere l’occasione per un buon esame di coscienza e per chiedere quel perdono che Dio sempre ci regala. E che la nostalgia del sacramento della penitenza abiti sempre più il nostro zoppicante cammino di vita cristiana.
don Giampaolo Dianin, rettore del Seminario vescovile
26 marzo 2020