Operazione Fiumi: La grave situazione dei corsi d'acqua veneti tra inquinamento e gestione idrica

È la massiccia antropizzazione la “malattia” dei fiumi veneti, i cui sintomi si evidenziano nell’alta concentrazione di Escherichia coli - i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - presente in quasi tutti i corsi d’acqua analizzati e, soprattutto, nella grave sofferenza vissuta dall’imbrigliamento delle acque che ne frena lo scorrimento e limita l’efficacia della depurazione.

Operazione Fiumi: La grave situazione dei corsi d'acqua veneti tra inquinamento e gestione idrica

È quanto emerge dalla quarta edizione della campagna itinerante di citizen science e ambientalismo scientifico “Operazione Fiumi – Esplorare per Custodire” organizzata da Legambiente Veneto con il supporto tecnico di Arpav.

Organizzata per promuovere la tutela ambientale degli ecosistemi fluviali, segnalare eventuali situazioni di inquinamento dei corsi d’acqua e sensibilizzare e attivare i cittadini in azioni di volontariato ambientale, “Operazione Fiumi” anche quest’anno propone una foto puntuale dello stato di salute dei nostri fiumi: «In un contesto di grande pressione antropica come quello che caratterizza il nostro territorio regionale, aggravato dalla crisi climatica in corso, i fiumi, le risorgive e la rete dei canali irrigui della nostra regione sono messi a dura prova ed è sempre più necessaria un’accelerazione nel cambiare il modo di gestire questa preziosa risorsa - spiega Giulia Bacchiega, vicepresidente Legambiente Veneto - Per questo Operazione Fiumi ogni anno tiene accesa l’attenzione pubblica sullo stato di salute dei fiumi, sia in termini di gestione della risorsa idrica che della sua qualità, sollecitando le necessarie azioni da intraprendere in tutti i settori coinvolti».

Le otto tappe della campagna ambientalista hanno interessato i fiumi: Adige, Bacchiglione, Brenta, Fratta Gorzone, Livenza, Piave, Po, Sile e Retrone, ma anche i corsi d'acqua minori Brentella, Canal Bianco, Dese e Piovego. I 144 campioni raccolti in 52 punti tra maggio e giugno sono utilizzati per ricercare in particolare tre parametri: il batterio Escherichia coli, il glifosato e i PFAS.

Per quanto riguarda l’Escherichia coli, il cui limite normativo agli scarichi degli impianti è di 5000 (MPN/100ml) e la cui presenza già sopra le 1000 unità indica la possibilità di porre delle restrizioni per l’uso irriguo, sono stati riscontrati valori fuori norma nel 52% dei campioni analizzati (27 su 52), 11 (11%) dei quali con valori superiori a 5000. Per quanto riguarda il glifosato e i PFAS, i dati saranno disponibili solo a fine anno, quando verranno raccolti in un report conclusivo, ma l’analisi delle acque del Po segnala la presenza di concentrazioni medie di PFOS (sostanze della famiglia dei PFAS) superiori ai limiti di legge «in tutti i corpi idrici monitorati inerenti al fiume Po e ai diversi tratti del Delta. Un inquinamento invisibile - quello causato dai “forever chemicals” ben noti nella nostra regione per la vasta contaminazione delle acque di falda e superficiali che ha colpito le province di Vicenza, Verona e Padova - che però in questo caso, come sottolinea Arpav stessa, ha probabilmente origini in aree esterne alla regione Veneto e relativamente alle quali Legambiente ritiene indispensabile che vengano sollecitate le regioni e gli enti preposti al controllo che afferiscono al bacino del Po a monte del Veneto» ribadiscono gli ambientalisti.

Tema di questa quarta edizione di Operazione Fiumi è stata anche la gestione della risorsa idrica, questione centrale e ancora troppo spesso sottovalutata, per cui viene affrontata con processi in gran parte emergenziali: «Il problema della gestione della risorsa idrica, per Legambiente, non va inquadrato solo come rischio di esondazioni e alluvioni causati dall’abbondanza di precipitazioni perché anche i frequenti lunghi periodi siccitosi che abbiamo già vissuto nel 2022, alternati a brevi e intensi periodi di pioggia anche in periodi “tradizionalmente” a scarsità di precipitazioni, sono questioni che si intrecciano e con cui dobbiamo imparare a convivere nell’immediato se vogliamo smettere di continuare ad esporre al rischio la quantità e la qualità d’acqua a nostra disposizione» commenta Francesco Tosato, portavoce di Operazione Fiumi 2024.

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