La libertà è responsabilità e collaborazione
Se lo spirito di fazione prevale sistematicamente sull'interesse comune e sui valori che fondano la comunità nazionale, alla lunga una democrazia non può reggere.
Nelle settimane convulse e tese che il Paese sta vivendo, soprattutto per la nuova fase acuta dei contagi, non deve apparire stravagante un richiamo al discorso che Sergio Mattarella ha tenuto recentemente a Sassari in occasione del decimo anniversario della morte di un suo predecessore al Quirinale, Francesco Cossiga. Un contributo di grande rilevanza in sede di analisi storica, ma soprattutto un lucido e puntuale sforzo per ricondurre anche l’esperienza di un presidente che ha fatto molto discutere – e così diverso per temperamento dall’attuale Capo dello Stato – nell’alveo di una continuità della Repubblica che permane al di là dei mutamenti delle maggioranze e della dialettica tra posizioni diverse, intrinsecamente connessa al pluralismo politico e sociale. Questa continuità non è soltanto un’evidenza giuridica, comunque testimoniata dalla persistenza dell’assetto costituzionale di fondo, nonostante l’abitudine ormai consolidata di parlare di Prima, Seconda o addirittura Terza Repubblica. E’ soprattutto l’espressione della consapevolezza che ciò che unisce gli italiani è più importante di quel che li divide. Di tale consapevolezza c’è un enorme bisogno in questo momento difficile.
Per contrasto – e senza impostare parallelismi impossibili tra situazioni tanto diverse – viene alla mente quanto sta accadendo negli Stati Uniti d’America. Finora il presidente in carica non ha voluto dare garanzie chiare sulla sua disponibilità ad accettare un’eventuale sconfitta nelle imminenti elezioni per la Casa Bianca. Il rischio anche solo teorico di una transizione non fisiologica tra un presidente e l’altro, in un grande Paese già duramente provato dagli effetti della pandemia e che tuttavia conserva un ruolo cruciale negli equilibri planetari, è motivo di allarme in tutto il mondo, Italia compresa, e fa tenere il fiato sospeso quasi quanto l’esito stesso della competizione elettorale.
Se lo spirito di fazione prevale sistematicamente sull’interesse comune e sui valori che fondano la comunità nazionale, alla lunga una democrazia non può reggere. E ciò è tanto più vero quando il corpo sociale è ferito da un’emergenza sanitaria come quella nuovamente in atto e deve farsi carico di ulteriori sacrifici per evitare che essa assuma le proporzioni devastanti sperimentate nella prima parte dell’anno e soffochi sul nascere la ripresa di cui si comincia a vedere qualche frutto.
La necessità di mantenere aperte le scuole, le fabbriche, gli uffici implica una maggiore responsabilità dei singoli nel prevenire e limitare i contagi, ha sottolineato Mattarella ricevendo nei giorni scorsi la sua omologa greca Katerina Sakellaropoulou. E ha aggiunto che la libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione. Un messaggio che vale anche per tutti i soggetti della politica. Sia nelle sedi istituzionali dove si discutono e si compiono le scelte, sia nel dibattito pubblico in cui si forma il consenso dei cittadini.