La tentazione di tornare indietro. Le leggi da osservare e i cristiani adulti
Siamo davvero liberi di scegliere? La possibilità incondizionata di scegliere è più importante anche della posta in gioco nella nostra scelta? Sono domande che ci siamo posti spesso in redazione di fronte alle raccolte firme per i referendum su eutanasia e legalizzazione della cannabis. In questi giorni poi la notizia di altre due consultazioni popolari, stavolta compiute: San Marino dice sì all’aborto, la Svizzera al matrimonio per gli omosessuali. Un primo risultato del nostro confronto è il servizio che potete leggere alle pagine 4-5 della nostra Difesa cartacea con le riflessioni di don Matteo Pasinato ed Enrico Furlan.
Ma la questione enorme della libertà è quanto mai attuale anche per la Chiesa. Papa Francesco ne ha parlato più volte in queste settimane. In particolare nel suo viaggio in Ungheria e Slovacchia al gruppo ecumenico il papa ha ricordato Il grande inquisitore di Fedor Dostoevsky.
«Cristo torna in terra di nascosto – ha detto il papa – e l’inquisitore lo rimprovera per aver dato la libertà agli uomini. Un po’ di pane e qualcosina basta; un po’ di pane e qualcos’altro basta». Proprio come il popolo ebraico che, nella fuga dall’Egitto, a un certo punto, quasi rimpiange la schiavitù: lì almeno c’erano un po’ di cipolle da mangiare. Il papa parla della «tentazione delle cipolle», cioè di tornare indietro, al conosciuto, per non sperimentare «la fatica e il rischio della libertà».
«A volte – ha osservato il papa incontrando il clero slovacco – anche nella Chiesa questa idea può insidiarci: meglio avere tutte le cose predefinite, le leggi da osservare, la sicurezza e l’uniformità, piuttosto che essere cristiani responsabili e adulti, che pensano, interrogano la propria coscienza, si lasciano mettere in discussione».
Il rischio più grande per la Chiesa è mettere al centro della propria vita se stessa, anziché la vita degli uomini e delle donne, alla quale annunciare Cristo. «Ci fa paura andare avanti nelle esperienze pastorali – ha detto Francesco ai gesuiti slovacchi – Penso al lavoro che è stato fatto al sinodo sulla famiglia per far capire che le coppie in seconda unione non sono già condannate all’inferno. Ci dà paura accompagnare gente con diversità sessuale. Ci fanno paura gli incroci dei cammini di cui ci parlava Paolo VI. Questo è il male di questo momento: cercare la strada nella rigidità e nel clericalismo, che sono due perversioni». Così “tornare indietro” diventa «un’ideologia che colonizza la mente». Eppure, ha aggiunto il papa di fronte ai suoi confratelli est-europei: la nostra «è un’epoca affascinante, di un fascino bello, fosse anche quello della croce: bello per portare avanti la libertà del Vangelo». Se non che, «ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare – ha affermato Francesco il 18 settembre ai fedeli romani – dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni: “Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili”, ha detto Maria».