La vita vale più di qualsiasi appalto

Nei primi nove mesi del 2024, in Italia sono state registrate 776 vittime sul lavoro, di cui 567 durante il proprio turno e 209 durante il tragitto casa-lavoro, con una media di 86 decessi mensili. Le proposte della Compagnia della Buona Impresa per arginare il fenomeno  delle cosiddette "morti bianche"

La vita vale più di qualsiasi appalto

Nei primi nove mesi del 2024, in Italia sono state registrate 776 vittime sul lavoro, di cui 567 durante il proprio turno e 209 durante il tragitto casa-lavoro, con una media di 86 decessi mensili. Un dato in aumento rispetto all’anno precedente, che necessita politiche adeguate nella prevenzione di quella che oggi può essere definita come una vera e propria emergenza sociale. Ed è per contrastarla che la Compagnia della Buona Impresa, un movimento di imprenditori cattolici riuniti nell’Associazione di promozione sociale San Giuseppe Imprenditore, da sempre impegnata nell’ambito del fare impresa in modo etico, sostenibile e responsabile, ha trasmesso, sia al Cnel sia alla presidenza della Repubblica, un documento contenente  alcune proposte per arginare il fenomeno  delle cosiddette “morti bianche”.

Lo studio elaborato dalla commissione, alla quale hanno contribuito tra gli altri Leonardo Corbo, già comandante nazionale dei Vigili del Fuoco, e Sandro Bonomi, past president di Anima Confindustria, prevede quattro novità “importanti”. La prima è la patente per gli addetti. La seconda, denominata regola del fischietto, con la quale si istituisce la nuova figura del sorvegliante autonomo, con “patente speciale, fisso in zona sicurezza, cui spetta la facoltà di rallentare o fermare le attività soprattutto per i lavori a rischio”, che riguardano almeno il 60% dei casi. Terza novità: l’addebito automatico a carico dell’appaltante dei costi causati da soste o rallentamenti dei lavori, sino a un 30% in più del prezzo pattuito in sede di appalto. Quarta misura è l’installazione di sistemi di video sorveglianza tra la zona a rischio, soprattutto in cantiere, e quella del controllo della sicurezza. Ma qual è lo scopo di questo lavoro?

“L’Associazione San Giuseppe Imprenditore – spiega al Sir il presidente Lorenzo Orsenigo – nasce per due scopi principali. Il primo è legato alla solidarietà! Attraverso il servizio del Telefono Arancione assistiamo colleghi che si trovano in difficoltà economiche e utilizzando l’esperienza acquisita li aiutiamo a combattere la vergogna e a superare l’indecisione. Come imprenditori poi, da una parte proviamo a fare squadra e a tenere alto il senso di responsabilità affinché l’asticella della nostra reputazione nella società resti sempre alta, dall’altra stigmatizziamo chi invece tende colpevolmente ad abbassarla.  Inoltre proponiamo soluzioni coraggiose, ragionevoli, etiche per tutta la categoria”.

Nell’ambito del “gravissimo” fenomeno degli incidenti mortali,

la Compagnia della Buona Impresa, braccio operativo dell’Associazione, cui fanno capo circa un centinaio di imprenditori, ha “studiato” e “maturato” delle soluzioni con l’obiettivo di far istituire un tavolo di confronto tra governo, imprese e sindacati.

“Le cause delle cosiddette morti bianche – aggiunge Marco Prainito, imprenditore astigiano e coordinatore della Commissione – sono riconducibili alla superficialità con cui viene liquidato l’argomento. Essenzialmente le cause possono essere ricondotte alla mancanza di tempo, cioè alla riduzione ossessiva delle tempistiche di esecuzione e consegna dei lavori e agli appalti al ribasso, di cui sono la premessa economica. L’istituzione di una figura terza o sorvegliante autonomo, in grado di fermare i lavori, dovrebbe imporre all’appaltante l’obbligo di dare il giusto valore delle misure minime di sicurezza. L’idea di aggiungere un valore extra (dovuto agli scarsi requisiti di sicurezza) al valore totale dell’appalto dovrebbe permettere a tutti di non sottovalutare il tema”.

“La vita – spiega Prainito – vale di più di qualsiasi appalto. Le regole le abbiamo, la struttura organizzativa anche. Si tratta di migliorare il nostro modo di sentire la responsabilità di impresa e di percepire il mutuo rapporto tra lavoro e rischio per la vita umana”.

E in vista della prossima apertura del Giubileo, l’Associazione ribadisce che i cattolici praticanti, “siano cittadini o politici, imprenditori o operai, devono saper testimoniare la propria esperienza di fede nei luoghi di lavoro, per vivere in comunione e cercando con pazienza e nel dialogo un’intesa e un accordo.

“Ciò non accade in politica e nel mondo del lavoro, dove – aggiunge Orsenigo – lacerandoci in scontri verbali e non, sprechiamo tempo e ricchezza. Se la fede non è un’esigenza umana ‘usa e getta’, dobbiamo usarla sempre. Noi stiamo lavorando per promuovere questa alleanza tra cattolici, soprattutto in ambito sociale ed economico e l’esempio l’abbiamo dato, noi imprenditori di fede cattolica, proponendo anche ad Acli e Cisl di fare proprie le nostre risoluzioni al fine di prevenire e ridurre le morti bianche”.

Raffaele Iaria

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Fonte: Sir