Gesù non può essere sottointeso!
Alcune riflessioni sulla veglia. Nell’aver messo al centro della veglia il Santissimo Sacramento c’è il manifesto programmatico della pastorale giovanile in Diocesi
Ce lo ripetiamo spesso: i numeri non devono essere il primo criterio di verifica di un’attività pastorale. Ma in questi tempi di “vacche magre”, in cui stiamo riscoprendo, non senza umiliazioni e bocconi amari, il valore del “piccolo gregge”, diciamocelo: vedere oltre 1.500 giovani affollare la chiesa degli Eremitani fa bene al cuore! E non solo al mio e a quello di chi ha collaborato alla realizzazione di questa quinta veglia dei giovani, ma anche a quello degli stessi partecipanti.
Penso in particolare ai giovani delle parrocchie del vicariato di Quero-Valdobbiadene che, insieme al loro don Gabriele Benvegnù, hanno affrontato oltre un’ora e mezza di macchina; penso agli oltre quaranta giovani di Campodarsego, che si sono sentiti coinvolti, grazie al loro don Giovanni Casalin, nella realizzazione dei gadget insieme ad alcune signore della parrocchia. Penso anche ai singoli o agli sparuti, ai coraggiosi e forse anche un po’ demoralizzati, che sono venuti comunque...
Quando si sono spente tutte le luci e quattro fari hanno illuminato il Santissimo Sacramento al centro della Chiesa, è stato ben più di una coreografia emozionante e di impatto. È stato un manifesto programmatico della pastorale giovanile della nostra Diocesi: (ri)mettere al centro Gesù, toglierlo da quel regime da sottinteso in cui a volte è relegato nelle nostre comunità. E da lì ripartire per essere sale e luce del mondo.