La casa comune. La Terra è in difficoltà e ci costringe ad assumerci la responsabilità delle nostre scelte
I giovani devono fare un passo avanti e maturare la capacità proattiva di partecipare alle decisioni economiche e ambientali che riguardano il nostro Pianeta.
Economia e pandemia Covid-19, praticamente non si parla d’altro.
Siamo in emergenza e i due ambiti sono ormai sempre più intrecciati, anche se l’economia non ha mai smesso di essere tema centrale nell’epoca in cui viviamo. Poi c’è anche l’ambiente a richiamare fortemente la nostra attenzione, assieme ai principi etici e di sostenibilità rilanciati con vigore poco prima che esplodesse a livello mondiale il contagio da Coronavirus.
L’intento comune è quello di ripensare e mettere al sicuro la nostra “casa”. E’ proprio la radice οἶκος (casa), dal greco antico, a fondare etimologicamente entrambi i termini: economia ed ecologia. La nostra casa, il pianeta in cui viviamo, è in sofferenza, ci rivolge nuove sfide e soprattutto ci costringe ad assumerci la responsabilità delle nostre scelte. Ci ricorda che siamo “custodi” del Creato, non padroni.
Proprio qualche giorno fa, in occasione dell’evento digitale “The economy of Francesco” (Assisi, 19-21 novembre), il Papa si è rivolto ai giovani per sollecitare la loro sensibilità e orientare eticamente i loro comportamenti. “Non siamo condannati a modelli economici che concentrino l’interesse immediato sui profitti come unità di misura e sulla ricerca di politiche pubbliche simili che ignorano il proprio costo umano, sociale e ambientale”: il suo è stato un messaggio accorato.
Ai giovani Francesco ha chiesto un “patto”: “Siete chiamati a incidere concretamente nelle vostre città e università, nel lavoro e nel sindacato, nelle imprese e nei movimenti, negli uffici pubblici e privati”. Ha chiesto di “sporcarsi le mani” e ha pronunciato un monito duro: “O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra”.
Il cambiamento dei giovani, però, passa attraverso l’impegno degli adulti educatori. Dovremo arricchire i percorsi formativi di una particolare attenzione allo sviluppo di quelle competenze e sensibilità, che rendano i nostri figli realmente consapevoli e capaci di rispondere alle nuove e complesse sfide dell’economia e dell’ambiente.
Le scuole si stanno attivando in questo senso e possono contare anche sul supporto di Enti locali e aziende particolarmente “illuminate” riguardo gli scenari futuri. Le proposte educative, quindi, sono diverse e sempre più diffuse. Esse riguardano l’alfabetizzazione economica, con attività che spaziano dalla gestione del budget familiare a quello delle imprese, e la formazione di approcci integrativi, che tengano conto delle implicazioni delle attività finanziarie in ambiti dove il respiro etico diventa indispensabile. Inoltre, i percorsi proposti tendono a sviluppare una visione trasformativa dell’intera società, dove i concetti di finanza etica, consumo responsabile, economia circolare, responsabilità sociale e sostenibilità non restino soltanto delle belle parole.
I giovani devono, quindi, fare un passo avanti nel proprio personale percorso di crescita e maturare la capacità proattiva di partecipare alle decisioni economiche e ambientali che riguardano il nostro Pianeta, sia in veste di consumatori che in quella di cittadini e futuri lavoratori.
“Passata la crisi sanitaria che stiamo attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica”, ha avvertito Bergoglio. “Da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio. Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al servizio del bene comune”.
Ci avviciniamo alle festività del Natale: la riflessione educativa ha l’opportunità di essere arricchita anche da un reale approfondimento spirituale.
La ri-nascita che siamo prossimi a festeggiare deve aiutarci a rendere le nostre scelte più centrate sull’essere umano e sulla sua reale possibilità di vivere in un mondo che sia in grado di offrire benessere, salute ed equità ai suoi abitanti.
La sobrietà a cui siamo chiamati non è una punizione, ma concreto fermento per operare un cambiamento fecondo.