Maternità e cervello. Le modifiche neurologiche che la gravidanza induce nei mammiferi
Durante la maternità, l’attività della corteccia infralimbica prende il sopravvento per dare priorità alla prole rispetto ad altri desideri concorrenti.
Più i mammiferi sono evoluti, più l’esperienza della gravidanza negli esemplari femmine – secondo la propria specie – diventa “incisiva” e trasformante. Ovviamente, l’apice di questa trasformazione globale si verifica negli esseri umani, in cui la gravidanza modifica profondamente le donne che la vivono, a molteplici livelli. In effetti, bisogna riconoscere che, in questa fase vitale, la “natura” sa bene organizzare i propri processi, in modo tale che anche le semplici trasformazioni biologiche vadano a vantaggio soprattutto dei soggetti più “bisognosi”, ovvero i figli concepiti.
Ne è esempio la già nota e ben definita impronta che la gravidanza lascia nella struttura cerebrale della madre. E ora, un nuovo studio (pubblicato sulla rivista “eNeuro”) ha potuto individuare ancora più nello specifico un cambiamento del cervello materno legato alla cura della prole: si tratta dell’area infralimbica della corteccia prefrontale, il cui compito è di filtrare diversi flussi di informazioni. La ricerca è frutto di una collaborazione tra Mariana Pereira, dell’Università del Massachusetts (Ahmerst, Usa) e Joan I. Morrell, della State University of New Jersey (Newark, Usa).
Si tratta di un esperimento condotto in laboratorio sui ratti, i cui risultati rivestono notevole importanza sia per comprendere in profondità le basi neurologiche delle cure materne nei mammiferi, sia per mettere a punto interventi terapeutici per neo-madri con problemi di tossicodipendenza. Purtroppo, infatti, le madri che assumono cocaina, in particolare, dimostrano una diminuzione notevole nella motivazione alle cure materne, con un drammatico impatto a lungo termine per la vita del bambino e, alla fine, della madre stessa.
In concreto, durante questo studio, i ricercatori coinvolti hanno voluto indagare i meccanismi dell’attivazione delle cure materne in diverse aree cerebrali; in particolare, gli studiosi si sono concentrati sulla corteccia prefrontale, cruciale nei processi decisionali, e sulle sue diverse porzioni (area cingolata anteriore, prelimbica e infralimbica).
Per poter approfondire quest’aspetto, sono stati impiegati alcuni esemplari di ratti femmine, animali in cui si può riprodurre la competizione tra comportamenti legati alla cura della prole e comportamenti di assunzione di droghe, attraverso l’inattivazione temporanea (ottenuta mediante la somministrazione di un anestetico locale) di diverse porzioni della corteccia prefrontale, al fine verificare il loro ruolo nel controllo del comportamento. I dati ottenuti evidenziano come, prima della sperimentazione, il 40% delle femmine di ratto preferiva trascorrere il tempo in una scatola con la cocaina, il 40% in una stanza con i cuccioli e il 20% in una stanza neutra. Ma quando il team di ricerca ha inattivato la corteccia infralimbica dei ratti, si è osservato un netto cambiamento: il 78% dei roditori, infatti, ha preferito la scatola con la cocaina, mentre nessuna delle femmine di ratto ha scelto la stanza dei cuccioli. In aggiunta, l’inattivazione della corteccia infralimbica ha anche diminuito l’intensità delle cure della madre verso i suoi cuccioli.
A controprova, l’inattivazione da parte degli autori di un’altra area della corteccia, quella prelimbica, ha fatto sì che il 71% dei ratti preferisse la stanza dei cuccioli, mentre nessuno di loro ha scelto la stanza della cocaina.
Queste evidenze, dunque, hanno permesso agli studiosi di formulare l’ipotesi che durante la maternità, l’attività della corteccia infralimbica prenda il sopravvento per dare priorità alla prole rispetto ad altri desideri concorrenti. Un’ulteriore riprova – questa volta sul piano neuro-fisiologico – di quanto sia “naturale” per una madre dare attenzione e cura alla propria prole.