L’agricoltura “eroica” delle aree interne. Circa metà della superficie agricola produttiva è collocata in zone difficili. Il richiamo di Mattarella

Quanto sia importante l’agricoltura in questi ambienti, d’altra parte, lo si apprezza quando si vedono gli effetti dell’abbandono delle produzioni agricole e degli allevamenti

L’agricoltura “eroica” delle aree interne. Circa metà della superficie agricola produttiva è collocata in zone difficili. Il richiamo di Mat...

“L’unità del Paese, del nostro Belpaese, trova oggi nelle aree interne e montane, in quelle delle isole minori, nei borghi resi periferie, un aspetto di fragilità, per la rarefazione dei servizi, lo smantellamento di infrastrutture realizzate con sacrificio in passato”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, qualche giorno fa a Torino in occasione dell’assemblea 2024 dell’Anci, l’associazione dei comuni o italiani. Si tratta di un richiamo importante, che tocca la situazione di vasti territori della Penisola nei quali l’agricoltura ha un ruolo determinante.

Mattarella ha poi sottolineato come questi luoghi soffrano “di una marginalizzazione che mette a rischio il futuro di tante parti d’Italia e, già oggi, incide negativamente sui diritti di cittadinanza dei suoi abitanti”. Il presidente ha proseguito affermando che “la Repubblica non può abbandonare territori e popolazioni così essenziali alla propria integrità e identità”. E non si tratta di aree limitate quelle colpite da questa marginalizzazione. Lo stesso presidente ha ricordato come questi spazi occupino “il 60% del suolo d’Italia, dove vivono complessivamente 13 milioni di nostri concittadini”. Luoghi nei quali, come già detto, l’agricoltura riveste un ruolo e un significato cruciali. Sempre che questa attività produttiva ancora riesca ad esistere in questi territori.

Agricoltura in aree difficili, dunque, Agricoltura “eroica” è stata definita, così come in particolare alcune sue produzioni (periodicamente, ad esempio, vengono alla ribalta i “vini eroici”). Ed è una definizione azzeccata quella che identifica gli agricoltori di montagna o comunque delle aree difficili come “eroi”. A patto che questo eroismo non sia l’unico riconoscimento dato a questi imprenditori – perché sempre di imprenditori si tratta – che, per volontà oppure per costrizione, si ritrovano a gestire imprese in condizioni spesso ai limiti della vivibilità d’impresa. Perché quanto ricordato da Mattarella si applica pienamente alle imprese agricole delle aree interne che, tra l’altro, esercitano anche un ruolo di presidio del territorio di non poco conto. Quanto sia importante l’agricoltura in questi ambienti, d’altra parte, lo si apprezza quando si vedono gli effetti dell’abbandono delle produzioni agricole e degli allevamenti: ripe che franano, boschi che diventano giungle, infrastrutture che in poco tempo vengono ridotte e rovine, collegamenti viari inghiottiti dall’incuria.

Il significato economico e sociale dell’agricoltura delle aree interne è difficilmente calcolabile con esattezza. Il Crea (il più importante ente italiano di ricerca dedicato all’agroalimentare), recentemente ha però identificato alcuni tratti importanti spiegando che “le aziende agricole di queste aree sono caratterizzate da fragilità economica e da particolare difficoltà nel costruire reti. La pastorizia e la piccola agricoltura, tuttavia, non sono qui semplicemente una fonte di reddito, ma sono alla base delle identità culturali di questi territori, elemento strutturante delle relazioni sociali dentro alle comunità e dei rapporti dell’uomo allevatore e contadino con gli ecosistemi”. Utilità economica quindi, ma anche sociale, che può essere sintetizzata in pochi numeri. Stando alle ultime rilevazioni Istat, la superficie agricola delle aree interne arriva quasi a 13 milioni di ettari (il 56% circa del totale), ed è gestita da qualcosa come 1,6 milioni di aziende agricole di cui però meno del 40% arriva ad un valore della produzione superiore agli 8mila euro all’anno. E’ da questi dati che si comprende bene quanta strada queste aree debbano compiere per arrivare a condizioni dignitose di vita e di produzione.

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Fonte: Sir