Cristiano Sandonà. Quando l’estetica incontra l’etica nasce l’opera d’arte

Cristiano Sandonà A Cogollo del Cengio, dove risiede – a pochi chilometri da dove è nato nel 1965, Caltrano – ha il suo atelier, dove crea opere utilizzando colori e argilla. «L’arte per me è comunicazione empatica»

Cristiano Sandonà. Quando l’estetica incontra l’etica nasce l’opera d’arte

«Mi chiamo Cristia - no, sono un artista contemporaneo che attraverso le sue opere, utilizzando colori e argilla, vuole rappresentare un’arte di mezzo che, come il dio latino Giano bifronte, tiene tanto uniti il passato, il presente e il futuro, il visibile e l’invisibile, il finito e l’infinito, creando nelle opere una liaison tra gli opposti come il bene e il male, la morte e la vita, gli abissi e le altezze, le cadute e i voli. L’arte per me è comunicazione empatica con chi si avvicina ai miei lavori, perché mai come ora abbiamo bisogno di riscoprire quei valori che hanno fatto l’uomo... umano!». Si presenta così Cristiano Sandonà, classe 1965, originario di Caltrano e residente, poco distante, a Cogollo del Cengio, nella pedemontana vicentina, dove ha anche il suo atelier. Al piano terra dell’abitazione dove vive con la sua famiglia Cristiano ha il luogo dove elabora le sue opere. La sua tecnica artistica si esprime cercando una commistione armonica tra etica ed estetica, unendo arte materica alla pittura classica. «Per chi ha camminato a piedi scalzi nella terra in un piccolo paese e ha giocato in riva al torrente Astico con l’argilla in pozze d’acqua, la materia non fa paura. Ricordo le estati spensierate nei campi e gli inverni trascorsi in una falegnameria che sapeva di bosco – racconta Cristiano – L’adolescenza mi ha lasciato un desiderio inquieto di modellare creta e ridare vita a vecchie radici di alberi oramai morti. Questo mi è stato consegnato: Terra e il Fuoco, elementi naturali che hanno contribuito a modellare la mia carne e il mio pensiero». Cristiano Sandonà ha la consapevolezza, maturata negli anni, «che la materia è un che di vivente, che porta con sé una saggezza che l’uomo purtroppo ha dimenticato di ascoltare. Nello scolpire o nel modellare l’oggetto può rimanere muto e senz’anima, ma se percepisci la materia come soggetto dialogante, compagna di viaggio alla ricerca della forma, di una storia, di un racconto, allora le sensibilità si incontrano e si svela un processo intimo, reciproco, che va oltre la Bellezza plastica come semplice armonia di forme e volumi. È solo quando l’estetica si coniuga con un processo etico che cerca l’espressione, che l’opera d’arte si manifesta». Nel suo atelier e laboratorio il visitatore si aspetterebbe di trovare supporti sui quali sono appoggiate le tele, ma nel caso di Sandonà non è così: «La stragrande maggioranza dei pittori usa il cavalletto come base d’appoggio per realizzare le proprie opere. Io, al contrario, per eseguire i miei lavori in una sorta di scambio energetico tra anima e madre terra, per creare devo obbligatoriamente essere a piedi nudi, con la tela o il foglio di carta appoggiati al pavimento». E con le sue opere Cristiano vuole aprirsi a tutti: «Da sempre il mio principale obiettivo è quello di rendere l’arte un qualcosa di fruibile e sostenibile da tutti, non solo dagli addetti ai lavori – sottolinea – C’è un divario troppo netto tra esperti e pubblico, come se ci fosse una sorta di complesso da parte di chi si affaccia a questo mondo e sempre con un senso di inadeguatezza culturale. Il ruolo dell’artista nei tempi attuali, dal mio punto di vista, è quello di utilizzare ogni mezzo per comunicare attraverso le proprie opere e renderle soprattutto comprensibili. L’arte deve ritornare quella comunicazione attraverso le opere, interrotta repentinamente da un astrattismo esasperato qualche decennio fa, che tanto piace ai cosiddetti “esperti”, che interpreta le opere stesse a proprio piacimento, di memoria fantozziana, mettendo a disagio le persone intellettualmente oneste che spesso in questi lavori trovano solo un coacervo di colori mescolati». Non solo opere d’arte da ammirare quindi, ma esperienze da vivere e progetti da condividere. «Il mio obiettivo ultimo è quello di rendere l’arte qualcosa di vivibile dal punto di vista soprattutto emozionale e non solo ipotizzabile da parte di esperti, che se fossero messi uno accanto all’altro, ne darebbero interpretazioni completamente difformi». Secondo l’artista «l’arte è qualcosa di nobile che ci hanno lasciato in eredità dei grandi maestri da Michelangelo a Leonardo da Vinci, da Caravaggio al Canova e va rispettata e non violentata».

Arte sacra
Quadro-Cristiano-Sandonà

Nelle opere artistiche di cristiano Sandonà non mancano quelle di arte sacra. Tra le ultime “La passione di Gesù”, che l’artista ha esposto durante la Via Crucis a Cogollo del Cengio. «In questa elaborazione ho voluto rappresentare la sofferenza di Gesù attraverso il disegno grafite e il colore rosso acrilico che vuole rappresentare il sangue del figlio di Dio versato per salvare l’umanità». In occasione della Pasqua, ispirandosi all’omonima poesia di Alda Merini ha realizzato “Poema di Pasqua” su cartoncino vetro utilizzando la tecnica del disegno a grafite, porcellana fredda colori acrilici e resina. «Il mistero della Resurrezione secondo Merini è l’amore. La poetessa, che aveva sperimentato la reclusione in manicomio, crede nella parola che salva e che Gesù – nelle pene patite – si fa tramite di una redenzione terrena».

Ha esposto a Brescia, capitale della cultura 2023

Cristiano Sandonà ha esposto le proprie opere a Brescia in occasione dell’evento “Capitale della cultura 2023”, è stato selezionato come artista emergente per partecipare al premio fondazione Amedeo Modigliani per il 2024 e ha esposto un’opera in occasione di una comune presso la prestigiosa galleria d’arte Margutta a Roma.

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