Ucraina, Aibi: in Italia case famiglia piene, serve coordinamento sui minori soli
"Per ora non risultano, ma tenersi pronti". Fa chiarezza Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini sul possibile arrivo in Italia di bambini soli ucraini su cui "non esistono numeri ufficiali"
"Non abbiamo dati sulle accoglienze dei minori stranieri non accompagnati giunti soli in Italia dall'Ucraina. Finora tutti i minori entrati in Italia, secondo il nostro osservatorio, sono accompagnati. Sono già arrivati nella provincia di Bergamo 97 minori provenienti da un orfanotrofio e accompagnati da educatori e direttori. Forse sono stati alloggiati in un albergo e dovranno essere accolti in strutture dedicate. Sui temi dell'accoglienza bisogna organizzare un coordinamento". Fa chiarezza Marco Griffini, presidente di Aibi - Amici dei bambini, intervistato dalla Dire sul possibile arrivo in Italia di bambini soli ucraini, su cui "non esistono numeri ufficiali. Sappiamo solo di arrivi di mamme con bambini e di minori accompagnati dai loro educatori e direttori, e per i quali cerchiamo di capire come coordinarci. Bisogna fare in modo- aggiunge- che siano seguiti da associazioni ed enti riconosciuti in Ucraina".
Prima della guerra si contavano 663 istituti e orfanotrofi per un totale di 98mila minori accolti. "In media 150 minori per ogni istituto. La maggior parte non erano bambini abbandonati ma 'orfani sociali': minori con famiglie che per motivi economici venivano destinati agli istituti in modo che potessero studiare. Allo scoppio della guerra- racconta Griffini- questi minori sono rientrati in famiglia, mentre negli istituti sono rimasti i bambini totalmente orfani insieme ai loro educatori e ai direttori degli istituti. Come Aibi abbiamo ricevuto tre segnalazioni per l'accoglienza in Italia: far evacuare 16 minori abbandonati dell'istituto Volodarka, che ne conta in totale 180. Questi 16 minori sono stati accolti in Spagna. Poi abbiamo ricevuto la richiesta di due case famiglia, con 10-12 minori accompagnati dai rispettivi genitori affidatari".
Per accogliere in Italia i minori affidati allo Stato ucraino bisognerà rispettare alcuni criteri: "Dovranno essere accolti in gruppo e in strutture adeguate; bisognerà garantire loro il ritorno in Ucraina; nessuna autorità straniera si dovrà permettere di intervenire sulla loro tutela. Devono essere le associazioni riconosciute a gestire queste accoglienze. Sono tutti prerequisiti- fa sapere Griffini- messi nero su bianco dall'ambasciata ucraina in Italia in un'ordinanza: "Se volete invitare i minori di istituti, orfanotrofi e case famiglia ucraine, dovete inviare una richiesta, fare vedere dove siete, qual è la struttura di accoglienza e avere una lettera di sostegno della prefettura locale. Successivamente, ogni struttura dovrà inviare una relazioni sull'andamento dell'accoglienza".
Insomma sembra che il meccanismo "non sia ancora rodato- rimarca il presidente Aibi- i tavoli si stanno susseguendo e si sta cercando un coordinamento. Oggi è stato pubblicato un decreto che dà alla Protezione civile l'autorizzazione ad emanare le ordinanze per gestire l'accoglienza tra lo Stato e il terzo settore. Aspettiamo di conoscere le procedure operative e nel frattempo stiamo lavorando per creare delle strutture di accoglienza sostenibile, non solo sul piano economico ma anche dal punto di vista psicologico e dell'inserimento scolastico".
Guardare all'aiuto delle case famiglia, secondo Griffini, non è possibile: "Le case famiglia italiane sono piene. Posso dire che solo nel 2021 nelle nostre case famiglia in Lombardia abbiamo dovuto rifiutare 113 richieste di accoglienza e questo mi sembra l'andamento generale".
Finora, però, sembra che "nelle comunità italiane non sia arrivato alcun minore ucraino solo", garantisce alla Dire Gianni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità per minori (Cncm) che raccoglie 92 enti che gestiscono più di 200 strutture di accoglienza in Italia. "Noi ci siamo allertati e siamo pronti a seguire precise indicazioni, anche perché l'Associazione magistrati minorili la scorsa settimana si è detta contraria a un'accoglienze 'fai da te'. Con i colleghi di altri coordinamenti abbiamo dato disponibilità all'associazione Amici dei bambini di accogliere i minori provenienti dagli orfanotrofi. In Italia ci sono 3.350 comunità che accolgono minori fuori famiglia e la presenze in media è di circa 7 minori. Tra novembre e dicembre c'è stata una ripresa negli arrivi dei minori non accompagnati, soprattutto dall'Egitto attraverso la Libia, e su Roma non si trovavano posti. Se il Comune di Roma ha avviato delle manifestazioni di interesse per rispondere a quella emergenza- conclude- dovremmo pure riuscire a rispondere a questa nuova situazione".
Dire - www.dire.it