S come Sogno. L'importanza di saper sognare bene la vita
A seconda della prospettiva da cui si cerca di metterli a fuoco i nostri sogni possono assumere connotazioni diverse e anche contrapposte.
Fai della tua vita un sogno e di un sogno una realtà
Antoine de Saint-Exupery
S come Sogno. “I sogni sono importanti. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l’orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti. Un giovane che non sa sognare è un giovane anestetizzato; non potrà capire la vita, la forza della vita. I sogni ti svegliano, ti portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità. Ecco, voi avete nel cuore queste stelle brillanti che sono i vostri sogni: sono la vostra responsabilità e il vostro tesoro”.
Sono parole di Papa Francesco alla veglia dei giovani al Circo Massimo, l’11 agosto del 2018. In questa accezione non paiono esserci dubbi, sogno è sinonimo di speranza, eppure questa parola è poliedrica o forse ambigua. Sogno evanescente e fecondo, brutto o lieto, incisivo o sfuggente. A seconda della prospettiva da cui si cerca di metterli a fuoco i nostri sogni possono assumere connotazioni diverse e anche contrapposte. Fin da appena nati sogniamo, gli esperti ci dicono che lo facciamo ogni volta che dormiamo anche quando non ci ricordiamo niente al risveglio. Sognare sembra fondamentale per riposare, ma, soprattutto, è indispensabile per vivere. I sogni che coltiviamo da quando siamo bambini sanno spostare le montagne e ci spingono ad essere migliori. Sono desideri del cuore, sono obbiettivi da raggiungere, mete da conquistare. Se un giovane non sa sognare vuol dire che dentro è già spento, che un dolore ha fiaccato la sua forza o la noia ha occupato tutto lo spazio.
“Da grande farò il pompiere, l’astronauta, l’archeologo o il calciatore!” Quante volte un ragazzo formula il proposito di fare una certa scuola o, ben presto, un certo lavoro? E quante volte i genitori si interrogano se quella strada faccia davvero per lui…? C’è la fatica di un discernimento lungo anni e che riguarda tutta la famiglia dietro i sogni dei nostri figli. Una responsabilità gravosa quella dei padri, delle madri, degli altri parenti che si trovano ad indirizzare, a guidare, a suggerire, ma devono sapersi fermare prima che la loro influenza diventi prevaricazione. In sostanza bisogna augurarsi che i sogni dei genitori non diventino gli incubi dei loro figli. Il rischio era più evidente nelle generazioni passate, ma ancora c’è da tenere alta la guardia affinché chi arriva dopo non segua la strada di chi l’ha preceduto solo per assecondare un desiderio altrui, per prenderne il posto o anche solo per compensare frustrazioni di altri.
La vita è una, unica ed irripetibile: ciascuno ha la sua e non ci deve essere richiesto di realizzare i sogni che non sono i nostri. I “brutti sogni”, possono capitare ad ogni età e a tutte le età vorremmo trovare qualcuno che viene al nostro letto a rassicurarci, a dirci che nella realtà quella spaventosa visione non esiste. I sogni possono anche essere miraggi, o tentativi di evadere dal nostro quotidiano, fino a diventare tentazioni perverse. Possiamo, però, avere anche sogni collettivi che significano ideali di pace, speranze che uniscono, traguardi da condividere. Sognare non costa altro che il coraggio di osare, di andare oltre il limite delle nostre forze per dimostrare, prima di tutto a noi stessi, che è possibile migliorarsi, perseverare e a volte superarsi. Infine i sogni sono luogo per eccellenza della rivelazione di una volontà più grande e talvolta misteriosa.
Nella Bibbia spesso Dio parla attraverso i sogni; si pensi ai sogni del patriarca Giuseppe che suscitano l’invidia omicida dei suoi fratelli. I sogni del faraone che Giuseppe stesso è capace a sua volta di interpretare e che lo porteranno ad una salvezza insperata. Ma anche Giuseppe, padre putativo di Gesù, discerne la volontà del Signore attraverso diversi sogni rivelatori. I sogni sono portatori di verità nascoste e possono essere anche ad occhi aperti. Hanno bisogno del nostro tempo, della nostra attenzione o del nostro silenzio. Ci sia dato di saper spronarci vicendevolmente ad essere migliori, ad avere come ha detto il Papa “uno sguardo largo”.