Usa e Italia, relazioni da mantenere
L'elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti è destinata ad avere ripercussioni anche sulla politica italiana.
L’elezione di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti, al netto di una transizione istituzionale ancora problematica, è destinata ad avere ripercussioni anche sulla politica italiana. Almeno sotto due profili.
Il primo attiene specificamente alle relazioni internazionali. Nonostante la pandemia, che ha mostrato in modo drammaticamente stringente l’insensatezza dell’illusione sovranista, l’era Trump si è caratterizzata per una sistematica delegittimazione delle istituzioni internazionali, peraltro già in crisi da anni. Con Biden ci si può ragionevolmente aspettare una ripresa del multilateralismo e in questa chiave il nostro Paese potrebbe giocare un ruolo rilevante, tanto più che dal 1° dicembre 2020 avrà per un anno la presidenza del G20, l’organismo che comprende i Paesi più industrializzati con l’aggiunta dell’Unione europea. Un insieme che rappresenta il 90% del Pil globale del pianeta. Non è casuale che il presidente Mattarella, nel saluto inviato a Biden non appena è stato chiaro l’esito del voto americano, abbia messo in primo piano l’importanza del multilateralismo “per affrontare una crisi senza precedenti”. E’ del tutto evidente, però, che l’Italia potrà cogliere appieno questa opportunità soltanto se il quadro politico interno sarà sufficientemente stabile e coeso e quindi in grado di sostenere un governo affidabile anche di fronte all’opinione pubblica internazionale.
Il secondo profilo riguarda appunto gli equilibri politici interni, che solo per semplicità espositiva di possono tenere distinti dal contesto internazionale. Se mai fosse stato possibile dubitarne con onestà intellettuale, il Covid ha dimostrato con la forza dei fatti che non è pensabile un futuro dell’Italia senza un legame convinto e vitale con l’Europa. Non è un dettaglio di programma tra tanti, è una discriminante di fondo come in passato è stata la scelta di stare nel campo occidentale e non in quello opposto. Il precedente esecutivo, al di là dei passaggi politici contingenti, è venuto meno perché è non è possibile guidare il Paese portandolo in rotta di collisione con la Ue. E’ contro gli interessi nazionali, se vogliamo usare questa terminologia che nasce ben prima dell’ubriacatura sovranista.
Per gli stessi motivi, il governo in carica è nato proprio intorno a un ritrovato rapporto positivo con l’Europa. E sì che allora nessuno poteva immaginare che cosa si nascondesse dietro l’angolo. C’è da avere i brividi al pensiero di come avremmo potuto affrontare la pandemia, soprattutto le sue conseguenze economiche ma non solo (basti pensare alla vicenda dei vaccini), con un governo ostile all’Unione. Resta l’anomalia – parlando in termini di sistema, non di giudizio politico – di un’opposizione costituita in gran parte da partiti anti-europeisti. Anomalia che si rafforza con l’arrivo di Biden. Lo dimostrano le reazioni dei partiti italiani al voto americano, articolate in un modo che ricalca fedelmente le posizioni nei confronti dell’Europa. Le difficoltà che incontrano tutti i tentativi di costruire un rapporto meno conflittuale tra le forze politiche dipendono anche da questa anomalia.