Se Meta è più potente di una Nazione. La rivoluzione Ai e la gratitudine per il lavoro di don Daniele

Dieci miliardi di dollari sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo che i software ragionino sempre più come noi. Il vertice del gotha mondiale dell’economia a Davos, in Svizzera, nella sua edizione 2024 sarà certamente ricordato per l’annuncio shock del fondatore di Facebook, oggi patron di Meta, Mark Zuckerberg.

Se Meta è più potente di una Nazione. La rivoluzione Ai e la gratitudine per il lavoro di don Daniele

Parliamo di una cifra che vale la metà della manovra finanziaria italiana per il 2024, l’equivalente di quanto speso dal nostro Paese in quarant’anni per realizzare la SalernoReggio Calabria. Si tratta di due conferme in una, e non sapremmo dire quale sia la più preoccupante. Anzitutto, l’intelligenza non è il futuro né il presente, è anzi per molti versi il passato. Del correttore fotografico che abita da tempo nei nostri smartphone oramai non ci curiamo più, ma pur sempre intelligenza artificiale è. Come pure sembra preistorica la prima versione di Chat Gpt sulla quale un anno e mezzo fa tutti giocavamo a far parlare la macchina. Oggi siamo alla generatività dei computer, il passo che Zuckerberg starebbe per fare ci pone di fronte a una frontiera oltre la quale non sappiamo bene se e come saremo in grado di controllare i dispositivi. La seconda conferma è quella sottolineata a Radio Rai da padre Paolo Benanti, membro del Comitato consultivo dell’Onu sull’Intelligenza artificiale, e cioè che ancora una volta «i padroni dell’intelligenza artificiale hanno ormai più potere degli stati nazionali». Insomma, se fino a oggi la nostra percezione della sua presenza era assai scarsa, notizie come questa ci mettono di fronte alla realtà. Dopo la rivoluzione tecnologica e comunicativa che ha cambiato il nostro modo di vivere e ha i nostri attuali super telefoni per simbolo, ora le macchine pensanti si apprestano a farci fare un’altra capriola esistenziale con tutti i mezzi attraverso i quali viviamo, gestiamo le nostre case, ci spostiamo, facciamo la spesa, entriamo in relazione… Ecco la relazione, oltre al controllo dell’informazione, sono due dei versanti più delicati di tutta questa faccenda. Non a caso papa Francesco, assai attento all’argomento e non da ieri, scrive così nel suo messaggio per la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che celebreremo il prossimo maggio: «Come tutte le rivoluzioni anche questa basata sull’intelligenza artificiale pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare. È importante guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di internet». Queste responsabilità di cui parla il pontefice sono anche le nostre di comunicatori. Oggi la parte di lavoro giornalistico che prevede l’accurata verifica delle fonti si fa ancora più ardua di ieri, occorre tutta la nostra professionalità per sviluppare competenze tecniche e compiere scelte etiche consone nei confronti dei lettori e di tutti coloro che svolgono il proprio lavoro nel nostro campo e che non possiamo pensare di sostituire con un algoritmo. Sono sfide di grande portata, di cui nella nostra redazione parliamo ogni giorno: l’intelligenza artificiale non è qualcosa di cui possiamo avvalerci o meno, dobbiamo solo decidere come rapportarci a lei e cogliere tutte le grandi opportunità che ci offre, oltre ai rischi connaturati. E a proposito di serietà e applicazione al lavoro di comunicazione, in questi giorni non possiamo non indirizzare a don Daniele Longato la nostra gratitudine per la testimonianza che ha dato in questi quattro anni e mezzo alla guida dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Padova. Il suo stile, oltre che la sua competenza tecnica in materia di multimedialità, ha segnato questi anni caratterizzati dalla pandemia e dal Sinodo diocesano. Da parte di tutta La Difesa del popolo un grande abbraccio e l’augurio migliore per la prosecuzione del suo ministero sacerdotale.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)