Violenza sulle donne, in Lombardia le vittime cresciute del 25% durante il lockdown
Nel 2019 6.500 hanno chiesto aiuto. IL 79% si allontana dal maltrattante. Il dato è contenuto nella relazione sull'attuazione della legge regionale 11 del 2012 in tema di prevenzione, contrasto e sostegno a favore delle donne vittime di violenza esaminata ieri
Crescono di un buon 25% rispetto al 2019, nel periodo 1 marzo-16 aprile, in pieno lockdown dunque, le donne vittime che si sono rivolte al numero antiviolenza 1522 in Lombardia. Il dato è contenuto nella relazione sull'attuazione della legge regionale 11 del 2012 in tema di prevenzione, contrasto e sostegno a favore delle donne vittime di violenza esaminata ieri dal Comitato paritetico di controllo e valutazione, presieduto da Barbara Mazzali (FdI) insieme a Carlo Borghetti (PD), vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia.
La violenza sulle donne anche in Lombardia è un fenomeno trasversale che colpisce a prescindere da età, classe sociale, istruzione, nazionalità. Nel 2019 si sono rivolte ad un centro antiviolenza in 6.545, più del doppio rispetto al 2013. Le nuove prese in carico hanno riguardato per circa il 44% dei casi donne residenti in provincia di Milano e Brescia. Hanno ricevuto ospitalità 295 donne, la maggior parte residenti in provincia di Milano (33%), Varese (12%) e Brescia (11%): circa il 45% delle donne ha al seguito figli minori. Aumenta, inoltre, il numero delle donne che, a conclusione del percorso, si allontana dal maltrattante (79% nel 2019), grazie anche all'acquisizione dell'autonomia economica (66% nel 2018) e abitativa (raggiunta nel 66,4% dei casi).
"Il Comitato valuta positivamente il fatto che la relazione contenga un focus specifico sui percorsi di autonomia abitativa ed inserimento lavorativo delle donne prese in carico dai centri antiviolenza e le iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e formazione avviate", ha sottolineato Mazzali. "Un tema che continueremo a monitorare, cercando anche di sensibilizzare il mondo del lavoro".
Più attenzione al fenomeno, soprattutto in relazione all'emergenza Covid è stata auspicata da Carlo Borghetti (PD). "Consapevole delle difficoltà di questo genere di misurazione- ha detto- proporrei di adottare in futuro un approccio più attento a verificare i risultati raggiunti nella lotta alla violenza sulle donne attraverso gli interventi finanziati da Regione e non solo la loro implementazione. Questo contribuirebbe ad una valutazione più attendibile dell'efficacia delle politiche pubbliche introdotte".
Per quanto riguarda i servizi, sono 67 i soggetti giuridici iscritti all'Albo dei centri antiviolenza, delle case rifugio e delle case d'accoglienza. In crescita il numero dei centri antiviolenza (complessivamente 50 in convenzione con gli enti capofila, a cui si aggiungono 49 sportelli decentrati) e le case rifugio (117 convenzionate). Delle 5.176 donne accolte dai servizi, circa l'82% ha beneficiato di colloqui e circa il 72% di ascolto telefonico. Per quanto riguarda, invece, le 2.820 donne prese in carico, quasi il 45% ha usufruito del servizio di consulenza legale, mentre il 34% di quello psicologico.
Ma l'azione delle politiche introdotte da Regione Lombardia per il contrasto alla violenza di genere prevede anche percorsi formativi con l'Ordine avvocati e accordi di collaborazione con le università lombarde. Attraverso un bando regionale del 2018 sono stati avviati 9 progetti che hanno coinvolto 1.260 studenti, 119 docenti destinatari e 251 docenti formatori.
Uno sforzo di prevenzione e sostegno che vede nel 2018-2019 un finanziamento pari a 9 milioni e 612mila euro, 7.5 dello Stato e 2 di risorse regionali. Regione Lombardia, inoltre, nel 2019 ha assegnato ulteriori 4 milioni e mezzo per sostenere l'operatività delle reti nel biennio 2020-2021, nonché per gli interventi previsti dal Programma Casa-Lavoro e le azioni di formazione, prevenzione e comunicazione (alle quali sono stati destinati circa 1,4 milioni). (DIRE)