Il vescovo Claudio scrive ai genitori: "Voi, maestri di fede", "Il tempo che stiamo vivendo è opportunità per mettere al centro la famiglia"
Trasmettono Gesù sguardi, carezze, rimproveri e, a volte, anche i difficili ma salutari “no”. Noi spaventatevi: noi preti, catechisti, accompagnatori restiamo a vostra disposizione
«Sono convinto che questa situazione rappresenti un’opportunità, perché ci “costringe” a dare verità e concretezza, finalmente, a tanti valori proclamati, come la centralità della famiglia, non sempre trasformati in esperienze e prassi concrete».
Si rivolge così, il vescovo Claudio, ai genitori a cui ha scritto una lettera in questo tempo di «invadenza inattesa del Coronavirus, che costringe forzatamente le nostre parrocchie a modificare radicate consuetudini», anche quelle legate alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana.
In ordine a questa situazione come opportunità, don Claudio dice ai genitori: «Quando vi siete sposati vi è stato chiesto: “Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?”. Anche quando avete chiesto il battesimo del vostro bambino/a, sacramento donato dalla Chiesa indipendentemente dalla condizione matrimoniale, vi è stato chiesto: “Cari genitori, chiedendo il battesimo per vostro figlio voi vi impegnate a educarlo nella fede. Siete consapevoli di questa responsabilità?”. Voi con l’aiuto di padrini/madrine avete risposto “Sì”».
A partire da questi testi liturgici il vescovo ricorda ancora ai genitori che «a voi appartiene il “ministero” dell’educazione alla fede oltre a quello di educare i vostri figli a essere uomini e donne. Il “ministero” – cioè il servizio, in virtù della chiamata che il Signore ci ha rivolto – di educare alla fede è legato soprattutto al sacramento del matrimonio cristiano, ma anche, ovviamente, all’esperienza di essere papà e mamma. Non si tratta di sapere delle cose – e in base a questo sentirci preparati o meno – ma di amare i nostri figli, attraverso la trama degli affetti quotidiani».
E qui, don Claudio tocca il cuore della questione: «La situazione che stiamo vivendo apre a un pensiero ulteriore: spetta innanzitutto a voi trasmettere ai vostri figli la via della fede, non solo ai preti e ai catechisti. Sono senz’altro preziosi, ma possono solamente contribuire al vostro compito, non sostituirvi in toto. Lo so che abbiamo dato la sensazione di essere noi gli esclusivi titolari dell’educazione alla fede dei bambini, è stata un’erronea interpretazione dalla quale, da qualche anno, stiamo cercando di uscire. A questa intuizione, infatti, sono legate le proposte di rinnovamento del cammino dell’iniziazione cristiana, che con coraggio abbiamo intrapreso in Diocesi».
Quindi «questo “tempo costretto” che stiamo vivendo, in cui ci è impossibile ritrovarci, sollecita a esercitare direttamente il mandato missionario affidato dal Signore a tutti i cristiani: siete missionari e padri e madri nella fede. Provate voi stessi allora a raccontare ai vostri figli cosa significa per voi la fede e l’importanza di Gesù per la vostra vita. Dite loro la forza e la gioia di appartenere a una comunità cristiana che voi stessi volete custodire. Create piccoli momenti di preghiera familiare, che possano anche far comprendere il valore di affidarsi al Signore... Può darsi che vi troviate spaesati e impreparati di fronte a questa proposta ma questa è un’occasione veramente particolare, un’occasione che definirei di grazia. Spero che i vostri parroci e catechisti possano mettersi a disposizione di tutti e di ciascuna famiglia per offrire alcuni strumenti necessari, aiutandovi soprattutto a esporvi direttamente con i vostri figli».
E ancora, «insegnate voi ai vostri bambini che cosa significa il dono della fede e diventare cristiani; mostrate loro la bellezza dei sacramenti della penitenza, della confermazione nello Spirito, della comunione eucaristica. Trovate le parole e le immagini per dire che cosa è il Vangelo, come e quando lo si legge e ascolta, come lo si trasforma in preghiera, che cosa svela del mistero della vita e dell’uomo, quali sono le speranze e la speranza che ci presenta. Tramandate ai figli la cura per i poveri, i deboli, la ricerca della giustizia, dell’amore, della pace che Gesù ispira continuamente al nostro cuore».
Non ci sono maestri nelle relazioni educative e nella trasmissione di verità: «Trasmettono Gesù gli sguardi e le carezze, i rimproveri e, a volte, anche i difficili ma salutari “no”. È la vostra vita di papà e di mamma che rende presente il Signore: questo è il carisma e questo è il ministero ecclesiale che vi è affidato! La vostra vita è scuola di fede! Anche se non lo si vuole, è comunque così, perché l’adulto è comunque educatore in se stesso. Anche quando si affrontano le difficoltà, come adesso, si è educatori alla vita e alla fede».
Conclude don Claudio: «Cari genitori, non spaventatevi. Noi restiamo a vostra disposizione ma non perdete questa occasione di aiutarci a riscoprire l’antica prassi che portava la Chiesa ad affidare ai genitori secondo la carne, il dono di generare alla fede secondo lo Spirito».
A presbiteri e diaconi. Teniamo viva la rete spirituale che ci unisce
«Davvero ti sento tanto vicino»: sono solo alcune delle sentite parole che il vescovo Claudio ha rivolto in una lettera a ciascun presbitero e diacono della Diocesi di Padova. A loro, poi, ha consegnato due domande: come stai vivendo questa situazione del tutto inedita? «Mettendomi nei tuoi panni, infatti, immagino la fatica di mettere assieme le importanti indicazioni che arrivano dall’alto, con la personale percezione della realtà e le esigenze della comunità che conosci bene». E ancora: come stai? Come sta la tua vocazione? «Non pretendo una risposta, ti chiedo di tentare una risposta da te stesso e, se vuoi, condividerla con qualcuno...».
Don Claudio, poi, si focalizza sulla comunità: «Mi sembra che questo tempo ci stia spogliando di tradizioni e abitudini, ma ci permetta di intravedere spazi nuovi dove comunicare con Gesù». Su questo sfondo il vescovo offre alcuni spunti. E conclude: «Teniamo viva la rete spirituale che ci unisce».
Al mondo della sanità. Grazie del vostro servizio. Prego per voi
«Carissime e carissimi medici, infermieri e operatori sanitari – ha scritto il vescovo Claudio – mi permetto di farvi pervenire la mia vicinanza, di dichiararvi la mia stima e di ringraziarvi per tutto quello che state offrendo e su cui contano le persone più deboli e anziane.
Mi presento con questo grazie come cittadino ma anche come vescovo che, a nome di tante comunità religiose, riconosce nel vostro lavoro un servizio prezioso alle persone che hanno bisogno anche di quella cordialità e calore che la vostra encomiabile dedizione sta testimoniando.
Non trascurerò di ricordarvi nella preghiera, perché per intercessione di san Luca e di tutti i vostri santi patroni, abbiate forza nel vostro servizio. Vi accompagni la mia benedizione».