A tutta birra. Oggi sr. Doris Engelhard è l’unica religiosa al mondo a produrre birra artigianale

Il convento di Mallersdorf, fondato dai benedettini di Bamberg nel 1109, è legato alla produzione della birra fin dal XII secolo

A tutta birra. Oggi sr. Doris Engelhard è l’unica religiosa al mondo a produrre birra artigianale

Scegliere luppolo e malti per produrre birre dall’aroma unico e originale è una vocazione. Lo si ha nel sangue. Lo sanno bene i mastri birrai di tutto il mondo.

Nel caso di sr. Doris Engelhard, possiamo dire che questa è una vocazione nella vocazione. 

Classe 1949, sr. Doris appartiene all’ordine delle suore Povere francescane della Sacra Famiglia, fondato dal beato don Paul Josef Nardini (1821-1862) e che ha la sua casa madre nell’ex monastero benedettino presente cittadina bavarese di Mallersordof, da cui le suore hanno preso il nome. 

Walburga – che è la più giovane di sette fratelli – cresce a Herrieden, centro abitato del distretto della Media Franconia. Fin da bambina ha il desiderio di diventare suora. Un desiderio che si fa sempre più concreto quando, a 13 anni, entra nel collegio del convento di Mallersdorf. Il padre, un solido tradizionalista bavarese, aveva però previsto per la piccola di casa una strada diversa: la più giovane degli Engelhard avrebbe potuto guadagnarsi da vivere lavorando con le proprie mani. Walburga pensa allora di studiare agraria, ma questo non era possibile all’interno della scuola dell’abbazia. Una monaca le propone allora di occuparsi del birrificio del convento. E lei accetta. Nel 1967 inizia gli studi e nel 1969 si diploma presso la scuola statale Ferdinand von Steinbeis di Ulm. Durante il periodo di tirocinio lavora per sette anni in una grande fabbrica di birra nel Saarland. Nel 1971 entra nel noviziato delle suore di Mallersdorf ed emette la professione temporanea nel 1973, prendendo il nome di Doris (la professione solenne arriva nel 1980). L’anno successivo sr. Doris supera l’esame di maestro artigiano. Nel 1975 raccoglie il testimone da sr. Lisana e diventa ufficialmente la mastra birraia di Mallersfdorf, recuperando l’antica tradizione del convento. 

Oggi sr. Doris Engelhard è l’unica religiosa al mondo a produrre birra artigianale. E lo fa da cinquant’anni. 

“Puoi servire Dio ovunque – ha spiegato sr. Doris in un’intervista all’Osservatore Romano – non importa che professione o che mestiere fai. È bello far piacere a Dio, alle mie consorelle e allo stesso tempo a quanti apprezzano la nostra birra”. D’altronde, come lei stessa ricorda, il legame tra la birra e le donne (anche quelle di chiesa), fonda le sue radici nell’antichità. “Ci sono varie versioni – racconta – ma si dice che l’antica birra nacque con molta probabilità dalle parti della Mesopotamia, da un pezzo di pane dimenticato all’aperto che, avendo preso umidità, cominciò a fermentare. Il liquido che ne derivò aveva proprietà sorprendenti. Tutto questo dovrebbe essere accaduto circa nel settimo millennio a.C.”. 

Fino al Medioevo, la produzione della birra era un compito affidato alle madri di famiglia, che dovevano provvedere al sostentamento del nucleo familiare e quindi dovevano provvedere anche alle bevande. Nei forni, subito dopo il pane, veniva prodotta la birra perché in quegli ambienti caldi circolava nell’aria un residuo di povere di lievito che facilitava la fermentazione della birra. Tracce di tutto questo le ritroviamo nel linguaggio comune. In Germania, infatti, la birra viene chiamata “flüssiges Brot”, pane liquido. 

Non solo. A dar vita alla birra che beviamo noi oggi è stata una donna, un dottore della Chiesa: Ildegarda von Binden. Nel suo “Libro delle creature” – dove studia e cataloga tutto ciò che esiste in natura – scrive che il luppolo induce tristezza, ma la sua amarezza ne fa un ottimo conservante naturale. Ed è proprio questa scoperta a cambiare in meglio e per sempre la produzione della birra. Il luppolo, infatti, è indispensabile per la conservazione del prodotto. 

Nel Medioevo molti monasteri, specialmente in Baviera e Belgio, ma anche in Italia, diventano produttori di questa bevanda torbida e nutriente, una versione più rudimentale e speziata di quella che beviamo noi oggi. 

Il convento di Mallersdorf, fondato dai benedettini di Bamberg nel 1109, è legato alla produzione della birra fin dal XII secolo. “I benedettini erano autarchici – spiega sr. Doris all’Osservatore romano – e sicuramente avranno iniziato in questo periodo a produrre birra. Esiste, poi, una bolla del 1432 che consente ai benedettini di Mallersdorf di vendere la birra in botti”. Oggi sr. Doris porta avanti quell’antica tradizione. “Produrre birra è per me un lavoro che mi permette di fare qualcosa di sano e di buono. È un piacere poter offrire ai nostri clienti una bevanda sostanziosa. Amo il mio lavoro, amo l’odore della birra e lavorare con creature di vita come il lievito e l’orzo”.

Ogni mattina si sveglia prima dell’alba e, dopo aver recitato insieme alle consorelle le lodi alle 5.30 nella cappella del convento, si reca nel birrificio dove rimane a lavorare per tutto il giorno. Questo tranne il lunedì, che è il giorno in cui viene prodotta la birra e che richiede più tempo. Per questo, la settimana di sr. Doris non inizia nella cappella del convento ma direttamente nel birrificio. Un processo, quello della produzione della birra, che richiede tempo: bollire, raffreddare, aggiungere il lievito, fermentare, maturare e imbottigliare. Sei settimane: questo è il tempo che impiega sr. Doris. Un tempo che supera quello dedicato dalla maggior parte dei grandi birrifici. E ogni particolare è seguito con estrema cura e precisione. Le materie prime provvedono dalla regione. Le Sorelle Povere coltivano l’orzo nella propria azienda agricola, mentre il luppolo proviene dalla regione di Hallertau. L’acqua è quella della rete idrica pubblica di Mallersdorf-Pfaffenberg. Fino al 1990 il convento aveva anche una propria malteria, ma con l’innalzamento delle temperature questo non è più possibile e il malto arriva da una malteria che si trova a pochi chilometri di distanza dal monastero.

Sr. Doris produce ogni anno 3.000 ettolitri di birra e 800 di limonata. Poco meno di un quinto della produzione è destinato alle 400 suore del convento e il resto viene messo in vendita. Ma solo a livello regionale, perché sr. Doris non usa conservanti. “È un prodotto fresco. Non si deve lasciare la birra lì ferma, seduta. Cambia sapore. Sarebbe da bere il prima possibile”. Chi, un paio di settimane fa, ha fatto tappa nello stand allestito al “Klostermarkt” nella stazione centrale di Zurigo, ha avuto una possibilità più unica che rara di assaggiare la birra di sr. Doris. E a spillare la bock e la maibock (due delle varietà di birra chiara prodotte a Mallersdorf) c’era proprio lei, sr. Doris, allegra e sorridente come è stata immortalata nel reel pubblicato per l’occasione su Ig.

Tutto il ricavato delle vendite va a sostenere le attività caritative ed educative in cui sono presenti le sorelle Povere Francescane della Sacra Famiglia.

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Fonte: Sir