Il sorriso e il gelo. David Sassoli e quel confine tra umanità e disumanità
Le testimonianze e i ricordi confermavano la statura di un uomo che, dopo quello giornalistico, aveva scelto l’impegno politico quale forma alta ed esigente di carità e di giustizia.
L’immagine di bambini, padri e madri che camminano e si fermano nel gelo al confine tra Polonia e Bielorussia si poneva a tratti come sfondo ad alcuni momenti dei funerali di David Sassoli.
Al presidente del Parlamento europeo che aveva ritmato la vita con le parole del fondatore dello scoutismo: “Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato“ era ben presente quello straziante vagabondare in cerca di un po’ di calore umano. Si era impegnato senza risparmiarsi per fermare il gelo della disumanità.
Le testimonianze e i ricordi confermavano la statura di un uomo che, dopo quello giornalistico, aveva scelto l’impegno politico quale forma alta ed esigente di carità e di giustizia.
Quello sguardo sull’uomo dimenticato e offeso ai bordi delle città europee e del resto del mondo aveva interrogato le coscienze anche nel tempo della malattia.
Era uno sguardo sorridente ma in quel sorriso c’era anche un fondo di severità, un richiamo alla responsabilità, un appello a credere che un’altra politica era ed è possibile e quindi doverosa.
Il volto era rivolto al confine tra Polonia e Bielorussia dove perfino i “Medici senza frontiere” devono abbandonare il campo perché è impedito loro di spingersi nella foresta per soccorrere le vittime del gelo dell’indifferenza.
Il presidente del Parlamento europeo chiede anche oggi all’Unione europea, a tutti i suoi cittadini, di guardare là dove è il confine tra moralità e immoralità, tra umanità e disumanità. Guardare e agire perché questi migranti continuano a morire nel silenzio, spinti in un fiume, inseguiti da cani, percossi da uomini in divisa mandati da governi che buttano nel cestino gli appelli dell’Unione europea al rispetto dei diritti umani.
David Sassoli è la, in mezzo a quella “povera gente” con quella passione per la dignità e i diritti di ogni persona che era sbocciata alla luce della scuola di don Milani, della poesia di padre Turoldo, della testimonianza di Giorgio La Pira, sulla strada dello scoutismo.
L’ultimo saluto della sua terra natale si è unito a quello dell’Unione europea: due grandi occasioni per ritrovare e coltivare i valori e gli ideali che il presidente del Parlamento aveva raccolto dai padri fondatori. Li aveva posti a fondamento di una cultura politica attenta ai segni dei tempi, alle attese di giustizia e di solidarietà. Attese di tanta povera gente che chiede ai singoli Paesi europei e alle Istituzioni comunitarie risposte che tengano vivo il sorriso e fermino il gelo.