Gaza. Amnesty: “Hamas e gli altri gruppi armati devono liberare subito i civili in ostaggio!”

L’organizzazione ricorda che nelle ultime settimane, decine di migliaia di persone sono scese in strada in tutto Israele chiedendo al governo di concordare un cessate il fuoco e negoziare la liberazione degli ostaggi. Si stima che, dal 7 ottobre, circa 116 persone siano state prese in ostaggio o catturate da Hamas e da altri gruppi armati a Gaza

Gaza. Amnesty: “Hamas e gli altri gruppi armati devono liberare subito i civili in ostaggio!”

Amnesty International ha ribadito oggi che Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi devono liberare immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi civili tenuti prigionieri dal 7 ottobre 2023 nella Striscia di Gaza occupata.
“Nelle ultime settimane, decine di migliaia di persone sono scese in strada in tutto Israele chiedendo al governo di concordare un cessate il fuoco e negoziare la liberazione degli ostaggi – sottolinea Amnesty International -. Le famiglie di questi ultimi hanno marciato da Tel Aviv a Gerusalemme anche oggi per chiedere la liberazione dei loro cari e sollecitare le autorità a concordare un cessate il fuoco, mentre le trattative sono riprese questa settimana. Si stima che, dal 7 ottobre, circa 116 persone siano state prese in ostaggio o catturate da Hamas e da altri gruppi armati a Gaza, incluse 43 persone la cui morte è stata confermata dalle autorità israeliane. Si ritiene che almeno 79 di coloro che sono tenuti prigionieri siano civili. Secondo il Forum degli ostaggi e delle famiglie scomparse in Israele, al 18 maggio erano stati ricevuti segnali di vita da 33 ostaggi. Durante tutto il periodo di prigionia, agli ostaggi è stato negato l'accesso agli osservatori indipendenti, compreso il Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), per valutare il loro stato di salute o le condizioni di detenzione”.

"Prendere ostaggi è un crimine di guerra. Coloro che sono ancora vivi sono tenuti in ostaggio da oltre nove mesi, lontani dai loro cari. Non può esserci alcuna giustificazione per infliggere a loro e alle loro famiglie un tale trauma e una tale angoscia - ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice delle ricerche di Amnesty International -. Da ottobre, Amnesty International chiede costantemente a Hamas e agli altri gruppi armati di liberare immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi civili. Tutti coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati con umanità, protetti da torture e altri maltrattamenti e avere accesso al Cicr, in conformità con il diritto internazionale. I malati e i feriti devono ricevere cure mediche".

Nonostante l'adozione, il 10 giugno, di una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco immediato da parte di tutte le parti in conflitto, le trattative per un possibile accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi non hanno finora prodotto risultati positivi.
Nel frattempo, i continui bombardamenti e le operazioni militari via terra di Israele a Gaza comportano sempre più gravi pericoli per i civili, siano essi palestinesi od ostaggi israeliani.

"L'attacco brutale di Israele a Gaza ha causato la morte di oltre 38.000 palestinesi, dando vita a una delle peggiori catastrofi umanitarie che il mondo abbia mai visto. La crisi in corso continua anche a mettere in pericolo la vita degli ostaggi israeliani a Gaza. Un cessate il fuoco da parte di tutte le parti in conflietto è il passo più urgente per alleviare le sofferenze di massa, prevenire ulteriori perdite di vite umane e garantire la protezione di tutti i civili", ha proseguito Guevara-Rosas.

In diversi casi Hamas e altri gruppi armati hanno tenuto gli ostaggi in edifici residenziali situati in aree densamente popolate, mettendo in pericolo anche la vita dei civili a Gaza e violando il loro obbligo di prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere la popolazione civile dalle conseguenze degli attacchi.

Secondo il ministero della Salute palestinese, l’8 giugno un'operazione condotta dalle forze israeliane nel campo profughi di al-Nuseirat per liberare quattro ostaggi ha provocato la morte di oltre 270 palestinesi. Il 12 febbraio, in una precedente operazione di salvataggio per liberare due ostaggi prigionieri a Rafah, erano state uccise circa 100 persone.

Il 3 giugno le autorità israeliane hanno annunciato la morte di quattro ostaggi. Tra loro c'era Yoram Metzger, 80 anni, che era stato preso in ostaggio il 7 ottobre insieme alla moglie Tami Metzger, 78 anni, dal kibbutz Nir Oz. Tami Metzger è stata liberata a novembre. Ayala Metzger, sua nuora, ha raccontato ad Amnesty International di essere delusa dalle autorità israeliane per il loro fallimento nel garantire la liberazione degli ostaggi: "Il nostro governo ha abbandonato gli ostaggi; non ha interesse a liberarli, non fa nessuno sforzo reale. Quello che serve prima di tutto è una decisione per fermare la guerra. [Il corpo di] Yoram è ancora a Gaza, non sappiamo esattamente cosa gli sia successo, ma è stato dichiarato morto. Con lui ci sono molti miei conoscenti che sono ancora vivi. Vogliamo ricominciare a vivere e ricostruire... ma non possiamo".

Ayala Metzger ha aggiunto che Tami, liberata a novembre, non riesce ancora a dormire: "È ancora preoccupata per le persone che erano con lei nei tunnel e di cui non sappiamo nulla. È difficile, è difficile andare avanti. È difficile protestare... la gente è stanca".

Alcune prove video verificate da Amnesty International indicano che alcuni ostaggi hanno subito maltrattamenti durante la cattura. Hersh Goldberg-Polin è stato preso in ostaggio vicino al luogo in cui si stava svolgendo il festival Supernova. Video verificati mostrano i militanti di Hamas che lo caricano su un camion e lo portano insieme ad altri verso Gaza, mentre il suo braccio sinistro risulta essere stato appena amputato sotto il gomito e sanguina gravemente. Un video diffuso da Hamas il 24 aprile 2024 mostra l’uomo, riconosciuto dalla sua famiglia, dopo che il suo braccio amputato era stato operato.

Gli ostaggi sono trattenuti in condizioni terribili e si teme che alcuni di loro possano essere stati sottoposti a maltrattamenti e torture durante la prigionia. Professionisti sanitari israeliani hanno dichiarato che gli ostaggi liberati hanno subito violenze fisiche e psicologiche. Hanno anche riferito che alcuni ostaggi hanno denunciato di essere stati picchiati, costretti ad assistere o partecipare ad atti violenti, costretti a subire violenze sessuali, tra cui rimanere nudi e aggressioni di tipo sessuale, confinati in isolamento o al buio totale e privati dei bisogni fondamentali, tra cui cibo e sonno, con gravi e durature conseguenze sulla salute mentale e fisica.
Gli ostaggi liberati hanno inoltre affermato che in alcuni casi i membri della stessa famiglia sono stati intenzionalmente separati gli uni dagli altri.

Amit Soussana, rapita dal kibbutz Kfar Azza e liberata nel novembre 2023, ha raccontato in un’intervista di essere stata in catene per tre delle settimane trascorse in prigionia a Gaza. Ha detto che l'uomo che la sorvegliava entrava nella sua stanza, si sedeva sul suo letto e le chiedeva di fare sesso e che, in un'occasione, l'ha costretta a compiere un atto sessuale minacciandola con una pistola. Alcune famiglie degli ostaggi con cui Amnesty International ha parlato hanno riferito di non aver alcuna informazione sui loro cari scomparsi da quasi nove mesi.
Tre parenti di Nathalie Smith, appartenente alla famiglia Kipnis del kibbutz Be’eri, sono stati uccisi, e altri sette sono stati presi in ostaggio. Sei sono stati liberati a novembre, ma uno di loro, Tal Shoham, è ancora prigioniero.

"Il fatto che gli ostaggi siano ancora lì è una ferita aperta. Non possiamo piangere i morti né iniziare a riprenderci," ha detto Nathalie Smith. La zia di Gil Dickman, Kineret Gat, è stata uccisa nel kibbutz Be’eri durante l'attacco del 7 ottobre. Le sue due cugine, Carmel e Yarden Roman-Gat, sono state prese in ostaggio.
Yarden Roman-Gat è stata liberata nell'accordo del novembre 2023. Carmel Roman-Gat, 40 anni, è ancora prigioniera a Gaza. Gil Dickman teme per il suo benessere fisico e mentale ed esprime sfiducia rispetto agli sforzi delle autorità per riportare gli ostaggi a casa: "La nostra vita si è completamente fermata e ne è iniziata una nuova, un film dell'orrore in cui il punto di partenza è stato un grande senso d’impotenza" ha dichiarato, aggiungendo di non sentirsi ancora in grado di elaborare il dolore o piangere: "Non possiamo farlo perché la cosa più urgente è lottare per la vita di chiunque possa essere ancora salvato, sapendo che in qualsiasi momento potremmo ricevere l’orribile notizia".

Dickman ha poi aggiunto che assistere alla distruzione subita dai palestinesi a Gaza lo fa sentire "molto male": "Quelli che sono dall’altra parte sono esseri umani e li considero vittime di questo ciclo di violenza, al pari di Carmel e della mia famiglia... Il terrore e la violenza alla fine colpiscono persone che desiderano vivere una vita pacifica".

"Un cessate il fuoco immediato e portato avanti da tutte le parti in conflitto è l'unico modo efficace per porre fine alla catastrofe umanitaria, alle morti di massa e alla distruzione che abbiamo visto negli ultimi nove mesi. Ma, indipendentemente dal raggiungimento di un accordo, Hamas e gli altri gruppi armati devono garantire la liberazione immediata di tutti gli ostaggi civili e Israele deve facilitare, senza ostacoli, l'ingresso e la distribuzione a Gaza di cibo, medicine e altri beni essenziali", ha concluso Guevara Rosas.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)