L'abbraccio di Padova a don Luca e don Damiano

Nel pomeriggio di domenica 19 maggio, don Luca Susana e don Damiano Terzo sono stati ordinati presbiteri per l'imposizione delle mani del vescovo Claudio. La liturgia di ordinazione racchiude i molti significati di una fede che, dagli apostoli chiusi nel cenacolo nel giorno della Pentecoste, è giunta fino a noi e in questi preti novelli acquista futuro.

L'abbraccio di Padova a don Luca e don Damiano

La lunga ed emozionante celebrazione di domenica 19 maggio, durante la quale la Chiesa di Padova ha accolto due nuovi preti, ha avuto un significativo filo rosso: gli abbracci, i numerosi abbracci. Anzitutto quelli che don Luca Susana e don Damiano Terzo si sono scambiati con il vescovo Claudio al termine della liturgia dell’ordinazione. Quindi quelli che si sono scambiati tra loro, compagni negli anni determinanti della formazione. Infine, il grande calore con cui i parroci dei due preti novelli hanno concluso la vestizione dei due giovani in abiti liturgici: don Roberto Garavello, parroco di Valbona, e don Federico Fortin, parroco di Casalserugo, con il loro gesto hanno dato l’idea di due comunità che donano un figlio alla Chiesa diocesana, prima che gli abbracci diventassero “corali”, con altri presbiteri e poi con le famiglie d’origine che hanno accompagnato Luca e Damiano nella risposta alla Chiamata. 

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Nella sua omelia, don Claudio ha ricordato quattro caratteristiche del ministero presbiterale. Un prete «oggi ha il compito di accompagnare il discernimento vocazionale di ogni cristiano», per aiutarlo a cogliere la chiamata che il Signore ha riservato a lui. «È chiamato ad avere cura delle relazioni all’interno delle comunità». Accompagna «alla familiarità con la Parola, perché sia incontro tra il Signore Gesù e la propria vita». Infine, «è segno e strumento dell’unità: dove c’è un presbitero, che il vescovo, tutto il presbiterio e tutta la Chiesa».   

Pur ricorrendo di anno in anno, la messa delle ordinazioni presbiterali mantiene intatto il suo fascino. Anzitutto la cattedrale gremita che canta le litanie dei santi rivolta al Cristo crocifisso mentre i due ordinandi si prostrano a terra in preghiera. Quindi l'imposizione delle mani, in silenzio, da parte del vescovo e poi degli altri preti concelebranti, a dare corpo alla discesa dello Spirito, che quest'anno peraltro acquistava ulteriore significato per il fatto che l'ordinazione avveniva nella solennità di Pentecoste. E poi l'unzione dei palmi delle mani dei preti novelli con il sacro crisma e, infine, la consegna loro del pane e del vino appena ricevuti dai genitori degli ordinandi stessi.

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Negli impegni degli eletti e nella preghiera di ordinazione risuonano poi la forza del sacramento e la tradizione della fede, dagli apostoli riuniti nel cenacolo a pochi giorni dall'ascensione in cielo di Gesù, fino a oggi. È in questi due passaggi della liturgia che i giovani che stanno per diventare preti rispondono «sì, lo voglio» alle domande del vescovo circa la loro volontà di esercitare per tutta la vita il ministero sacerdotale; adempiere degnamente e sapientemente il ministero della parola nella predicazione del Vangelo e nell'insegnamento della fede cattolica; celebrare con devozione e fedeltà i misteri di cristo secondo la tradizione della Chiesa; «implorare insieme con noi la divina misericordia per il popolo a voi affidato». Ed è in questo momenti che i nuovi preti promettono filiale rispetto e obbedienza al vescovo attuale e ai suoi successori. 

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Si rinnova così la vicenda della fede nella terra che fu di Prosdocimo. Attraverso don Luca e don Damiano – e insieme a tutti gli altri presbiteri e i diaconi del clero di Padova – le comunità continueranno a ricevere i sacramenti e ad accogliere la Parola. I laici saranno sostenuti nel mettere a disposizione i loro doni per la crescita delle parrocchie e con esse della società stessa in cui sono inserite. Le famiglie troveranno un approdo certo, un confronto sicuro di fronte alle domande che i piccoli porranno loro sulla fede e sulla Chiesa, stimolati magari da un compagno di classe, dall'insegnante di religione o dalla vista di una chiesa in una piazza cittadina. I giovani sapranno a chi porre i loro interrogativi di senso, sapendo di ricevere una risposta disinteressata e di accedere a una relazione che può sostenerli nel trovare il loro sentiero nel pellegrinaggio della vita. 

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