Ponte San Nicolò piange Guido Chinello. Aveva trasformato la sua disabilità in una vita di amore per gli altri

Ancora una volta è stata la strada a incrociare il destino di Guido Chinello, presidente dell'Associazione di Ponte San Nicolò “Amici del Mondo”, mancato ieri, venerdì 2 agosto, dopo essere stato investito il 29 luglio mentre attraversava sulle strisce pedonali, a bordo della sua carrozzina, la statale Piovese in via Marconi, nel centro di Roncaglia.

Ponte San Nicolò piange Guido Chinello. Aveva trasformato la sua disabilità in una vita di amore per gli altri

Era l’estate del 1982 quando la strada si presentò e lo rapinò quasi di tutto. Chinello, all’epoca ventenne, già sposato e padre di Manuel, fu vittima di un incidente. Erano in quattro in macchina. Tre illesi, solo lui rimase paralizzato. Gambe andate, braccia quasi del tutto, tranne un po’ di controllo del polso che gli permise di manovrare la carrozzina elettrica. Rimase due anni in un centro di riabilitazione a Pergine Valsugana, poi costruì da zero la sua nuova vita, grazie al sostegno della moglie Daniela, il suo angelo custode, della famiglia allargata e della comunità. «Ho visto che la vita poteva, ma soprattutto doveva, continuare lo stesso. Anche se ero in carrozzina», confidò qualche anno fa alla Difesa.

Tante le sfide, prima inconcepibili, ora divenute quotidianità: la necessità di una casa a misura di disabile, un’automobile che trasportasse una carrozzina con lui a bordo, l’impatto invisibile ma feroce delle barriere architettoniche. Guido non si diede mai per vinto, nemmeno per un momento, e dopo aver conosciuto un ragazzo, artista tetraplegico, imparò a dipingere anche lui tenendo il pennello con la bocca, tanto che la sua arte venne celebrata più volte in mostre ed articoli di elogio di importanti critici d’arte. Fiori e paesaggi erano i suoi soggetti preferiti.

Negli anni, poi, quel suo incontro inaspettato con la disabilità lo portò ad aprire il cuore verso le tante altre disabilità, anche di natura congenita e psichica, sparse nel territorio e che forse prima nemmeno lui vedeva. Con l’Associazione “Amici del Mondo”, fondata nel 1990, di cui fu presidente e del quale era ancora presidente al momento della morte, diede volto e cittadinanza ai tanti ragazzi con disabilità di Ponte San Nicolò e dei Comuni limitrofi. Con testardaggine lottò per la costruzione del Centro diurno per disabili di via Sansovino, sede di lavoro e di incontro delle persone con disabilità e di tanti volontari, nonché centro di aggregazione, gioia e relazioni.

Guido Chinello accompagnò le persone con disabilità anche nella pubblica piazza, dalla gestione estiva del bar del Parco Vita fino alla Festa della Solidarietà aperta alla cittadinanza. «Lo scopo più importante della nostra festa – ci raccontò qualche anno fa – è quello di far conoscere cosa sia la disabilità, con i nostri ragazzi che serviranno tra i tavoli. Sono persone normali, come tutti. La disabilità non è un mostro del quale avere paura, ma una condizione come un'altra di vivere la normalità e di poter essere felici».

Negli anni, con la collaborazione di grandi amici - uno tra i tanti Valter Nicoletti - si fece ascoltare dalla politica, tanto da diventare un immancabile punto di riferimento per le amministrazioni che si sono succedute nei decenni. Memorabile quella volta che fece sedere sindaco, assessori e consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione sulla sedia a rotelle per far loro sperimentare come fosse difficile muoversi tra i marciapiedi, o di quella volta che riuscì a fare installare un'altalena per carrozzine al Parco Vita, o ancora quando finanziò l’installazione di pedane davanti ai negozi per aiutare chi, come lui, vedeva il mondo dalla sedia a rotelle.

«Il risultato più importante che gli “Amici del Mondo” hanno prodotto in questi 25 anni nel territorio – ci raccontava ancora qualche anno fa – è un radicale cambio di prospettiva riguardo alla disabilità. Se prima i portatori di handicap venivano nascosti dentro le case, ora hanno tutte le possibilità per vivere da protagonisti le dimensioni del lavoro, dello sport, dell’arte e dell’associazionismo. Anche loro possono – e in certa misura devono – dare il loro contributo, un contributo diverso rispetto agli altri ma non per questo meno importante. Anzi, forse perché diverso, per certi aspetti ancor più prezioso».

Importante per lui anche la fede, una fede semplice e popolare, che si traduceva in opere concrete di solidarietà, ma anche nella presenza nella chiesa di Roncaglia con la sua carrozzina elettrica con gli adesivi del Milan per fare la comunione, al termine della fila, e quello stare davanti all'altare in attesa che la messa finisse in un dialogo silenzioso ma ricchissimo di contenuti.

Nell'ultimo periodo non era stato troppo bene, ma si era ripreso quasi del tutto, partecipando così di nuovo attivamente alla vita cittadina sannicolese nei mesi caldi dell’ultima campagna elettorale, dispensando consigli come al suo solito.

La strada, 42 anni dopo, ancora una volta d'estate, gli si è posta di nuovo di fronte. Incommensurabile il mare di affetto, di pensieri e di preghiere che si sono riversati su di lui in questi giorni sui social network. Nel giorno delle esequie, ha annunciato il Comune di Ponte San Nicolò nella sua pagina Facebook, «in segno di omaggio e rispetto sarà proclamato il lutto cittadino».

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