Vo’. L’esperienza dell’essere sotto i riflettori, fin da inizio pandemia, ha segnato la comunità
"Ci siamo fatti forza e siamo ripartiti"
Dal 21 febbraio 2020 siamo diventati popolari e la paura di quei giorni è ancora presente. Ci sentiamo etichettati, ma siamo “uguali” a tutti gli altri, «sulla stessa barca», come dice papa Francesco.
La calma è diventata “sapiente” man mano che i mesi passavano. Facendoci forza e riconoscendo che le nostre relazioni erano ancora buone, ci siamo accorti che il tempo della sofferenza non ci aveva completamente abbattuti. Ritrovandoci nella nostra unità pastorale, formata da cinque piccole parrocchie, abbiamo concordato di procedere con la catechesi, riscontrando però che alcuni genitori, già molto provati dalla situazione, desideravano semplicemente portare i ragazzi agli incontri e non ci chiedevano un di più.
Purtroppo la pandemia ci ha chiusi ancora di più in noi stessi e anche la partecipazione all’eucaristia ne ha risentito.
Come equipe, insieme al parroco e al consiglio pastorale, abbiamo scelto di non fare progetti a lungo termine e di riprendere gli incontri in presenza, seguendo le disposizioni diocesane e formando piccoli gruppi che si alternavano ogni 15 giorni negli ambienti più ampi dell’up.
Abbiamo condiviso la nostra “calma sapiente” con i genitori dei sacramenti, prevedendo un tempo più disteso per la preparazione. Alcuni però non erano d’accordo, desiderando che i loro figli li ricevessero il prima possibile. Con alcune fatiche, a piccoli gruppi, li abbiamo celebrati in quattro domeniche.
In un tempo di tante paure, procedere con calma sembra aumentarle, perché si cerca di ottenere subito quello che si vuole. Abbiamo imparato però che la sapienza aiuta ad avere più cura delle comunità, dei ragazzi e della catechesi.
Pierina Ongaro