Perché coinvolgere i genitori nell’annuncio? Non per riportarli al catechismo, ma... per ripensare il rapporto con Dio
La decisione di coinvolgere gli adulti, nell’ottica di un annuncio rinnovato della fede (secondo annuncio), è nata dall’osservazione attenta del mondo adulto, una realtà variegata a cui non potevano dare risposte esaustive i cammini formativi esistenti nelle parrocchie finalizzati principalmente alla cura e all’approfondimento di una fede già esistente.
Investire quindi sull’accompagnamento dei genitori è stato motivato dal prendere coscienza che gli adulti, e in particolare proprio i genitori, hanno un ruolo insostituibile nella trasmissione della fede alle giovani generazioni. Per questo ci sembrava importante aiutarli, fin dalla domanda del battesimo per i loro figli, a diventare consapevoli della loro richiesta di un sacramento che apre il cammino alla vita cristiana e, avere l’opportunità per ripensare la loro relazione con Dio.
Investire sugli adulti ha significato creare delle occasioni per riscoprire e rimotivare quella fede che nella maggior parte dei casi è rimasta inerte, muta nelle crisi e nelle difficoltà e riscoprirla desiderabile e plausibile per la vita: offrire la possibilità di rivedere le proprie rappresentazioni di Dio a volte distorte e lontane dal Vangelo, scoprire o riscoprire un volto più accogliente di parrocchia e sentirla come una comunità capace di essere vicina a ogni adulto.
Una scelta, quindi, che non ha la finalità di riportare i genitori di nuovo a catechismo, ma solo offrire loro, in maniera libera e gratuita, una possibilità di scoprire o riscoprire la propria fede. In questo modo la vita buona del Vangelo torna a risuonare nell’esistenza di molti adulti, torna a parlare dentro i momenti di cambiamento, a quelle soglie di vita per trasformarle in soglie di fede.
Maria Teresa Stimamiglio