Infanzia e adolescenza: i 10 anni dell’Agia. Garlatti: “In Italia i diritti ancora garantiti a macchia di leopardo”
“La pandemia ha mostrato come non si possa dare nulla per scontato e che ci siano nuovi diritti emergenti, come quello di accesso alla rete”. Nel bilancio per il decennale dell’Autorità, la garante parla di quanto è stato fatto e delle sfide per il futuro, come la definizione delle linee guida nazionali per la partecipazione dei minori alle decisioni che li riguardano
Al fine di assicurare la piena attuazione e la tutela dei diritti e degli interessi delle persone di minore età, in conformità a quanto previsto dalle convenzioni internazionali, con particolare riferimento alla Convenzione sui diritti del fanciullo, l’11 luglio 2011 è stata istituita in Italia l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia). Il decimo “compleanno” dell’Agia diventa l’occasione per fare il punto con la garante, Carla Garlatti, sui diritti di bambini e adolescenti in Italia.
Che bilancio può fare di questi dieci anni dell’Agia?
L’Autorità garante compie 10 anni, quindi potremmo definirla pre-adolescente. L’Autorità, per merito di chi mi ha preceduto, innanzitutto si è costruita, perché è partita dal niente e si è rafforzata sempre di più. Il bilancio è positivo, anche se c’è ancora molto da fare. L’Agia ha realizzato il primo monitoraggio in Italia delle risorse nazionali dedicate all’infanzia e all’adolescenza nel bilancio dello Stato. Sono state favorite la conoscenza capillare dei diritti dei minori previsti dalla Convenzione Onu e la consapevolezza che bambini e adolescenti sono soggetti di diritti, sotto la guida degli adulti di riferimento. Ancora, tanta formazione e l’istituzione, per iniziativa della precedente garante, Filomena Albano, della Consulta delle ragazze e dei ragazzi, un gruppo di ragazzi dai 14 ai 17 anni che discutono di argomenti che li riguardano. Mi piace anche ricordare la “Carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori”, scritta con un linguaggio comprensibile per i bambini, e gli interventi per i ragazzi fuori famiglia, tra cui possiamo ricordare le “Linee guida per il diritto allo studio delle alunne e degli alunni fuori famiglia”. E poi tutta l’attività di protezione per i minori stranieri non accompagnati. Un altro progetto importante è “Dallo scontro all’incontro: mediando si impara” per insegnare ai ragazzi a litigare “bene” cioè ricomponendo le fratture.
L’Italia a che punto è con il rispetto dei diritti di bambini e adolescenti?
Certamente dobbiamo fare ancora molto per combattere la dispersione scolastica, attività sulla quale adesso mi sto impegnando perché i fenomeni prima vanno studiati e analizzati, dopodiché si possono trarre le Raccomandazioni attraverso le quali l’Autorità garante fa sentire la sua voce presso chi detiene un potere di amministrazione attiva.
I diritti dei ragazzi sono garantiti in un certo senso a macchia di leopardo in Italia: se pensiamo, appunto, al diritto all’istruzione, alla mensa, allo sport, agli asili, ci sono Regioni dove questi diritti sono veramente a portata di tutti o di quasi tutti e Regioni, invece, in cui c’è ancora molto da fare.
Quello che però a me preme in questo momento è soprattutto prendere consapevolezza del fatto che diritti che vengono dati per scontati non lo so, perché con la pandemia sono stati fortemente compressi. Tra i compiti dell’Agia, c’è il monitoraggio sull’esercizio effettivo dei diritti; ora nostro impegno è verificare come questi diritti, dopo il Covid, possano nuovamente essere garantiti ai ragazzi: mi riferisco al diritto all’istruzione, allo sport, al tempo libero, alla spensieratezza, alla salute. Su quest’ultimo aspetto e, in particolare, sugli effetti della pandemia sulla salute mentale dei ragazzi, ivi compreso un eventuale aumento dell’uso di sostanze alcoliche e stupefacenti, abbiamo avviato uno studio scientifico, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero dell’Istruzione.
L’emergenza sanitaria ha mostrato nuovi diritti da tutelare?
Quello alla connessione ad Internet. Come abbiamo visto con la didattica a distanza, l’accesso alla rete è importantissimo, pur con le sue criticità, che nascono da un’esposizione eccessiva e incontrollata. Eppure, abbiamo scoperto che ci sono zone d’Italia che non hanno accesso alla rete perché non ci arriva, che ci sono famiglie che non possono permettersi un computer o deve ce n’è uno solo per più figli o dove serve ai genitori per lavorare in smart-working.
Occorrerà garantire a tutti il diritto alla rete,
anche quando la pandemia sarà finita perché internet è una fonte di apprendimento e anche di divertimento, purché siano sicuri.
Quali sono le sfide maggiori da affrontare oggi per garantire i diritti di bambini e adolescenti?
Garantire il diritto all’istruzione inteso in senso lato e quello alla partecipazione, cioè il coinvolgimento dei ragazzi nei procedimenti amministrativi e giurisdizionali che li riguardano. Infatti, il superiore interesse del minore, secondo l’articolo 3 della Convenzione Onu, è il faro che deve essere seguito tutte le volte che si assumono decisioni. Ora occorre fare un passo in avanti:
definire le linee guida nazionali per la partecipazione.
Poi c’è sicuramente, come dicevo prima, tutto il mondo del digitale. La strategia europea sui diritti delle persone di minore età che è stata licenziata dalla Commissione il 24 marzo scorso individua come importante l’area del digitale. Su questo fronte, è importante l’avvio delle attività del neo costituito gruppo di lavoro con Ministero della Giustizia, Agcom e Garante privacy su social e minorenni. Per rafforzare gli interventi sull’educazione digitale, inoltre, ho sollecitato di recente la costituzione, presso il Ministero dell’Istruzione, della Consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale, prevista dalla legge sull’educazione civica.
Questa è la vera sfida, difficile, ma che dobbiamo vincere.
Quali gli auspici per il futuro?
È necessario il rafforzamento dei poteri dell’Autorità, come propongono alcune iniziative di legge; poi
cercare di diffondere sempre di più la cultura che vede il minore come soggetto di diritto, la cultura del rispetto del bambino, non dimenticando che i ragazzi di oggi sono gli adulti di domani e che ciò che si spende per loro non è un costo ma un investimento sul nostro futuro.
Tra i progetti, oltre ai già citati sulla dispersione scolastica e la salute mentale, l’ampliamento della Consulta delle ragazze e dei ragazzi a livello nazionale, non più soltanto con una rappresentanza dei minori di Roma ma da tutta Italia in modo da rappresentare le esigenze e le problematiche che sono diverse da Regione a Regione. C’è poi una consultazione tra gli studenti, chiamata “La scuola che vorrei”, indagine pubblica per verificare cosa i ragazzi si aspettano e vorrebbero dalla scuola. Vogliamo anche rinnovare il protocollo con il Ministero della Giustizia e “Bambini senza sbarre” onlus: la “Carta dei figli di genitori detenuti”. Inoltre, per i bambini detenuti in carcere con le mamme, abbiamo chiesto al Ministero della Giustizia e a quello dell’Economia e delle Finanze di sbloccare quanto prima 4,5 milioni di euro per accogliere i genitori detenuti con bambini in case famiglia protette e in case alloggio. Dal Ministero della Giustizia abbiamo saputo che il decreto interministeriale è in stato avanzato e che è stato trasmesso alla Conferenza unificata.