Mamma, le banche! Quando "salta" una banca, lo stupore è sempre tanto
E' vitale, in un’economia, che ci sia un sistema finanziario sano e dinamico.
Se “salta” qualche grande fabbrica, si dice: eh, la concorrenza… o la crisi di questo e quello, o la delocalizzazione; e chi più ne ha… Insomma ci sembra che sia nell’ordine delle cose, che qualcuno vinca e qualcun altro soccomba nello spietato mondo economico.
Ma quando succede ad una banca, lo stupore è sempre tanto. Perché gli istituti di credito sono le “fabbriche di soldi” che maneggiano una materia prima, appunto, che non conosce crisi da quando è stata inventata. Ma non è vero, e i tonfi ci sono sempre stati: tra l’altro, sono molto fragorosi e a volte addirittura catastrofici.
La nascita della Banca d’Italia fu appunto frutto del clamoroso crack della Banca Romana, si era alla fine dell’Ottocento e, allora come ora, i tarli che minano la solidità di questi istituti sono sempre gli stessi: i cambi monetari, nel momento in cui vanno in una direzione mentre la banca si era fortemente esposta nell’altra; la scarsa qualità del credito concesso (insomma, soldi dati a chi non dovevano essere dati); crisi economiche tali da coinvolgere pure chi sta in cima alla catena alimentare. Le banche.
Una quindicina d’anni fa, negli Usa, fu la malagestione di alcune grandi banche (si diceva: sono troppo grosse per fallire) a creare una delle più dannose crisi economiche che abbiano coinvolto il mondo intero, e per anni. In Italia ci volle più di un quinquennio per sanare la ferita, saltarono governi, furono fatte dolorose riforme sociali. Si scoprì che l’andazzo era comune a diversi istituti tedeschi, olandesi, britannici e figuriamoci se noi italiani facevamo i virtuosi. Si disintegrarono la Popolare di Vicenza, Veneto Banca e qualche altro istituto minore; i tarli avevano mangiato le gambe al Montepaschi Siena, alla genovese Carige, alla Popolare di Bari.
Si fecero aggregazioni, si realizzò una grande operazione di “pulizia” dei bilanci intasati da tonnellate di crediti dubbi e inesigibili. Costò moltissimi ad azionisti e dipendenti, molto pure alle nostre tasche di contribuenti; ma il sistema fu salvato.
Perché è vitale, in un’economia, che ci sia un sistema finanziario sano e dinamico. Soprattutto in Italia, dove i capitali per investimenti non si raccolgono sul mercato, ma allo sportello bancario. Quindi si può ben capire l’ansia che crea la notizia che una media banca californiana abbia alzato bandiera bianca: perché, subito dopo, sono suonate le sirene d’allarme e sono bastate poche ore per scoprire che gli gnomi svizzeri di Credit Suisse non sono quel fulgido esempio di gestione bancaria che s’immaginava.
Una questione centrale è quella dei controlli delle autorità preposte. In Italia oggi siamo messi bene, negli Usa e in altri Paesi… Il problema è che la finanza ha le dinamiche negative di un virus: se un crack si argina subito, bene; altrimenti si diffonde rapidamente e ovunque senza difese. Ed essere “vaccinati”, non impedisce al virus bancario di fare danni alle situazioni più fragili. Ecco perché un battito di ali di farfalla in California spaventa il mondo intero.