Il valore dell’ortofrutticolo. Il settore continua ad essere importante ma deve fare i conti con difficoltà crescenti
Certo l’aumento dei costi di produzione per le imprese del comparto che, fra l’altro, dovranno fare i conti con la diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.
Un settore importante, che vale miliardi di euro e decine di migliaia di posti di lavoro e che cerca di tenere il passo dei mercati nonostante l’emergenza economica. Il comparto ortofrutticolo italiano è uno degli esempi della capacità dell’agroalimentare nazionale di produrre qualità e competitività, anche se la situazione contingente pesa moltissimo.
Certo, occorre guardare in faccia alla realtà. Oggi, quasi quattro aziende ortofrutticole su dieci (38%) sono in difficoltà. Questo almeno indica una recente analisi Coldiretti/Ixe’. E’ il frutto della situazione, con il cambiamento delle modalità di acquisto con gli aumenti mensili di spesa che vanno dal +14% per la frutta al +24% per gli ortaggi nei supermercati, una crescita che, tuttavia, non ha compensato le perdite all’estero e nella ristorazione. In effetti, se si guarda al dettaglio dei mercati ortofrutticoli, il quadro che se ne trae è certamente allarmante. “I prezzi dell’ortofrutta sono in balìa di un andamento di mercato schizofrenico: appena un prodotto manca i prezzi salgono, quando invece abbiamo un chilo di merce in più i prezzi scendono, ma questa è la naturale legge della domanda e dell’offerta”, è il commento diffuso in questi giorni da Fruitimprese e da Apeo (l’Associazione dei produttori e degli esportatori ortofrutticoli) che hanno poi aggiunto come sia praticamente certo l’aumento dei costi di produzione per le imprese del comparto che, fra l’altro, dovranno fare i conti con la diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori. Condizione, d’altra parte, comune un po’ a tutte le imprese ortofrutticole europee; tanto che l’associazione di categoria Freshfel Europe ha quantificato l’aumento dei costi per il mondo produttivo dell’ortofrutta in almeno 500 milioni di euro al mese.
Condizione precaria, quindi, quella dell’ortofrutta nazionale, che deve guardare ancora più di prima ai mercati mondiali oltre che al contenimento dei costi. Così, se prima della crisi le vendite in giro per l’Europa di ortofrutta nazionale valevano già 4 miliardi di euro (adesso ovviamente in pericolo), tutti cercano di consolidare i mercati già esistenti e di aprirne di nuovi. Anche nei luoghi più inaspettati. E’ il caso del mercato della Thailandia che ha appena aperto le porte, con un protocollo ufficiale fra i due Stati, alla vendita di mele italiane. Qualcosa che è stato definito come un risultato eccezionale, frutto della stretta e proficua collaborazione di tutte le parti coinvolte – i produttori, attraverso Assomela e Cso Italy, il ministero delle Politiche agricole, gli uffici Ice in Italia e a Bangkok, l’ambasciata italiana in Thailandia e la delegazione Ue nel Paese.
Certo, oltre agli accordi internazionali, occorre anche creare le condizioni minime per continuare la produzione in Italia. Sfida difficile, visto che oltre alle bizze del clima proprio gli ortofrutticoltori devono destreggiarsi anche con le difficoltà generate da Covid-19. Quanto siano importanti le prossime settimane, lo si capisce dal fitto calendario delle raccolte snocciolato da Coldiretti. In molte aree dello Stivale è già in corso la raccolta per fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) e in pieno campo. Presto inizieranno le raccolte di frutta ad partire dalle prime ciliegie in Puglia. A seguire poi partirà la raccolta delle albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, con la scalarità delle diverse varietà fino a settembre. A maggio inizia la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia, a giugno le prime pere, ad agosto le prime mele.