Il saluto alla Chiesa di Padova di don Lucio Nicoletto, vescovo eletto di São Felix do Araguaia
Riportiamo il testo del videomessaggio che don Lucio Nicoletto, nominato da papa Francesco vescovo di São Felix do Araguaia, ha rivolto alla Chiesa di Padova riunita in sala San Gregorio.
Carissimi amici e amiche della Chiesa di Padova! Rivolgo a voi tutti un affettuoso saluto carico di ogni pace e benedizione dal Dio della vita.
Mi rivolgo a voi con la gratitudine e la gioia di un figlio che riconosce tutto l’amore con cui questa mia chiesa madre mi ha accolto fin dal giorno del mio battesimo, mi ha accompagnato lungo tutta la mia vita a conoscere Cristo, a lasciarmi amare da lui, a lasciarmi condurre e sedurre dal suo Spirito per scoprire la bellezza del suo progetto d’amore per tutta l’umanità. Questa stessa Chiesa mi ha aiutato ad accogliere la Parola di Cristo e a lasciarmi plasmare da essa. Mi ha insegnato a riconoscere il Cristo presente e operante nella vita e nella testimonianza di tanti uomini e donne che hanno offerto la loro esistenza per testimoniare con la propria vita i valori del Regno. Mi ha insegnato che non c’è annuncio senza la testimonianza di quella carità per la quale Cristo ha dato tutto se stesso, soprattutto verso i più poveri e gli ultimi, diventando lui stesso povero e ultimo. La grazia della missione è arrivata nella mia vita come un vento forte, un uragano che mi ha cambiato profondamente a partire dalla logica dell’incarnazione.
Quando sono arrivato in Brasile sapevo che stavo portando il tesoro nascosto e la perla preziosa del Vangelo che la stessa Chiesa di Padova mi affidava perché potessi annunciarlo. Ma la comunione con tutti i miei fratelli e sorelle di missione e con le comunità con cui lo Spirito mi invitava a camminare – dapprima nella Diocesi di Duque de Caxias e in seguito nella Diocesi di Roraima – mi hanno aiutato a sentire la missione secondo i parametri di Cristo che si è svuotato completamente, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. L’amore passa necessariamente dalla porta dell’incarnazione. Ringrazio pertanto questa Chiesa madre di Padova che mi ha offerto l’opportunità di vivere questo “Kairos” nella mia vita, questo tempo propizio per lasciarmi visitare dal soffio dello Spirito e lasciarmi ricreare a sua immagine somiglianza. Per questo considero la missione come la dimensione della fede che ha salvato la mia vita dal qualunquismo insipido e ha mantenuto vivo dentro di me l’impegno a essere come sentinella che attende, operosa, cieli nuovi e una nuova terra. Nella notte delle ingiustizie, discriminazioni, le tante lacrime di cuori spezzati, la sentinella che mantiene accesa e viva la fiamma della fede riesce a intravedere già all’orizzonte le prime luci dell’alba di una realtà nuova fatta di compassione, misericordia, di lotta e di resistenza davanti al male che non potrà mai prevalere perché l’amore è sempre più forte della morte e la vita ha sempre l’ultima parola.
È con questi sentimenti che ho accolto dal Santo Padre Francesco questa nuova missione che mi porterà a camminare in una realtà dove il grido degli oppressi continua a rimanere inascoltato dai potenti di questo mondo, ma non dal cuore di Dio. La realtà della Prelatura di San Felix do Araguaia, nello stato brasiliano del Mato Grosso, porta in sé il segno profondo della voce di Dom Pedro Casaldaliga, il primo vescovo di questa terra che per più di trent’anni ha gridato, con la vita, opportunamente e inopportunamente, la parola del Vangelo come profeta e fratello dei poveri, facendosi lui stesso povero come Cristo. Ha lasciato un’eredità di parole, gesti e impegno radicale per la vita degli ultimi assieme all’ideale conciliare di una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa tutta ministeriale completamente protesa all’impegno di essere voce dei senza voce. Lontano da ogni privilegio che la sua posizione ecclesiastica gli offriva, ha abbracciato con la vita e la parola ciò che lo Spirito ha suggerito alla Chiesa latinoamericana attraverso il documento dell’Assemblea dell’episcopato latino-americano a Medellín, nel 1969: l’opzione preferenziale per i poveri. Così, la vita, la missione e la poesia di Casaldáliga sono diventati un vero invito a mantenere viva la speranza, soprattutto in tempi bui, sia personali che sociali. Sono un’esortazione a tenere davanti agli occhi il Vangelo e la sua forza dinamica nella Chiesa e nel mondo. Durante la sua permanenza a São Felix do Araguaia certamente ha cercato di vivere a suo modo quella semplicità evangelica e profetica che papa Francesco esorta i vescovi e i sacerdoti ad abbracciare senza paura e con gioia.
Anche per questo mi sento allo stesso tempo onorato e inadeguato davanti al compito di portare avanti questa eredità che è stata segnata dalla vita di quanti mi hanno preceduto in questo nuovo ministero episcopale: dom Pedro prima e, in seguito, dom Leonardo Steiner, attuale arcivescovo di Manaus e cardinale dell’Amazzonia e dom Adriano Ciocca Vasino, attuale amministratore apostolico di São Felix. Cosí, cominciando questo nuovo capitolo della mia storia mi affido alla vostra preghiera. Sia essa la forza d’amore che ci unisce e ci riunisce attorno a Cristo, pietra viva, scartata dalle logiche egoistiche di questo mondo, ma scelta da Dio come fondamento della vita, di ogni vita, di tutta la vita!
Voglio ringraziare il nostro carissimo Vescovo Claudio nel suo ministero apostolico di essere primo tra fratelli e sorelle come guida e pastore di questa nostra Chiesa madre che è in Padova. Nella sua persona voglio ringraziare anche il Vescovo emerito Antonio dal quale ho ricevuto la grazia dell’ordinazione diaconale e presbiterale, ormai ventisei anni fa. Ringrazio tutti i miei fratelli preti del nostro presbiterio diocesano, gli animatori e le animatrici delle nostre comunità cristiane e quanti nella nostra Chiesa diocesana mi hanno accompagnato, mi hanno dimostrato stima e affetto e si sono sempre fatti vicini al di là del tempo e dello spazio. Un ringraziamento particolare va alla mia famiglia, a mio papà Dino che è già in cielo e sicuramente già sta pregando per me, e a mia mamma Paola che grazie a Dio è ancora tra noi; ai miei fratelli Rossano ed Elisabetta, ma anche Andrea e Geraldine e le loro famiglie. Ringrazio di cuore anche la mia seconda famiglia che sono i miei compagni di classe per avermi sempre fatto sentire presente nei loro incontri e nel loro cammino. Ringrazio ancora le comunità cristiane di Ponso e di Carceri che mi hanno visto nascere e mi hanno aiutato a crescere nella fede e nella carità. Ringrazio un’altra famiglia che è stata fondamentale per il mio cammino: i missionari e le missionarie, preti religiose, religiosi e laici della nostra terra padovana in Brasile, che stanno ancora operando nella diocesi di Roraima e quanti sono già rientrati dopo un periodo di missione.
Nutro la speranza che questo evento sia vissuto da tutta la nostra Chiesa diocesana come un’occasione propizia per celebrare la missione come frutto della gioia di appartenere a Cristo; gioia di vivere con il Signore che ci ha mandato e che ci invia: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi!» Gv 20,21. Gioia di vivere con la gente che il Signore ha messo sulla nostra strada.
L’8 dicembre 1975, papa Paolo VI mandava la sua bellissima lettera che trattava della dimensione missionaria della Chiesa e scriveva: «Conserviamo dunque il fervore dello Spirito. Conserviamo la dolce e confortante gioia d’evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime. Sia questo per noi – come lo fu per Giovanni Battista, per Pietro e Paolo, per gli altri Apostoli, per una moltitudine di straordinari evangelizzatori lungo il corso della storia della Chiesa – uno slancio interiore che nessuno, né alcuna cosa potrà spegnere. Sia questa la grande gioia delle nostre vite impegnate. Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza, ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo, e accettino di mettere in gioco la propria vita affinché il Regno sia annunziato e la Chiesa sia impiantata nel cuore del mondo».
Voglio concludere consegnandovi questa preghiera del Card. Newman, perché ci accompagni in questi giorni di preparazione all’ordinazione.
«Guidami, dolce luce, attraverso le tenebre che mi avvolgono. Guidami Tu, sempre più avanti! Nera è la notte, lontana è la casa: guidami Tu, sempre più avanti! Sempre più avanti! Reggi i miei passi: cose lontane non voglio vedere. Mi basta un passo per volta. Così non sempre sono stato né sempre ti pregai affinché Tu mi conducessi sempre più avanti! Amavo scegliere la mia strada, ma ora guidami Tu, sempre più avanti! Guidami, dolce luce! Guidami Tu, sempre più avanti!».
Don Lucio Nicoletto Vescovo eletto di São Felix do Araguaia - MT