Venezia80. In gara “Maestro” di Bradley Cooper e “Adagio” di Stefano Sollima

80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, quarto giorno di gara. Con uno splendido bianco e nero e un recupero-omaggio allo stile della Hollywood classica, il regista compone un ritratto del musicista Leonard Bernstein e del suo legame con la moglie Felicia Cohn Montealegre, interpretati con fascino dallo stesso Cooper e da Carey Mulligan. È il giorno anche del terzo italiano in competizione, Stefano Sollima con il crime “Adagio”: un ritratto livido e disperante della Roma odierna, tra forze dell’ordine corrotte e una criminalità impantanata in un limbo senza uscita. Cast italiano di primo piano, tra cui Toni Servillo, Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea

Venezia80. In gara “Maestro” di Bradley Cooper e “Adagio” di Stefano Sollima

80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, quarto giorno di gara. Il regista-attore statunitense Bradley Cooper non è presente, per solidarietà con gli scioperi a Hollywood, ma la sua seconda regia “Maestro” risplende in Concorso. Con uno splendido bianco e nero e un recupero-omaggio allo stile della Hollywood classica, il regista compone un ritratto del musicista Leonard Bernstein e del suo legame con la moglie Felicia Cohn Montealegre, interpretati con fascino dallo stesso Cooper e da Carey Mulligan. Un film intimo, delicato, capace di gestire con eleganza anche le note più problematiche. È il giorno anche del terzo italiano in competizione, Stefano Sollima con il crime “Adagio”: un ritratto livido e disperante della Roma odierna, tra forze dell’ordine corrotte e una criminalità impantanata in un limbo senza uscita. Cast italiano di primo piano, tra cui Toni Servillo, Pierfrancesco Favino e Valerio Mastandrea.

Il punto Cnvf-Sir.

“Maestro” – Concorso
A Venezia era passato nel 2018, fuori Concorso, con la sua opera prima “A Star is Born” con Lady Gaga, film che nei mesi successivi si impose nei principali riconoscimenti del settore, a cominciare dalle 8 candidature ai Premi Oscar e una statuetta vinta per il brano “Shallow”. Parliamo di Bradley Cooper, attore, regista, sceneggiatore e produttore di talento, che torna alla Mostra, in gara, per presentare il suo nuovo film “Maestro”.

Il suo desiderio è raccontare il celebre compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein – tra le sue opere figurano le musiche di “West Side Story” – tra genio artistico, composizione e dimensione familiare,

soprattutto il legame con l’attrice Felicia Montealegre Cohn, divenuta sua moglie.

La storia. New York anni ’40, il giovane Leonard Bernstein viene chiamato a sostituire il direttore della Carnegie Hall. Si fa subito notare per la sua professionalità e grande trasporto. Poco dopo conosce a una festa l’attrice teatrale Felicia Montealegre Cohn, che sposa all’inizio degli anni ’50. Il loro è un legame intenso, complice, tra palcoscenico e vita coniugale. Ben presto arrivano tre figli, intervallati da successi sempre più eclatanti del compositore. La loro tranquillità inizia a traballare quanto Felicia si accorge che il marito è affascinato da un giovane artista, che introduce progressivamente nella loro vita…

“A casa mia – sottolinea nella stampa Bradley Cooper – si ascoltavano molti album di musica lirica e classica. Passavo ore a immaginare di dirigere un’orchestra, mettendoci tutto l’impegno di un bambino di otto anni. In particolare, ascoltavamo di continuo un’incisione di Leonard Bernstein. Quindi la luce di cui avevo bisogno per realizzare Maestro si era in realtà accesa molti anni prima di imbattermi nel progetto. Dopo un anno di ricerche su Lenny e sulla sua famiglia, e dopo aver preso del tempo per rielaborare il tutto, ho capito che l’aspetto che più mi colpiva era il matrimonio tra Lenny e Felicia”.

Cooper conferma di avere indubbie capacità nel governare la macchina da presa, nella costruzione di un ritratto in chiave biopic percorrendo traiettorie “originali” e mantenendo uno stile visivo teso a omaggiare la Hollywood classica.

Nel raccontare la carriera di Bernstein, il regista si concentra sul rapporto con la moglie Felicia, suo perno esistenziale e familiare.

Cooper è bravo nel tratteggiare le fasi del loro amore, segnate qua e là da fratture e stanchezze, legate a una omosessualità dell’artista non dichiarata. La bellezza del film “Maestro” risiede proprio nel modo in cui racconta queste tempeste interiori e coniugali, non cedendo mai a toni urlati o scandalistici. Leonard e Felicia si amano, si stimano, si proteggono, si perdonano. Soprattutto la donna dimostra grande resilienza e capacità di controllo delle emozioni ed esternazioni, custodendo l’immagine pubblica del marito artista e quella di padre nei confronti dei tre figli.

E se Bradley Cooper sorprende per l’evidente somiglianza con il compositore, andando a lavorare con attenzione anche sulla gestualità nella direzione d’orchestra, a spiazzare positivamente è la raffinatezza interpretativa dell’attrice britannica Carey Mulligan, che con la sua espressività, gli sguardi e i silenzi, rende tutta la complessità del mondo interiore di Felicia.

È una grande storia d’amore quella tra Leonard e Felicia, sopravvissuta ai diversi tradimenti e a un’improvvisa malattia.

“Maestro” in uscita su Netflix dal 20 dicembre, è un film complesso, problematico, per dibattiti.

“Adagio” – Concorso
Romano classe 1966, il regista Stefano Sollima si presenta in Concorso a Venezi80 con un’opera in linea con il suo orizzonte narrativo, con la sua filmografia: da “Suburra” (2015) alle serie “Romanzo criminale” (2008-10) e “Gomorra” (2014-16), sino al film internazionale “Soldado” (2018).Ora dirige un altro sguardo fosco e impietoso della Roma contemporanea, dove una corruzione morale serpeggia tra i palazzi delle istituzioni, tra le file delle forze dell’ordine e nelle periferie abbandonate dallo Stato.

Protagonisti Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini, Francesco di Leva e l’esordiente Gianmarco Franchini.

La storia. Manuel è un sedicenne sotto ricatto da due carabinieri corrotti, che lo intimano di infiltrarsi in una festa dove un noto politico è incline a rapporti con minori e a far scorrere fiumi di cocaina. Il ragazzo non porta a termine la missione e scappa, allarmando i due agenti che iniziano a dargli la caccia per avere il suo silenzio. Manuel, si rivolge a due ex amici malavitosi del padre in cerca di soccorso. Tutto corre veloce e trova un tragico epilogo in poco più di 24 ore…

“Questo è il racconto – afferma Sollima – del declino inesorabile, struggente, di tre vecchie leggende della Roma criminale alla ricerca di una redenzione impossibile in un mondo ancora più cinico, caotico e feroce di quello che avevano governato negli anni d’oro. Un mondo che schiaccia relazioni familiari, amichevoli e fraterne senza lasciare altri legami tra gli uomini al di fuori del denaro. Una città governata dal caos, dalla corruzione, dal cinismo e asfissiata dal caldo torrido, devastata dagli incendi e dal buio dei blackout…”

Il regista, come sempre, mette in campo una regia solida e vigorosa, scandagliando le zone d’ombra della Capitale ma anche quelle dell’animo umano.

Tutti i protagonisti della vicenda appaiono come anima alla deriva in un oceano di crudeltà e violenze, dove non sembra esserci spazio per la salvezza, per un’occasione di riscatto.

Lo ha dichiarato proprio Pierfrancesco Favino in conferenza stampa, sottolineando come nel cinema di Sollima non ci sia Dio, margini di redenzione. A ben vedere, però, il personaggio che interpreta, Cammello, con alle spalle anni di criminalità e carcere, incattivito nei confronti della vita per la morte del figlio e per un cancro che lo sta divorando, decide di cambiare rotta e tendere una mano di salvezza a Manuel. Inaspettatamente, si dimostra permeabile alle emozioni e prova a soccorrere il giovane, dando a lui quella speranza che il figlio non ha mai ricevuto.Racconto feroce, disperante, disseminato da asprezza e violenza, Stefano Sollima firma un film potente,

forse troppo legato agli schemi di genere, al suo perimetro narrativo. Complesso, problematico, per dibattiti.


La nota critica di Massimo Giraldi, presidente Cnvf
“Se Bradley Cooper con ‘Maestro’ conferma il suo amore per il racconto hollywoodiano di stampo classico, mettendo in scena un dramma da camera elegante e sussurrato, Stefano Sollima graffia nuovamente con un ritratto della società odierna, dove filtra poca luce ed è disseminata da amoralità.Due registi così diversi, ma che possiedono una solida idea di cinema.

Di ‘Maestro’ convincono toni, scelte visive e interpreti, in testa la Mulligan, aspetti che valorizzano anche un copione non sempre all’altezza. Di ‘Adagio’ convince la regia, la grinta narrativa di Sollima, come pure il lavoro con il cast, tutti perfettamente in parte. Alcune scene possiedono anche note drammatico-liriche, nel complesso l’andamento della narrazione è segnato da lentezza e non sempre incisività”.

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Fonte: Sir