Nascosto, sotto gli occhi di tutti. Chi sono i “cosmati” e soprattutto cosa c’entrano con l’altare crociato della basilica del Santo Sepolcro?

Il ritrovamento di un altare crociato nella Basilica del Santo Sepolcro

Nascosto, sotto gli occhi di tutti. Chi sono i “cosmati” e soprattutto cosa c’entrano con l’altare crociato della basilica del Santo Sepolcro?

Le cinghie gialle sono state strette e assicurate a dovere. Per proseguire i lavori è necessario spostare quella grande lastra di pietra che da chissà quanto tempo è lì, appoggiata ad un muro e che col passare degli anni è diventata la lavagna di tanti pellegrini che, desiderosi non solo di elevare al cielo le loro preghiere ma anche di lasciare una traccia del loro passaggio terreno, non hanno esitato un solo istante a riempirla di cuori con tanto di inziali, graffiti e scritte disordinate in ogni lingua e colore.

Occhio e croce quella lastra peserà diverse tonnellate. Servono attrezzature e braccia forti per spostarla. Ancora un controllo per verificare se tutto è stato messo in sicurezza e poi ecco alzarsi la mano che dà il via libera alle operazioni. Tutt’attorno la squadra di operai e archeologi seguono con attenzione ogni singolo movimento, accompagnando e guidando la lastra mentre viene sollevata. Una volta che si è staccata da terra, con la medesima cura e attenzione la fanno roteare di 180 gradi. Ed è in quel preciso momento che, tra lo stupore generale e di fronte agli occhi increduli degli archeologi, si apre uno squarcio che porta tutti indietro nel tempo. Di 875 anni.

Gerusalemme, venerdì 15 luglio 1149. Sono trascorsi esattamente 50 anni da quando i crociati giunti dall’Europa avevano conquistato la Città santa e proclamato il Regno di Gerusalemme dopo secoli di dominio musulmano. Per celebrare il giubileo i crociati inaugurano la nuova basilica del Santo Sepolcro. Sulla porta principale il vescovo Fulcherio (+1157), patriarca latino di Gerusalemme dal 1146, aveva fatto scolpire a futura memoria un’iscrizione in latino: “Questo santo luogo è stato santificato dal sangue di Cristo, perciò la nostra consacrazione non aggiunge nulla alla sua santità”.

In occasione della riconsacrazione della basilica del Santo Sepolcro, che negli anni precedenti era stata magnificamente ampliata in stile romanico, vede la luce un’opera d’arte speciale, un nuovo e imponente altare maggiore, abbellito da eccezionali decori”.

“Sappiamo di relazioni di pellegrinaggi del XVI, XVII e XVIII secolo su un magnifico altare di marmo a Gerusalemme”, racconta Ilya Berkovich, storico dell’Istituto per lo studio della monarchia asburgica e della regione balcanica dell’Accademia austriaca delle scienze (ÖAW) e coautore di uno studio fresco di pubblicazione dedicato proprio a questo altare. Un altare che, per quanto abbia impressionato i pellegrini per molti secoli, altrettanto velocemente è sparito nel nulla. Un altare di diverse tonnellate di peso come volatilizzato. “Nel 1808 ci fu un grave incendio nella parte romanica della basilica del Santo Sepolcro – spiega Berkovich –. Da allora dell’altare crociato non c’era più alcuna traccia. Almeno così si è pensato per molto tempo”. Fino a quando, qualche settimana fa, l’archeologo locale Amit Re’em dell’Israel Antiquities Authority e lo stesso Berkovich dell’ÖAW non si sono ritrovati di fronte al “lato b” di quella enorme lastra di pietra che era stata appoggiata in un corridoio, accessibile al pubblico, sul lato posteriore della basilica. Quando, infatti, durante i lavori in corso all’interno della chiesa, la lastra è stata girata, ha rivelato il suo vero volto. Quella grande lastra larga oltre tre metri e mezzo, del peso di diverse tonnellate e decorata con ornamenti a nastro è stata subito identificata come il fronte, un tempo magnifico, dell’altare crociato medievale.

A darne notizia sul suo sito così come sulle sue pagine Fb e X, è stata in questi giorni la stessa ÖAW.

Per gli storici questa è una scoperta sensazionale sotto vari aspetti. In primo luogo perché la lastra è rimasta nascosta per così tanto tempo in un edificio intensamente studiato come la basilica del Santo Sepolcro, pur essendo quotidianamente sotto gli occhi di migliaia di pellegrini e di turisti. “Il fatto che un qualcosa di così importante sia potuta restare ‘nascosta’ per così tanto tempo senza essere riconosciuta è stata una grande sorpresa per tutti coloro che sono impegnati in questi mesi nei lavori all’interno della basilica”, sottolinea Berkovich. Ma le sorprese non finiscono qui. Perché il ritrovamento ha fornito nuove conoscenze sull’altare crociato, che ad oggi è il più grande altare medievale che si conosce. Del pannello frontale dell’altare si sono conservati circa due terzi della lastra di pietra originale. L’altare era decorato con due figure, dette “quinconce”. Con cinque cerchi formati da un’unica fascia intrecciata, la quinconce è uno dei motivi preferiti dai maestri cosmateschi. Questa figura è ricca di significati spirituali, tra cui l’infinità della creazione di Dio. I cerchi simboleggiano le cinque ferite di Cristo e alludono alla Croce di Gerusalemme, emblema del Regno crociato di Gerusalemme.

Ma chi sono i “cosmati” e soprattutto cosa c’entrano con l’altare crociato della basilica del Santo Sepolcro?

I cosmati erano marmorari romani che formavano varie botteghe, di cui si ricordano sette membri, appartenuti a diverse generazioni vissute tra il XII e il XIII secolo a Roma e nel Lazio, famosi per i loro lavori architettonici, per le sculture, ma soprattutto per i mosaici e le decorazioni realizzate prevalentemente in luoghi ecclesiastici. Il loro modello ornamentale, in base al quale decoravano chiostri, pavimenti, altari e amboni, si fondava sulla lavorazione di tasselli di pietre dure, di marmo, di pasta vitrea e di oro, collocati in modo da formare temi astratti. Il loro stile deriva in parte dall’arte bizantina e in parte dal gusto classico. La più importante famiglia fu quella di Lorenzo di Tebaldo Marmorario (1100-1150), del figlio Jacopo e dal nipote Cosma (da cui, nei primi secoli del XX secolo l’architetto Camillo Boito, conia l’aggettivo “cosmatesco” ad indicare proprio questa particolare forma di produzione artistica). I cosmati erano maestri in grado di decorare grandi superfici con piccole quantità di marmi preziosi, che veniva raschiato dagli edifici antichi della Roma medievale. Schegge che venivano minuziosamente attaccate alle superfici di pietra per creare motivi geometrici e ornamenti abbaglianti. Sia i maestri cosmati che il Papa erano consapevoli del valore di questa forma d’arte. Solo poche opere cosmatesche sono ad oggi conosciute al di fuori di Roma e finora solo una al di fuori dell’Italia: nell’abbazia di Westminster, dove il papa aveva inviato uno dei suoi maestri. Anche la pala d’altare cosmatesca riscoperta ora a Gerusalemme dev’essere stata realizzata con l’aiuto del Papa. Inviando uno dei maestri cosmateschi nel Regno di Gerusalemme per farvi realizzare l’altare crociato, egli aveva di fatto sostenuto la rivendicazione della cristianità sulla città. “Il Papa – commenta oggi Berkovich – ha onorato in questo modo la chiesa più santa della cristianità”. La speranza dello storico austriaco è che ora ulteriori ricerche negli archivi papali possano rivelare altri dettagli sulla storia della costruzione di questo altare e farci forse anche scoprire il nome del maestro cosmatesco che ha realizzato quest’opera d’arte.

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Fonte: Sir