Sinodo dei Giovani. «Don, siamo qui!»: e il mio cuore sorride
De Zuani reagisce al testo finale del Sinodo. «Don, siamo qui!». E il cuore sorride perché ancora una volta il parroco non è solo.
Mi incuriosisce, prendendo il mano il secondo capitolo del documento finale del Sinodo, vedere come i giovani, cresciuti all’ombra del campanile ma ormai cittadini del mondo, vedono e sentono quella grande famiglia che è la parrocchia. E scopro che la conoscono, la sentono casa loro; lì hanno imparato che la fede è fatta di tanti “sì”, di volti e di esperienze fondamentali che però non esauriscono la loro sete di vita e non rispondono a tutte le loro domande. E ci consegnano una salutare e un po’ inaspettata provocazione: non hanno fretta di andarsene, anzi ci chiedono di far diventare ancora più bella e autentica (loro dicono “essenziale”) l’aria che continueranno a respirare dentro casa.
Ma le righe che più mi colpiscono e mi intrigano sono quelle del secondo paragrafo: «Chiediamo al Vescovo di mettere i nostri preti nelle condizioni di poter svolgere i loro compito di pastori... perché ci danno l’idea di non aver tempo per ascoltarci e accompagnarci spiritualmente». Scorrono così nella mia memoria immagini di incontri e dibattiti su questo: dal convegno di Asiago del 2007, alle congreghe vicariali; dalla lettera dei preti giovani di qualche anno fa alle riunioni del consiglio presbiterale; dalla mia agenda troppo piena di cose al campanello che suona e una voce mi chiede «Padre, ha un minuto per me?». I giovani hanno colto nel segno, mi hanno letto dentro e mi propongono di osare un cambio di prospettiva: «Torna a fare solo il prete. Fallo per te, ma fallo anche per noi!».
A fine lettura mi restano dentro due domande, una per la parrocchie e una per i giovani: come trasformare queste intuizioni in progetto pastorale? Sapranno i nostri giovani aiutarci a raggiungere tutti gli altri?
Mentre finisco di battere queste righe suona il campanello della canonica: sono due ragazzi che stanno allestendo il centro estivo e, senza tanti preamboli, mi dicono: «Don, siamo qui!». E il cuore sorride perché ancora una volta il parroco non è solo.
Don Paolo De Zuani