Papa a Cipro. Pizzaballa (patriarca): “Per continuare a essere un laboratorio di dialogo e un ospedale da campo”
L'attesa della Chiesa cipriota nelle parole del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa: "Una Chiesa viva e multiculturale che attende conforto e incoraggiamento da Papa Francesco per continuare ad essere un laboratorio di dialogo e ospedale da campo per i più bisognosi come i migranti in fuga guerre e povertà"
“La Chiesa di Cipro è una realtà multiculturale, creativa e colorata. Il numero dei fedeli locali è più piccolo rispetto a quello dei migranti stabilitisi nell’isola. È una chiesa molto viva, grazie anche alla presenza di laici impegnati e di migranti, che saprà trarre un grande conforto e incoraggiamento dalla visita del Pontefice”:
il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, è a Cipro per attendere l’arrivo di Papa Francesco. L’isola, che fa parte della diocesi patriarcale di Gerusalemme, torna così a ricevere un Papa per la seconda volta nell’arco di poco più di 10 anni: il primo fu Benedetto XVI nel giugno 2010. Ora Papa Francesco. Ad accogliere il pontefice argentino sarà proprio il patriarca latino che al Sir racconta il clima di attesa nell’isola, ma soprattutto il messaggio che la comunità cattolica e cristiana cipriota intende lanciare alla Chiesa universale e, perché no, anche all’Europa. Cipro, dal 2004, è un Paese membro dell’Ue anche se diviso in due poiché la parte dell’isola sotto controllo turco dal 1974 (denominata Repubblica turca di Cipro del Nord) é riconosciuta solo dal governo di Ankara. “Cipro è una terra separata da un muro e per questo ferita – dice al Sir Pizzaballa -. Il Muro che l’attraversa ci ricorda che non dobbiamo farci illusioni, la strada della riunificazione è ancora lunga, le divisioni sono profonde e chiedono tempo. La riconciliazione è una visione di lungo respiro che invoca coraggio e una fede convinta”, che la presenza del Papa non potrà che rafforzare. Oltre alla “voglia di riunificazione” la Chiesa cipriota intende testimoniare anche la bontà del suo cammino ecumenico. Spiega il patriarca latino: “le relazioni tra la Chiesa cattolica locale e quella ortodossa sono ottime. Quest’ultima ha messo a disposizione dei cattolici diverse chiese per permettere le celebrazioni. Cipro, come detto, è un’isola dove non mancano ferite, tensioni e divisioni, un riflesso di situazioni presenti in Medio Oriente, ma qui non hanno provocato irrigidimenti o polarizzazioni”.
Laboratorio di convivenza. Una Chiesa laboratorio di convivenza e dialogo che si concretizzano anche in campo sociale e caritativo.
“Papa Francesco parla spesso di una Chiesa ‘ospedale da campo’ – afferma Pizzaballa – quella di Cipro è una Chiesa che si rimbocca le maniche e si dà da fare”.
Anche i numeri lo testimoniano: “A causa degli sviluppi regionali e della più ampia crisi migratoria iniziata nel 2015 – spiegano da Caritas Internationalis – Caritas Cipro ha visto un drammatico aumento delle richieste di assistenza da parte dei rifugiati e richiedenti asilo. Caritas Cipro è una delle poche organizzazioni umanitarie locali che forniscono assistenza diretta ai rifugiati e richiedenti asilo. Attualmente, circa il 99% delle persone servite da Caritas Cipro è di origine migrante. Nel 2019 e nel 2020 Caritas Cipro ha registrato circa 2.300 nuovi beneficiari, una cifra che ha continuato ad aumentare nella prima metà del 2021 raggiungendo quota 1.500. Nel 2020, il numero di famiglie servite è stato di 3.822 provenienti da 66 Paesi diversi”. Anche così si porta speranza a quanti sono poveri e vivono ai margini della società cipriota. “Spesso, nella Chiesa, pensiamo alle strutture, a cosa fare e costruire – aggiunge il patriarca latino -. C’è una parrocchia a Paphos che non ha nulla, non ha una chiesa, non ha una canonica, eppure funziona benissimo come parrocchia, grazie ai laici e all’aiuto della chiesa ortodossa. Qui i sacerdoti sono pochi e i laici sono in prima linea nel dare il loro contributo”. La presenza di tanti migranti, ribadisce Pizzaballa, “ci ricorda che quello delle migrazioni non è un fenomeno temporaneo o episodico, ma globale che ha bisogno di risposte globali anche da un punto di vista pastorale. Per questo dobbiamo pensare ai migranti come parte integrante e risorsa della vita della Chiesa. A Cipro questo è un dato di fatto”.
Messaggio all’Europa. “Quella che sta per cominciare a Cipro e in Grecia, due Paesi bagnati dal Mediterraneo – continua il patriarca latino – è una visita che lancia un messaggio all’Europa. Tutto ciò che accade in questo Mare sarà determinante per il Vecchio Continente. Penso alla questione energetica, all’incontro tra Oriente e Occidente con tutte le sue implicazioni, ai migranti dal Medio Oriente e dall’Africa, tutte situazioni che qui si affacciano in maniera acuta e che arriveranno in Europa. Da sempre Cipro è una finestra per l’Oriente sull’Occidente, e viceversa. Da qui si vedono immediatamente sia le ferite sia i fenomeni che toccheranno le due sponde del Mare Nostrum. L’onda lunga di questa visita la vedremo a Firenze alla fine di Febbraio quando si ritroveranno – dopo l’evento di Bari – i vescovi del Mediterraneo e i sindaci della città più grandi che vi si affacciano”.
Pensiero a Betlemme. Da Gerusalemme il patriarca ha portato con se una icona di san Barnaba fatta a mano da artigiani cristiani di Betlemme: è il dono per Papa Francesco. “È molto bello – dice – che in un momento particolarmente duro per Betlemme, i cristiani locali abbiano avuto questo pensiero. Questa icona serve a ricordare che presto sarà Natale e non ci saranno pellegrini a festeggiare. Le ultime restrizioni adottate in Israele a causa della variante Omicron del Covid-19 stanno allontanando le residue speranze di ripresa dei pellegrinaggi, almeno per ora. A Cipro pregheremo anche per la Terra Santa”.