Offrire, rendere grazie, condividere. La pagina della moltiplicazione dei sei pani e due pesci, il mistero di Gesù come nutrimento di vita
Il racconto dell’evangelista ci mostra la differenza tra gli apostoli che ragionano in termini di mercato, con la logica del mondo, e Gesù con la certezza che “tutto è possibile a Dio”
Le parole del quarto Vangelo ci fanno riflettere sulla famosissima pagina della moltiplicazione dei sei pani e due pesci, il mistero di Gesù come nutrimento di vita. Domenica scorsa Marco ci ha raccontato il momento in cui, per lasciarsi alle spalle la folla e dare un riposo ai suoi, arrivati all’altra riva trovano ancora folla. Qui l’aspetto interessante – non possiamo pensare che Gesù non sapesse che avrebbero trovato numerosi uomini e donne a attenderli – è proprio il dialogo che si sviluppa tra il Signore e gli apostoli, in quei giorni in cui “era vicina la Pasqua”, scrive Giovanni. Sottolineatura non indifferente nel nostro riflettere, quasi a significare qual è il vero cibo che nutre la vita dei discepoli.
Il dialogo allora. È Gesù che, vista la folla, chiede a Filippo: dove possiamo comperare il pane perché tutta questa gente abbia da mangiare. Gesù, i dodici non sono certo ricchi, e infatti la cifra raccolta – duecento denari – non basta a sfamare nemmeno un quinto di quella folla. Ma ecco che Andrea avvicina un ragazzo che possiede sei pani d’orzo, il pane dei poveri, e due pesci. Ancora una volta il racconto dell’evangelista ci mostra la differenza tra gli apostoli che ragionano in termini di mercato, con la logica del mondo, e Gesù con la certezza che “tutto è possibile a Dio”. Il Signore ordina di far sedere la gente sull’erba – ecco l’eco del salmo “il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare” – e poi benedice quel poco nella cesta del ragazzo, che diventa il tanto che sfama la folla.
Già il pane, come dire il cibo: non è che siamo attenti se, come dicono le inchieste, nel 2022 un miliardo di tonnellate di cibo è andato sprecato a livello mondiale, pari al 19% del totale, mentre 783 milioni di persone soffrono la fame; in Italia lo spreco alimentare, si legge in un rapporto del Wwf, vale in Italia 15 miliardi di euro all’anno, circa un punto di Pil. Scriveva padre David Maria Turoldo: “credo sia più facile moltiplicare il pane, che non distribuirlo. C’è tanto di quel pane sulla terra che a condividerlo basterebbe per tutti”.
Ma torniamo al brano del Vangelo. Papa Francesco, all’Angelus, si sofferma proprio sul ragazzo e il suo cesto per coniugare tre verbi: offrire, rendere grazie e condividere. Offrire “è il gesto con cui riconosciamo di avere qualcosa di buono da dare, e diciamo il nostro ‘sì’, anche se ciò che abbiamo è troppo poco rispetto alle necessità”. L’immagine è quella del celebrante durante la Messa quando “offre sull’altare il pane e il vino, e ciascuno offre sé stesso, la propria vita. È un gesto che può sembrare poca cosa, se pensiamo agli immensi bisogni dell’umanità”. Ma il miracolo più grande, ricorda il Papa, è proprio quello del Signore che “si rende presente in mezzo a noi, per la salvezza del mondo”.
Poi, rendere grazie: “dire al Signore con umiltà, ma anche con gioia: tutto quello che ho è dono tuo, Signore, e per ringraziarti io posso solo ridarti quello che Tu per primo mi hai donato, assieme al tuo Figlio Gesù Cristo, aggiungendovi quello che posso”. Tutti possiamo aggiungere qualcosa, anche semplicemente “Signore, ti amo”, e “il Signore lo accoglie”.
Infine, il terzo verbo: condividere. E torniamo così alla celebrazione, alla comunione “quando insieme ci accostiamo all’altare per ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo: frutto del dono di tutti trasformato dal Signore in cibo per tutti”. Momento bellissimo, dice il Papa, “che ci insegna a vivere ogni gesto d’amore come dono di grazia, sia per chi dà sia per chi riceve”.
Angelus nel quale Francesco ricorda che “nel mondo c’è tanta gente che soffre per le calamità e la fame”, mentre “si continua a costruire e vendere armi e a bruciare risorse alimentando guerre grandi e piccole. Questo è uno scandalo che la comunità internazionale non dovrebbe tollerare, e contraddice lo spirito di fratellanza dei Giochi Olimpici appena iniziati. Non dimentichiamo, fratelli e sorelle: la guerra è una sconfitta”.
Ha quindi parole per la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani e, ricordando il tema – Nella vecchiaia non abbandonarmi” – dice: “l’abbandono degli anziani è, infatti, una triste realtà alla quale non dobbiamo abituarci”.