Droghe, “dove sono finiti i Livelli essenziali della riduzione del danno?”
Oggi è la Giornata mondiale della salute. Cnca, Forum Droghe, Antigone, Cgil, FP-Cgil, Lila, la Società della Ragione, Itardd, Comunità di S.Benedetto, Gruppo Abele e LegacoopSociali chiedono che tale diritto sia garantito anche a chi usa sostanze. "Serve una politica razionale, efficace, attenta alle persone, pragmatica"
ROMA – “La salute è un diritto costituzionale. Anche per quei cittadini e cittadine che usano sostanze, legali e illegali”. Parte da questo assunto l’analisi di diverse organizzazioni (Cnca, Forum Droghe, Antigone, Cgil, FP-Cgil, Lila, la Società della Ragione, Itardd, Comunità di S. Benedetto, Gruppo Abele, LegacoopSociali) in occasione della Giornata mondiale della salute (7 aprile). Un'analisi e una denuncia contenute in un documento formulato proprio per l'occasione.
Anche per chi usa sostanze, insomma, sono previsti sia trattamenti di cura che interventi di riduzione del danno e del rischio (RdD). “Questi ultimi – sottolinea la nota delle organizzazioni - tutelano la salute e il benessere delle persone che usano sostanze, e che non possono o non vogliono smettere di usarle, ma non per questo sono destinati a vedere la loro salute compromessa. Un approccio vincente, adottato in tutta Europa e in molti paesi del mondo. Anche in Italia da decenni politiche e interventi di riduzione del danno dimostrano che è possibile lavorare per la qualità della vita e della salute di chi usa sostanze”.
Le organizzazioni ricordano che dopo decenni di stallo istituzionale, finalmente nel gennaio del 2017, la riduzione del danno è entrata a far parte dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), con il DPCM del 12 gennaio 2017. “Sembrava una buona notizia. Ma dove sono finiti i Livelli Essenziali della Riduzione del danno? – si chiedono ora -. In due anni nessun atto governativo e ministeriale è intervenuto a garantirne l’implementazione. Solo poche regioni, già virtuose sotto questo profilo, hanno compiuto qualche passo in avanti. Questa latitanza istituzionale è gravissima: non solo perché non attua quanto previsto per legge, e nega il diritto alla salute, ma perché espone milioni di persone che usano sostanze a rischi e danni che sono evitabili”.
E continuano: “Siamo stanchi di leggere dichiarazioni retoriche sul consumo di droghe, false morali e inutili appelli a controllo e repressione. I giovani si possono educare a un consumo consapevole e meno rischioso, invece che farli annusare dai cani; le morti per overdose si prevengono con un sistema integrato, fatto di distribuzione del farmaco salva vita (naloxone), di analisi delle sostanze per informare i consumatori (drug checking), di servizi (drop in, unità mobili) che invece vengo tagliati, di Stanze del consumo sicuro, che in Italia non ci sono e in Europa salvano centinaia di vite. Il mondo è scosso dalla crisi del fentanyl, e laddove questa crisi miete vittime, come negli Usa, si cerca di recuperare il tempo perduto a causa della ‘guerra alla droga’ e introdurre sistemi di riduzione del danno. In Italia, la riduzione del danno la sappiamo fare: possiamo aspettare una crisi del fentanyl anche qui, o possiamo prevenirla. Noi ci stiamo già lavorando. La politica sta remando contro”.
“Quello che serve è una politica delle droghe - sociale e sanitaria - razionale, efficace, attenta alle persone, pragmatica – concludono le organizzazioni -. Come realtà della società civile e del Terzo settore attive e impegnate nelle politiche sulle droghe, nei servizi sulle dipendenze e sui diritti umani e civili, chiediamo al Governo, al Ministero della Sanità per le sue competenze, e alle Regioni di avviare tempestivamente un processo di attuazione e implementazione dei LEA della riduzione del danno. Questo chiediamo nel documento “LEA. La Riduzione del danno è un diritto. Verso un processo di innovazione nelle politiche italiane dei servizi" .