Legambiente: "Per il trasporto pubblico del futuro occorrono oltre 30 miliardi di euro"
Il Rapporto Pendolaria 2021 oltre a fotografare la situazione esistente (pre e durante il Covid-19) indica le sfide da affrontare fino al 2030. Rafforzare linee metropolitane, trasporti locali e Mezzogiorno. “Il Recovery Plan del Governo Conte va cambiato”
Treni e metropolitane al tempo del Covid-19: meno passeggeri e peggioramento del servizio sulle tratte già problematiche prima della pandemia. Ma con il Next Generation Eu c'è la possibilità per l'Italia di prendere al volo il treno e dare una svolta alla vita quotidiana di oltre 6 milioni di italiani che ogni giorno utilizzano treni, metropolitane e tram per spostarsi. Il rapporto Pendolaria 2021 di Legambiente, presentato questa mattina, oltre a fotografare la situazione esistente (pre e durante il covid-19) indica le linee da seguire per il futuro. “Il Recovery Plan proposto dal Governo Conte deve essere cambiato -spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – : oggi è una lista d’interventi, mentre il Paese ha bisogno di una visione del cambiamento che si vuole mettere in campo, per affrontare i problemi e migliorare l’accessibilità su ferro in ogni parte d’Italia, in modo da raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea al 2030 e al 2050. Emissioni alle quali il settore dei trasporti contribuisce per il 26% e che dal 1990 a oggi non hanno visto alcun calo”.
Secondo Legambiente l'Italia da qui al 2030 deve prevedere investimenti pari a 13 miliardi di euro per gli interventi sulle linee nazionali e regionali e di 13,7 miliardi per quelli nelle città, oltre ai 5 miliardi per il rinnovo del parco circolante. “Un quadro di investimenti che in dieci anni, tra Next Generation UE, fondi strutturali, investimenti nazionali e regionali, è assolutamente alla portata di un Paese come l’Italia”, si legge nel rapporto Pendolaria. Gli obiettivi principali devono essere il rafforzamento delle linee metropolitane e dei i trasporti locali su treno, con una particolare attenzione al Mezzogiorno, che più di ogni altra parte d'Italia sconta deficit strutturali.
La situazione prima del Covid-19
Fino all’8 marzo 2020, data di inizio del lockdown, i segnali per il trasporto ferroviario erano positivi ovunque, con numeri in crescita dalle metro all’alta velocità. I passeggeri sui treni Alta Velocità di Trenitalia sono passati dai 6,5 milioni del 2008 a 40 milioni nel 2019. Nello stesso anno, il numero di coloro che ogni giorno prendevano il treno per spostarsi su collegamenti nazionali era di circa 50 mila persone sugli Intercity e di 170 mila sull'alta velocità tra le frecce di Trenitalia e Italo. Tuttavia, fuori dalle direttrici principali dell’alta velocità, la situazione del servizio in questi anni è peggiorata: per gli Intercity, l’offerta in termini di treni/km nel 2019 è scesa del 16,7% rispetto al 2010, così come il numero dei viaggiatori, crollato del 45,9%. Passeggeri in aumento anche sui treni regionali e metropolitani, che superano i 6 milioni ogni giorno e registrano un incremento del 7,4% tra 2018 e 2019.
La situazione durante la pandemia
Con la riduzione degli spostamenti e le limitazioni al riempimento massimo per garantire il distanziamento, a pagare i disagi maggiori sono i pendolari delle linee peggiori d’Italia che, purtroppo, si confermano senza miglioramenti. Sulle linee Cumana, Circumflegrea e Circumvesuviana di Napoli, sulla Roma Nord e la Roma-Lido di Ostia la situazione non è di certo migliorata quest’anno, malgrado la riduzione del numero di passeggeri. Linee lungo le quali la situazione era già drammatica per via di treni vecchi, stazioni in condizioni di degrado e una riduzione del servizio.