Adolescenti in Italia. Rossi-Doria : “Investire sui ragazzi vuol dire fare crescere e sviluppare questo Paese”
Gli adulti continuano a non capire i ragazzi. È la sintesi dell’indagine demoscopica “promossa da Con i Bambini e condotta da Demopolis. Lo scorso anno il 54% dei ragazzi riteneva che gli adulti non comprendono i giovani, quest’anno la percentuale è cresciuta: ne è convinto infatti il 58% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni
Gli adulti continuano a non capire i ragazzi.
È la sintesi dell’indagine demoscopica “Adolescenti in Italia: che cosa pensano gli under 18 e cosa dicono gli adulti” promossa da Con i Bambini e condotta da Demopolis.
Lo scorso anno il 54% dei ragazzi riteneva che gli adulti non comprendono i giovani, quest’anno la percentuale è cresciuta: ne è convinto infatti il 58% degli adolescenti tra i 14 e i 17 anni. Una tendenza che emerge anche dagli altri temi indagati dallo studio: scuola, violenza, dipendenza da internet, rapporti personali e che viene confermata anche dai riscontri emersi nel percorso di “Non sono emergenza”, campagna di sensibilizzazione sul tema del disagio degli adolescenti promossa da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
L’obiettivo della campagna è favorire una conoscenza più approfondita sul fenomeno ascoltando direttamente i ragazzi e contestualmente promuovendo il loro protagonismo. Ed è proprio l’ascolto degli adolescenti che ha caratterizzato anche l’indagine demoscopica e la sua divulgazione. Lo studio è stato presentato mercoledì 20 novembre a Roma, presso la Biblioteca nazionale centrale, nell’incontro finale dell’iniziativa “Con i bambini cresce l’Italia”, condotto da un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 18 anni, davanti a una platea di coetanei delle scuole e di componenti della “comunità educante”. L’iniziativa ha voluto celebrare così la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che ricorre proprio il 20 novembre.
L’indagine “a specchio” promossa da Con i Bambini e condotta da Demopolis, mettendo a confronto adolescenti con adulti e genitori, fa emergere “un’Italia a due velocità”. Sono tanti gli aspetti non compresi dagli adulti secondo i ragazzi. In particolare, “non capiscono che vivono in un periodo diverso dal loro (49%), non capiscono quello che pensano e le loro idee (46%), le loro priorità (43%), il rapporto con la rete (41%)”. Di certo, la variabile “Internet e social” è misteriosa per i non “nativi digitali” e dilata le distanze di pensiero fra le generazioni:
“Per l’84% dei genitori, quella da ‘web, smartphone e tablet’ è una pericolosa dipendenza”, mentre “solo il 22% dei ragazzi ravvede un rischio”.
La maggioranza assoluta dei genitori sostiene di sapere che cosa facciano i figli online, ma vengono smentiti dal “70% degli adolescenti”, secondo i quali “appena un quarto dei genitori è informato sul loro eventuale consumo di alcol fuori casa. Tre adolescenti su 10 trascorrono online più di 10 ore al giorno (mentre secondo i genitori il tempo trascorso on line sarebbe meno della metà, quasi il 40% dichiara fra 5 e 10 ore) ma il 62% degli adolescenti prediligerebbe le relazioni in presenza nei rapporti con i coetanei. A patto, però, di poterle praticare”. Infatti, oggi l’eventualità che i 14-17enni facciano attività extrascolastiche “non è scontata e risulta talora residuale: 4 su 10 non praticano affatto attività fisiche o sportive; addirittura meno di un quinto svolge attività musicali (19%), artistiche o teatrali (16%)”.
Come guardano il futuro under 18 e le famiglie?
C’è uno “schiacciante pessimismo dei genitori (73%) rispetto al futuro dei ragazzi cui fa da controcanto l’ottimismo dei giovani, prevalente ma non plebiscitario: oggi, si dichiara ottimista il 45%, dato in calo di 8 punti rispetto al 2023”.
Non a caso, “il primo desiderio degli adolescenti per il futuro (65%) è in assoluto star bene con loro stessi; ancor prima della realizzazione economica e lavorativa”. Nelle risultanze dell’indagine Demopolis-Con i Bambini, in termini generali, “il futuro è ragione di preoccupazione per il 56%. Tra i timori degli under 18, oltre un terzo cita oggi la solitudine (36%) e la salute fisica o mentale (35%), percentuale in forte crescita dopo l’emergenza Covid”. Alla domanda “Con chi condivideresti un tuo problema personale?”” il 13% degli adolescenti ha risposto lo psicologo o il medico, una percentuale di gran lunga superiore ad altre figure di riferimento quali l’insegnante (5%), l’educatore o allenatore (4%)”.
Richieste di ascolto, di attenzione e rispetto che affiorano anche dal documentario “Non sono emergenza” di Arianna Massimi e dalle immagini di Riccardo Venturi che hanno attraversato l’Italia per due anni incontrando e ascoltando ragazzi e ragazze. E dalle migliaia di interazioni e commenti di ragazzi su Tik Tok e Instagram e dalle centinaia di messaggi condivisi tramite una cartolina speciale da inviare a loro stessi da grandi, per riempire la realtà con i loro sogni. “Ne abbiamo bisogno noi, ne avete bisogno, e tanto, anche voi adulti”, hanno sottolineato dal palco della Biblioteca nazionale da Asia, Gabriele, Cristina, Jacopo e gli altri ragazzi che hanno condotto l’evento. Una idea nata proprio dal confronto con gli adolescenti, insieme alla richiesta di lanciare l’idea di realizzare una panchina verde come simbolo del contrasto al disagio degli adolescenti, sperimentata con successo lo scorso luglio al Giffoni Film Festival, partner della campagna insieme ad altri 400 enti tra comuni, scuole, associazioni, fondazioni e altri enti di Terzo settore, istituzioni culturali, mondo dell’informazione e imprese.
“Con la campagna ‘Non sono emergenza’ abbiamo voluto fare emergere il fenomeno del disagio degli adolescenti in ottica propositiva: per comprendere dobbiamo conoscere e leggere i dati reali, elaborati dall’Osservatorio #conibambini e ascoltare ragazzi e ragazze, come abbiamo fatto attraverso la campagna e anche con l’indagine condotta da Demopolis – spiega Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini -. Per i tre giorni di incontri con la comunità educante, compresi i giovani, abbiamo scelto il titolo ‘Con i bambini cresce l’Italia’. Non è solo uno slogan, ma deve essere un impegno e un obiettivo condiviso.
I ragazzi non possono essere un’emergenza, ma sono una preziosa risorsa. È necessario muoversi come comunità educante e rendere realmente protagonisti i ragazzi, il futuro è loro. Solo investendo su bambini e ragazzi si può pensare di fare crescere l’Italia.
Ed è quello che il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile fa già e che intende far conoscere, condividendo esperienze e buone pratiche, con relative valutazioni di impatto, a beneficio di policy pubbliche orientate al benessere di tutti e di ciascuno. Migliaia di nostri ragazzi fanno cose straordinarie, studiano in modi nuovi e con impegno. Aiutano gli altri, puliscono l’ambiente, si interessano del mondo in modo creativo, inventano soluzioni per problemi. Tutto questo va mostrato di più”.
Secondo i dati dell’indagine sono ridotti i livelli di soddisfazione degli adolescenti italiani sulle variabili del vivere:
“La maggioranza assoluta, ma non plebiscitaria, esprime soddisfazione per il rapporto con gli amici (61%), il 51% per le relazioni familiari. Meno della metà è invece soddisfatta della vita scolastica (48%) e del tempo libero (45%). Solo il 38% si dice soddisfatto del rapporto con sé stesso”.
Il quadro cambia se si chiede ai ragazzi di indicare i timori che provano durante il tempo libero fuori casa. “Il 38% racconta la paura di essere vittima di episodi di violenza o bullismo, dato che fra le ragazze supera la maggioranza assoluta di citazioni (55%)”. Lo stesso timore è espresso dai genitori di figli adolescenti, ma con dati assai più marcati: “È del 73% la percentuale di quanti temono che i figli possano subire violenza; il 64% degli adulti esprime paura per possibili incidenti stradali, ma fra i ragazzi questa preoccupazione riguarda il 27% del campione”. Mentre il dialogo che gli adulti propongono si concentra nella maggioranza assoluta dei casi sulla vita scolastica (98%) e sulla cronaca locale, gli adolescenti trovano nella rete dei pari l’habitat relazionale in cui sperimentare e dirimere le dinamiche emotive ed il paracadute per i problemi personali.“Se l’86% dei genitori si illude che in famiglia i figli siano compresi meglio che da chiunque altro, i ragazzi citano invece i propri amici e coetanei. Gli adolescenti, infatti, condividerebbero un problema personale in prima istanza proprio con gli amici (58%). Meno di 1 su 2, il 43% con i genitori”.
Fuori dalle mura domestiche, nelle città d’Italia, l’ascolto delle istanze delle nuove generazioni non è migliore e le dimensioni urbane non sono affatto a misura di minori.
Secondo le risultanze dell’indagine Con i Bambini-Demopolis sulla povertà educativa minorile, condotta sull’intera popolazione italiana, “oggi sono inadeguati i servizi sociali (81%), i luoghi e le occasioni di apprendimento extrascolastico (80%), le strutture sportive e le palestre (64%), ma anche la scuola (59%)”. Inoltre,“gli italiani restano convinti che le opportunità dell’istruzione non siano oggi garantite equamente per tutti nel nostro Paese: per il 54% lo sono, ma con livelli di qualità differenti, e con forti divari. Il 33% dichiara non siano affatto garantiti. Appena il 9% crede che la scuola italiana garantisca oggi uguaglianza di opportunità per tutti”.
In questo contesto, a fronte di un’istituzione scolastica che meriterebbe un’azione di rilancio, cresce la convinzione diffusa che servano più interlocutori adulti in ascolto degli adolescenti e che la scuola non può avere l’esclusiva in tema di crescita delle nuove generazioni: “Oggi, l’83% degli italiani sostiene che la responsabilità della crescita dei minori appartiene a tutta la comunità, con un dato che nel 2019, in tempi pre-Covid, era del 46%”.