Economia e Vangelo. La scelta. Il profitto e/o la meraviglia
Da un paio d’anni presto servizio come volontaria portando la spesa alla signora Rita e alla sua famiglia.
Un giorno Rita, che spesso non ha finanze sufficienti per fare la spesa, mi ha raccontato di aver incontrato al supermercato una ragazza che non vedeva da anni, ora senzatetto, e di averle dato 15 euro perché consapevole delle sue difficoltà. Ho provato sgomento e mi sono chiesta il motivo di un tale spreco, ricordandomi subito della povera vedova che nel Vangelo offre al tempio “solo” due monete di rame ma che per lei sono in realtà la più grande ricchezza; così anche Rita ha scelto di spendere più di ciò che poteva per il bene di quella ragazza.
Ogni giorno prendiamo migliaia di scelte, influenzate dal modo in cui guardiamo chi ci sta accanto, il mondo, le cose. Anche nell’economia ogni scelta ha come base lo sguardo che abbiamo sul prossimo e su ciò che ci circonda: devo proteggermi da persone che pensano solamente ai propri interessi o posso vedere nell’altro qualcuno in cui si può avere fiducia? Questa differenza è alla base di due pensieri economici: l’economia politica, dove ciò che conta è massimizzare il profitto, spremendo, se necessario, cose e persone, e l’economia civile, basata sui principi di reciprocità, fraternità, gratuità.
Parlando di economia, pensiamo spesso a qualcosa che ha a che fare solamente con i “potenti” che decidono delle sorti del mondo. In realtà ogni nostra piccola o grande scelta ha implicazioni economiche, e noi possiamo decidere di essere calcolatori che vogliono trarre il massimo profitto, o riconoscere la meraviglia del dono che è l’altro, e aprirci alla possibilità di “sprecare” qualcosa di nostro per il bene di qualcuno più o meno vicino a noi.
Un esempio concreto di azione l’ha proposto Mohammad Yunus durante Economy of Francesco, quando ha evidenziato le profonde disuguaglianze generate da un sistema finanziario che persegue solo il profitto. In risposta a ciò egli ha ideato il microcredito, uno strumento economico che sostiene finanziariamente persone in condizioni di povertà ed emarginazione. L’economista bengalese ci invita, nelle scelte di investimento e di risparmio, a preferire istituti bancari e fondi di investimento in cui la dimensione del profitto sia accompagnata anche dal contributo al bene comune in contesti come il microcredito, l’innovazione sociale o la sostenibilità ambientale. Facendo spazio con consapevolezza a progetti che perseguono il bene comune forse la sensazione di sprecare il profumo dovuta al minor profitto sarà contrastata dalle note inebrianti di una fragranza che va a toccare non solo pochi privilegiati ma davvero tutti. E noi a chi vogliamo fare spazio?
Luca Pittarello, Anna Da Rin
e i giovani padovani di The economy of Francesco