Trecento pagine di studio per il Gattamelata: ecco il progetto di restauro

È stato presentato il dossier, frutto di un anno di studi dell’Università di Padova. È la base per il progetto di restauro

Trecento pagine di studio per il Gattamelata: ecco il progetto di restauro

Un dossier di quasi 300 pagine – stampato e condiviso gratuitamente sul sito web della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio (Abap) per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso – è ora disponibile per la consultazione e rappresenta l’esito dello studio legato al restauro della Statua equestre di Erasmo da Narni, detto il Gattamelata, opera eccelsa del Donatello situata di fronte alla basilica del Santo. La statua fu commissionata nel 1446 dal Senato Veneto e dalla vedova del condottiero allo scultore toscano, che la terminò nel 1453. Si tratta di uno dei più celebri capolavori della statuaria rinascimentale e il primo grande monumento bronzeo realizzato dopo l’età classica, oltre mille anni dopo il suo prototipo, il Marco Aurelio del Campidoglio a Roma. Da anni se ne attende un restauro complessivo, che in quasi seicento anni non è mai stato fatto, ed è quasi un record per un’opera esposta al sole e agli agenti atmosferici. Tuttavia, i due spostamenti effettuati negli ultimi conflitti bellici per ragioni di sicurezza, con lo smontaggio del corpo del condottiero dal cavallo e il riposizionamento non perfettamente in linea, ha permesso un ingresso di agenti esterni e rischi di corrosione. Dopo i rilievi e le ricognizioni autoptiche del 2023, dall’autunno scorso una puntigliosa indagine è stata condotta dalla Soprintendenza in collaborazione con la Delegazione pontificia per la Basilica di Sant’Antonio, con il supporto scientifico dell’Università di Padova (Ciba - Centro interdipartimentale beni culturali) e dell’Istituto centrale del restauro, con il contributo finanziario di circa 150mila euro del Ministero della Cultura. Vista l’importanza della statua anche per la storia dell’arte, l’indagine si è avvalsa delle più avanzate metodologie di indagine, che hanno consentito di elaborare ora una dettagliata “scheda tecnica” dell’opera. Da questa articolata batteria di indagini sui diversi elementi costitutivi in bronzo e pietra – a carattere chimico, fisico e strutturale – è risultato il corposo dossier ora a disposizione degli studiosi, che è una sorta di preindagine: è infatti ora possibile trarre gli elementi progettuali necessari per dare risposta ad alcune delle questioni prioritarie, ad esempio su come smontare e movimentare l’opera e consolidare il basamento. Non è chiaro poi dove l’opera sarà restaurata, nel sito stesso o nella vicina ex sede del museo civico, né se potrebbe avverarsi l’ipotesi ventilata di preservarla sostituendola con una copia. È quindi in fase di stesura un progetto esecutivo – per il quale la Delegazione Pontificia è alla ricerca di sponsorizzazioni, anche private – che prevederà ulteriori analisi dall’interno dell’opera, una volta separati cavallo e cavaliere, e sul basamento, per individuare le più corrette strategie di approccio conservativo di quello che è uno dei simboli di Padova e una delle più celebri icone della storia dell’arte europea.

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