L'estate 2020 per il governo Conte bis. Un’agenda serrata e insidiosa
Il governo ha davanti settimane decisive per il rilancio del Paese devastato dalle conseguenze della pandemia.
L’estate in cui siamo appena entrati sarà diversa da tutte le altre anche per la politica. Un tempo – fin dagli anni Sessanta – c’erano i cosiddetti “governi balneari”, esecutivi di transizione che venivano messi in piedi per far decantare una situazione di crisi superando i mesi estivi e la pausa dei lavori parlamentari. Talvolta duravano più del previsto e andavano oltre i limiti programmatici che si erano dati al momento della formazione, ma la loro natura restava eminentemente tattica. Quest’anno altro che decantazione. Il governo ha davanti settimane decisive per il rilancio del Paese devastato dalle conseguenze della pandemia. Qualcuno, mettendo in fila impegni e scadenze, ha già parlato di un “luglio di fuoco”. Peraltro già l’estate del 2019 era stata incandescente.
L’8 agosto Salvini – con una mossa sorprendente – aveva dichiarato finita l’esperienza del primo governo Conte, per puntare direttamente a nuove elezioni. Invece era nato il Conte bis, la cui gestazione si era completata con il giuramento il 5 settembre. Non è passato neanche un anno e sembra un secolo. Mai e poi mai il premier e il nuovo esecutivo avrebbero potuto immaginare di dover gestire un’emergenza sanitaria, economica e sociale il cui unico termine di paragone è con il dopoguerra.
Il provvedimento più atteso e che dev’essere condotto in porto il prima possibile è quello sulle semplificazioni. Non si tratta soltanto di vararlo formalmente ma di fare in modo che possa dispiegare i suoi effetti con la massima rapidità possibile: è una condizione essenziale per la ripresa. Tale misura sarà anche uno dei pilastri del Programma nazionale di riforma, il documento che indica gli obiettivi strutturali per il prossimo biennio e che di norma viene presentato in aprile, mentre quest’anno è slittato a luglio. Il Pnr deve tracciare la rotta del “Recovery plan” italiano e la sua vicenda si intreccia inevitabilmente con la conclusione del negoziato europeo sulle misure di sostegno agli Stati colpiti dalla pandemia. Questo significa che dovrà finalmente essere presa una decisione sul Mes, che prevede fondi straordinari per le spese sanitarie e su cui maggioranza e opposizione si disarticolano: contrario il M5S e favorevole Forza Italia, almeno fino a questo momento. Il passaggio parlamentare si preannuncia quindi estremamente rischioso per l’esecutivo, che dovrà quasi certamente portare alle Camere anche un nuovo scostamento di bilancio, necessario per finanziare il prolungamento degli ammortizzatori sociali sino alla fine dell’anno (e anche per questo i contributi europei sono indispensabili). Nei due rami del Parlamento, inoltre, dovrà essere convertito in legge il decreto Rilancio.
Un’agenda serrata e insidiosa a cui il premier Conte arriva dopo l’esperienza degli Stati Generali. Una tappa di ascolto e di confronto significativa, in un Paese segnato da forti tensioni. Adesso è il momento della rapidità e della concretezza, come non cessa di ricordare anche il Capo dello Stato.