Economia e Vangelo. Il coraggio di scegliere ciò che conta davvero

La riflessione spirituale sull’economia della Chiesa e delle comunità a partire dalle Scritture. Inizia un nuovo percorso mensile. Questa settimana ci guida il capitolo 27 degli Atti degli apostoli

Economia e Vangelo. Il coraggio di scegliere ciò che conta davvero

Quando il vescovo mi ha chiesto di tornare dall’Africa per iniziare un servizio nell’economato della Diocesi, per prima cosa ho cercato dei testi di spiritualità sul tema. Non ne ho trovati molti. Le librerie cattoliche erano piene di libri, ma ben poco che si occupasse di come dare un’anima all’economia.

Lontana dalla sua anima, l’economia si perde nell’inseguire il tornaconto e l’accumulo e non può che lasciare vittime dietro di sé; se invece ritrova la strada della comunione e del bene comune farà rinascere una solidarietà capace di includere gli “scarti”. Di questa fraternità abbiamo tanto bisogno anche nelle nostre comunità cristiane, dove la gestione dei beni deve ritrovare la sua vocazione attraverso scelte concrete e credibili. Ancora di più in questo tempo di pandemia, noi cristiani vogliamo contribuire a far nascere una nuova economia che corrisponda ai cambiamenti che stiamo vivendo da circa un anno: per questo il vescovo Claudio ha chiesto a ogni comunità un impegno straordinario di condivisione con chi ha sofferto di più in questo tempo. Anche per il futuro, ci interessa concorrere a un’economia che metta al centro i bisogni degli ultimi; che preferisca percorsi di solidarietà agli interessi individuali; che sia attenta al creato, affinché la casa comune possa ospitare anche i nostri figli. Nelle nostre comunità vogliamo imparare a considerare in modo nuovo le priorità da stabilire, i progetti da realizzare così come il nostro impegno nel custodire i beni ricevuti da chi ci ha preceduto.

Iniziamo il nostro cammino dalla fine degli Atti degli Apostoli, quasi ricevendo da loro il testimone della fede nuda, quella che rimane oltre ogni naufragio possibile.

«…vi invito a farvi coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi, ma solo della nave…» (At 27, 22).

Nella tragedia Paolo diventa una presenza profetica: cerca di infondere coraggio a quanti si trovano sulla nave mostrando una calma e una tranquillità capaci di sostenere gli altri nell’angoscia e nella disperazione. Con decisione interviene per bloccare il tentativo di chi pensava di abbandonare la nave, mostrando l’insensatezza di iniziative solitarie che cercano una salvezza individuale che non potrà venire se non rimanendo insieme. Lo ripete anche a noi oggi papa Francesco nella sua ultima enciclica Fratelli tutti al numero 32: «Una tragedia globale come la pandemia del Covid-19 ha effettivamente suscitato per un certo tempo la consapevolezza di essere una comunità mondiale che naviga sulla stessa barca, dove il male di uno va a danno di tutti. Ci siamo ricordati che nessuno si salva da solo, che ci si può salvare unicamente insieme».

Insieme, vogliamo trovare un cammino profetico in questo nostro tempo così profondamente segnato dall’epidemia e la prima responsabilità che abbiamo è quella di recuperare le ragioni della speranza per poter incoraggiare e sostenere quanti navigano al nostro fianco. Le continue lamentele e le accuse reciproche non ci aiutano. Questo è il nostro presente e quella che stiamo vivendo è la realtà che il Signore ama. Qui siamo chiamati a incarnare il Vangelo, senza indugiare in sterili nostalgie di tempi andati. Lasciarsi andare allo scoraggiamento e alla tristezza farà affondare il nostro spirito prima ancora che la nostra nave.

«Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si fecero coraggio…» (At 27, 35).

Il mare dove naviga la nave della nostra vita è in tempesta. Per ritrovare la fiducia non dobbiamo inventare strategie impossibili, ma semplicemente riguadagnare l’essenziale come san Paolo che spezza il pane e rende grazie: nella dispersione recupera la fraternità e nella sofferenza ritrova l’Amore di un Dio Padre che non abbandona i suoi figli.

Con il mare in tempesta anche la barca della Chiesa vive le sue fatiche: ma non siamo soli, il Signore è con noi. Il suo Spirito ci dona il coraggio di compiere anche scelte dolorose, ma necessarie perché la nostra nave possa raggiungere la riva.

«...Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare» (At 27, 38).

Buttare il frumento in mare sembrerebbe una follia, ma sarebbe ancora più folle affondare per non averlo fatto. Molte delle nostre comunità si sentono appesantite dalla gestione di alcune strutture spesso troppo grandi per quello che serve oggi: hanno bisogno di alleggerirsi, di entrare in un processo partecipato di discernimento che consenta di comprendere quanto è davvero necessario alla missione e quello di cui si può fare a meno.

Purtroppo, bisognerà saper rinunciare anche a strutture che potrebbero essere utili alla missione, ma non più sostenibili. Proprio come succede nelle nostre famiglie, sarà necessario fare i conti con quello che possiamo permetterci e, forse, un giorno ci accorgeremo che era anche quello di cui avevamo veramente bisogno. Voler salvare tutto potrebbe farci correre il rischio di affondare.

Tuttavia, non c’è bisogno di buttare a mare nulla di quello di cui abbiamo veramente bisogno: ci teniamo ben stretti Vangelo e sacramenti, così come nessuno ci potrà strappare fraternità e solidarietà. Se certe attività che amiamo sono diventate insostenibili, dovremo imparare a farne a meno, con tanta riconoscenza, ma senza indugiare per timore dei venti contrari.

Non sarà facile, perché noi amiamo quei processi che aiutano a crescere e abbiamo paura di quelli che ci portano a diventare più piccoli; ma il nostro è un Dio che si fa bambino e ci chiede di incontrarlo in chi non mostra grandezze.

Se non avremo paura di diventare piccoli anche noi, vivremo a nostra volta la gioia dei bambini che sanno chiedere aiuto: nella tempesta della vita non ci sarà più bisogno di temere le tenebre di nessuna notte, perché crescerà la fiducia per tendere la mano a colui che non ci ha mai lasciato soli.

Finalmente potremo confidargli il nostro desiderio: «rimani con noi perché si fa sera».

don Gabriele Pipinato
vicario episcopale per i beni temporali della Chiesa

Le relazioni al centro. Un libro per approfondire

Luigino Bruni, La ferita dell’altro. Economia e relazioni umane, nuova edizione Marietti 2020

Un saggio, ancora attuale, all’interno della modernità, con lo scopo di esplicitare le premesse antropologiche e culturali su cui si fondano l’economia contemporanea e le sue promesse, in buona parte tradite. La scienza economica, con la sua promessa di una vita in comune senza sacrificio, rappresenta una grande via di fuga dal contagio della relazione personale. La crisi che le società di mercato stanno attraversando è essenzialmente crisi di rapporti umani, originata dall’illusione che l’impresa burocratica e gerarchica ci possa regalare una buona convivenza senza l’incontro rischioso con l’altro e con la sua ferita.

L’iniziativa. Questione di credibilità
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La fatica di cui si farebbe volentieri a meno. Il fastidio a cui pare impossibile sottrarsi. Spesso chi vive da vicino la vita della propria comunità cristiana – oppure offre un servizio a livello diocesano – ha un rapporto complicato con la gestione economica delle proposte, delle attività o dei beni a disposizione.

A ben pensarci tuttavia è proprio dall’ambito economico che dipendono molte possibilità di testimoniare se stessi e la propria fede, ma anche di aprire vie di dialogo con chi non crede o non pratica. «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili», scriveva il giudice Livatino, che presto sarà beato. Ebbene, oggi per la Chiesa i criteri con cui vengono impiegate le risorse di cui si dispone rappresentano uno dei primi banchi di prova della propria credibilità di fronte alla società civile e al popolo di Dio. Il rispetto delle norme – anche dei bizantinismi che sembrano concepiti per ragioni squisitamente burocratiche – dà senso a molte delle parole che preti e laici pronunciano su o giù dal pulpito. Non solo. Grandi svolte culturali, come quelle a cui ci invita spesso papa Francesco nel mettere al bando la cultura dello scarto e la globalizzazione dell’indifferenza, hanno nella gestione economica uno straordinario campo di applicazione, a partire dai gesti della quotidianità spiccia: evitare scarti nell’uso dell’acqua o del cibo porterà nel tempo a riconoscere dignità a tutti gli uomini indistintamente.

Per queste e altre ragioni, le pagine di “Economia e Vangelo”, che accompagneranno i lettori della Difesa del popolo lungo tutto il 2021 ogni seconda domenica del mese, appaiono un’idea preziosa. Rappresentano l’opportunità di riflettere sulla vita stessa delle comunità, sulle scelte cruciali che sono chiamate a prendere considerato il processo di trasformazione che stanno vivendo, a partire dalla Parola. Allo stesso tempo, danno continuità ai passi fatti dalla nostra Diocesi con la pubblicazione dei propri bilanci, l’istituzione dei vice amministratori parrocchiali e la formazione offerta ai Consigli per la gestione economica. In tempo di pandemia, i consiglieri economici troveranno qui gli spunti di riflessione e approfondimento che non è possibile vivere negli incontri. Grazie quindi al vicario episcopale don Gabriele Pipinato e a Vanna Ceretta, economa diocesana, che animeranno queste pagine, e grazie anche a Diletta Pasqualotto, Stefano Turcato, Sara Maragno, Ludovica Montesanto, Alberto Bortolami, Luca Pittarello, Paolo Pizzato, Martina Lucrezia Pellegatti, Niccolò Francesco Campana e Anna Da Rin Zanco, i dieci giovani padovani partecipanti a “The economy of Francesco” che condivideranno qui le loro riflessioni.

Luca Bortoli

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