“Le droghe ai tempi del Covid”, arriva la nuova summer school
Com’è cambiata la realtà delle persone che usano droghe e gli stili di consumo durante il lockdown? La nuova iniziativa organizzata da Forum Droghe, Ctca e Cnca, dal 3 al 5 settembre prevede sei moduli formativi, tutti online, per illustrare ricerche, osservazioni sul campo e proposte innovative. De Facci (Cnca): “Le istituzioni riconoscano il valore della rete dei servizi territoriali nella gestione dell’emergenza”
Guardare la realtà “ordinaria” delle droghe attraverso la lente della “extra-ordinaria” esperienza della pandemia. È la nuova summer school “Le droghe ai tempi del Covid-19. Lezioni apprese perché nulla sia più come prima”, organizzata da Forum Droghe, Ctca e Cnca. L’iniziativa, giunta alla sua 12° edizione, approfondirà la realtà delle persone che usano droghe e gli stili di consumo, gli operatori e i servizi, la percezione sociale, le politiche e i paradigmi, raccontando come lo scenario è cambiato durante il lockdown, attraverso ricerche e osservazioni sul campo. L’obiettivo? Individuare le direzioni di un necessario e coraggioso cambiamento.
“Durante la pandemia abbiamo assistito a una riscrittura a 360 gradi dei servizi, con una grande attenzione alle persone e una forte vicinanza ai loro bisogni – afferma Riccardo De Facci, presidente del Cnca –. Questo ha riguardato i servizi di residenzialità, come le comunità, ma anche i centri diurni, i centri d’ascolto e i servizi di riduzione del danno e di prossimità. Tutti si sono attivati per dare una risposta immediata: nelle piccole accoglienze diffuse ci sono stati operatori che hanno vissuto l’intera quarantena in comunità, per non mettere a rischio le strutture. I centri d’ascolto hanno continuato i colloqui via web o telefono, dando la possibilità alle persone e alle famiglie di contattare gli operatori per avere un supporto nei momenti di dubbio e difficoltà. Anche la somministrazione dei farmaci sostitutivi è stata continuativa, il che ha funzionato grazie alla grande responsabilità degli utenti. E infine, le unità mobili e i drop in hanno continuato a lavorare nei quartieri e nei territori ancora luoghi dello spaccio, dando informazioni, fornendo siringhe, ma anche mascherine”.
Quest’anno la summer school si svolgerà online, con sei moduli formativi di tre ore ciascuno, da giovedì 3 settembre a sabato 5 settembre: si tratterà di un’occasione di incontro e confronto tra operatori e responsabili pubblici e del privato sociale, tra prassi, riflessioni e proposte innovative, sia italiane che europee. Tra i temi trattati, si parlerà anche del mercato illegale nella pandemia visto dai consumatori, delle trasformazioni degli interventi di prossimità virtuale e dell’accoglienza nelle strutture residenziali durante il Covid, ma anche di carcere e sostanze.
“Quella del carcere è stata la più grande criticità che abbiamo dovuto affrontare durante il lockdown – continua De Facci – . Le ribellioni nelle carceri hanno portato alle situazioni di assalto alle farmacie. Questi mesi di pandemia hanno bloccato totalmente le uscite dal carcere e le nuove accoglienze nei servizi territoriali residenziali, il che ha tolto ogni prospettiva alle persone inserite in percorsi di autonomia, che vedevano i tempi dilatarsi e non avevano certezze sulla possibilità di proseguire. Ciò ha causato crisi forti, episodi di autolesionismo e anche qualche caso di suicidio”.
Ecco perché oggi, conclude De Facci, non si può più pensare di dare per scontato il sistema territoriale di servizi e il lavoro delle comunità di accoglienza: “Si tratta di un supporto fondamentale alle fasce più fragili della popolazione, che ha permesso che contraddizioni sociali enormi non esplodessero, in un momento critico come quello della pandemia – conclude –. Ci sono volute settimane perché il governo emanasse delle linee di indirizzo, e anche quando sono arrivate l’impostazione era di grande rigidità. È importante che le istituzioni riconoscano il valore che ha avuto la rete dei servizi territoriali nella gestione dell’emergenza, perché il rischio è che non solo gli utenti, ma anche gli operatori si sentano abbandonati”.
Alice Facchini