Monselice attende il vescovo. «È in gioco il futuro del cristianesimo»
Dal 13 al 22 dicembre il vescovo Claudio in visita pastorale alle dieci parrocchie della città. Giorni di confronti sull'intero sistema parrocchia e sui ministeri dei laici.
La posta in gioco? «È il futuro del cristianesimo stesso».
Non ha dubbi mons. Sandro Panizzolo. L’arrivo del vescovo Claudio a Monselice per la visita pastorale, che accompagnerà le dieci parrocchie della città alle soglie del Natale, apre la riflessione sui segni dei tempi e sui molti temi che animano il dibattito in questo tempo di turbinosa trasformazione.
«Dalle tracce di confronto – continua il parroco del Duomo di San Giuseppe – abbiamo scelto di approfondire in particolare l’Eucaristia e la preghiera. Abbiamo l’impressione netta di non riuscire a intercettare il bisogno di spiritualità diffuso. Il nostro linguaggio rischia di risultare incomunicabile nei confronti della cultura odierna: lo si vede, per esempio, con le giovani famiglie che vengono a chiedere il Battesimo per i propri figli».
Una visita pastorale ordinaria, senza eventi specifici, permette di instaurare un confronto sui temi decisivi, anche se spesso latenti: «Possiamo parlare dei singoli capitoli della pastorale – continua mons. Panizzolo – ma a necessitare di una revisione è l’intero sistema parrocchiale. Lo stile di vita di oggi lo rimette in gioco, serve un ripensamento globale che ci rimetta alla ricerca di chi si è allontanato. Credo che su questo fronte l’interrogarsi di questi anni, in Diocesi, sia virtuoso, a patto che si abbia poi il coraggio di andare fino in fondo e tracciare una direttiva, una prospettiva nuova, senza accontentarci di prospettive tranquillizzanti».
Parole che hanno un risvolto nei fatti. «In consiglio pastorale abbiamo compreso come sia fondamentale dar vita al ministero della prossimità – aggiunge la vicepresidente Silvana Zamana – Persone capaci di farsi prossime ai singoli e alle famiglie a nome della comunità, specie nei momenti più significativi, come l’arrivo in città, la nascita di un figlio, un lutto o una malattia. Le persone sono state individuate, si tratta di instaurare il loro servizio e la loro formazione. A questo proposito, è molto prezioso il momento di “Preghiera per la guarigione” che viviamo da alcuni anni il secondo giovedì del mese: un Rosario meditato in cui citiamo tutti i membri della comunità che stanno attraversando un periodo di fragilità. E tra loro, purtroppo, ci sono anche molti bambini».
Al Duomo di Monselice, l’idea di ministerialità dei laici è ben radicata.
Cos’è necessario? Una buona selezione iniziale, la formazione costante, valorizzare i carismi di ciascuno e, infine, il mandato comunitario: sono stati ben 70 tra animatori e catechisti a riceverlo a ottobre, come pure ogni anno lo ricevono gli insegnanti del Sabinianum.
Il fatto è che nei centri medio-grandi non è semplice rendersi conto che tra una decina d’anni tutto sarà cambiato. Ne è convinto il parroco del Redentore, don Damiano Santiglia: «A Monselice, in trent’anni l’attività è rimasta pressoché inalterata, ma preti e religiosi si sono ridotti a un terzo. Ciò che dobbiamo cambiare è la nostra mentalità». «La visita pastorale rappresenta per noi laici la presa di coscienza che siamo di fronte a un passaggio epocale – conferma la vice del cpp del Redentore, Giorgia Rossini – Da noi le parrocchie con il parroco in comune sono poche e recenti. Noi in particolare abbiamo sempre avuto il parroco e anche la grazia di un chierico. Oggi sappiamo che questa realtà non è più scontata». I protagonisti in questi ultimi anni sono stati i giovani: «Il Sinodo diocesano si è posto all’interno di un cammino tracciato – riprende don Damiano – Da noi i giovani ci sono e sono coinvolti, ma se loro sono veloci, gli anziani conoscono la strada: è fondamentale che le generazioni si accolgano a vicenda e condividano i propri doni. In questo ci aiuta la vitalità della nostra Azione cattolica. Certo, attività formativa e ludica non trovano poi corrispondenza diretta nella presenza agli appuntamenti spirituali. La sfida sta lì».
Chi collabora molto con il Redentore, specie nella pastorale giovanile, è la comunità di San Cosma, che da febbraio condivide il parroco don Aldo Manfrin con la vicina San Bortolo. «Bisogna dire che i ragazzi sono molti e affiatati – conferma Mariateresa Baratto, vice del cpp – Sono ben seguiti, partecipano alla Chiarastella, a iniziative di carità, alla sagra e da qualche tempo collaborano fattivamente con le catechiste nel percorso di iniziazione cristiana». Con il vescovo, San Cosma si attende un confronto aperto, come un padre che viene ad ascoltare. «Prepararci a questo incontro è servito per fare il bilancio di quello che siamo: e ci siamo scoperti uniti, anzitutto tra consiglieri parrocchiali, e poi anche con la comunità, che risponde sempre quando interpellata».
La parrocchia “sorella” di San Bortolo non nasconde la difficoltà di salutare il proprio parroco, don Mauro Ferraretto, passato a Zugliano a febbraio, ma è stata anche capace di valorizzare i due anni trascorsi con lui. « Ci ha resi responsabili della vita della comunità – spiega la vice del cpp Roberta Fornasiero – Per questo alla domanda del vescovo, “come state?”, non possiamo che rispondere: “bene”! Certo, non avere più un parroco residente, ci fa sentire come noi laici siamo chiamati a promuovere le singole attività, altrimenti l’inerzia ci blocca. Stiamo toccando con mano quante lacune riempie un sacerdote in una comunità!». Il fulcro della pastorale a San Bortolo è la famiglia. È lì che la fede nasce e cresce, anche per la prossimità tra generazioni. Così da tempo si è superata l’approccio ai singoli componenti e questo è evidente nei “Punti di luce”, iniziativa di meditazione del Vangelo in famiglia nei tempi forti di Avvento e Quaresima.
Il vescovo Claudio arriverà per la prima volta al Montericco il 18 dicembre, a otto anni dalla consacrazione della chiesa parrocchiale. «È stata una scelta precisa – sottolinea il parroco don Tiziano Piovan – E in serata saranno qui da noi i giovani di tutte e dieci le parrocchie, sarà un momento importante». Centrali sono però gli adulti: «Chi di loro è formato è necessario a far crescere anche i giovani, senza contare che da decenni le famiglie hanno di fatto demandato alla comunità cristiana l’educazione alla fede dei loro figli». Il gruppo di parrocchie? «Per certi aspetti nel centro di Monselice è già in atto, ma sarà un’avventura tutta da costruire. Sarà necessaria una forte Pentecoste che ci renda capaci di un “sì” deciso come Maria».